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LATINA TERREMOTO, DOPO L'EPISODIO IN EMILIA C'E' PAURA PER LE SCOSSE NEL LAZIO

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Tempo di lettura 5 minutiAppuntamento a Tor Tre Ponti presso la chiesa parrocchiale lunedì 11 giugno alle ore 19:30 dal titolo “Il terremoto, come comportarsi in caso di emergenza”.

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I fenomeni sismici sono iniziati con frequenza da Luglio 2011

 

Angelo Parca

Sicuramente sarà tutto sotto controllo, ma dopo le continue scosse in Emilia non bisogna abbassare la guardia nel Lazio e soprattutto a Latina e provincia dove da mesi a questa parte si continuano a verificare scosse di terremoto a bassa intensità. Quello che sappiamo di certo è che raramente un terremoto si verifica con una sola scossa: infatti, le scosse si succedono a intervalli irregolari, per diversi giorni e talvolta per mesi. Si chiama periodo sismico il tempo durante il quale si registrano le scosse. Per chiunque si trovi nelle vicinanze di Tor Tre Ponti, c’è un appuntamento interessante presso la chiesa parrocchiale lunedì 11 giugno alle ore 19:30 dal titolo “Il terremoto, come comportarsi in caso di emergenza”.

Ma ricostruiamo gli ultimi accadimenti:

Alle ore 23:56 del 25 maggio è stato registrato un terremoto di M 2.4 pochi chilometri a Nord di Latina nel Lazio. La scossa è avvenuta ad una profondità ipocentrale di  5,1 Km ed è stata percepita da una parte della popolazione.

Gia negli ultimi mesi si erano verificati altri eventi di cui il più importante il 15 febbraio di M 3.8.

Il 15 febbraio scorso, il terremoto si è presentato in serata, nella pianura Pontina: alle 21.46 una scossa di magnitudo 3.8 ha fatto tremare la terra in particolare nelle zone di Latina e Frosinone . Il sisma è stato registrato dalle stazioni della rete sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) ed è stato avvertito distintamente dagli abitanti delle zone interessate, che hanno intasato i centralini del 113 e dei vigili del fuoco per avere informazioni. Le scosse sono state avvertite fino alla zona sud di Roma, Castelli romani, Anzio, Velletri, Cisterna e anche in alcune zone della Capitale. Non ci sono stati feriti.

«Anche se Latina non è una zona ad alto rischio – ha spiegato Valerio De Rubeis, ricercatore sismologo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, intervistato dal Messaggero – dobbiamo tener presente che l’Italia intera è una zona sismica. Dunque non c’è da meravigliarsi se avviene un terremoto di magnitudo 3,5. Certamente se fosse stato più intenso, sarebbe stato un evento in qualche modo anomalo e da approfondire». 

Questa sequenza di scosse, senza contare quelle più piccole e frequenti che si verificano nel territorio laziale tuttora non preoccupano particolarmente studiosi e istituzioni in quanto la magnitudo resta sempre piuttosto bassa.

Il 22 agosto del 2005 si verificò un sisma di magnitudo 4.5. Il sisma si verificò alle ore 14, con epicentro a 5 miglia dalla costa laziale. Lievi danni e crepe in alcune abitazioni di Anzio, Nettuno e dintorni. Molta paura per le migliaia di bagnanti che affollavano le coste, da Roma a Latina, che avendo avvertito molto forte la scossa in spiaggia, fuggirono per paura di un eventuale tsunami, essendo ancora vivo il ricordo del terribile maremoto asiatico di 9 mesi prima (26 dicembre 2004). La scossa fu ben avvertita anche a Roma e Frosinone. Nel 1971, stessa magnitudo provocò la distruzione di Tuscania.

Ricordiamo che il terremoto è un fenomeno naturale che si manifesta con un improvvisa, rapida vibrazione del suolo causata dal rilascio di una grande quantità di energia accumulata nel sottosuolo.

E ricordiamo che Latina è una zona classificata con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti. 

I centri sismici attivi che possono influenzare l’area sono:

– I Colli Albani;

– La Valle Latina;

– L’area del Fucino;

– La zona di mare aperto compresa tra Anzio e il Monte Circeo.

 I maggiori terremoti registrati nei Colli Albani sono datati 22 gennaio 1892 e 18 luglio 1899. Gli effetti del primo si sentirono nell’area dei monti Lepini con intensità pari al 5° della scala Mercalli, mentre quelli del secondo rimasero compresi tra il 4° ed il 5°.

 Difendersi è possibile.

Il rischio sismico, ossia la stima del valore del danno associato ad un evento sismico, è dipendente da tre parametri: pericolosità, vulnerabilità ed esposizione. Vediamo se e come si può intervenire su uno o su tutti e tre i parametri per modificare il rischio e intraprendere una corretta politica di difesa dai terremoti.

La causa prima dei terremoti risiede nei movimenti orizzontali e verticali della litosfera. A questo livello è da escludere qualsiasi possibilità di intervento a causa delle enormi valori di energia in gioco. Al momento l'uomo non è neanche in grado di controllare il rilascio di energia generata dalla rottura delle rocce e tanto meno controllare la propagazione delle onde elastiche. Quindi l'uomo non è in grado di diminuire la pericolosità sismica.

Ridurre l' esposizione, spostando tutta la popolazione, le costruzioni e le attività economiche in aree 'asismiche' o scarsamente sismiche, è una soluzione almeno poco ragionevole.

L' uomo è però in grado di realizzare costruzioni antisismiche, cioè progettate e costruite con accorgimenti tali da non farle crollare in occasione anche di terremoti molto forti. Inoltre ha messo a punto molte tecniche per rinforzare gli edifici costruiti senza l' adozione di criteri antisismici, rendendoli adatti a sopportare eventuali terremoti molto intensi. Quindi è in grado di ridurre la vulnerabilità delle costruzioni edificando o rinforzando gli edifici con criteri antisismici. Salvaguardando le costruzioni inoltre si evitano le vittime o se ne riduce il numero.  Difesa possibile, quindi l'uomo può ridurre il rischio sismico anche se non è in grado di intervenire sui meccanismi di generazione dei terremoti e di propagazione dell'energia che dipendono esclusivamente dai caratteri geologici e tettonici delle diverse porzioni di territorio. Basta che concentri le azioni di difesa intervenendo su quanto lui stesso produce (case, fabbriche, scuole, città …) riducendone la loro vulnerabilità ai terremoti.

Questa azione di riduzione del rischio è prevista dalle attuali norme italiane che per le aree dichiarate sismiche stabiliscono di progettare e costruire i nuovi edifici in modo da renderli resistenti alle sollecitazioni di un terremoto e, in caso di ristrutturazione dei vecchi edifici, di farlo con determinati criteri di difesa previsti dalle norme stesse.


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