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12 anni faon
Il congresso scientifico presieduto dal Dottor Stefano Savino, Direttore della U.O.C. di Neurochirurgia del Santa Maria Goretti di Latina, e dal Neurochirurgo Gianpaolo Petrella, ha visto il susseguirsi d’interventi di vari relatori
Redazione
Grande partecipazione alla giornata di studio sull’Idrocefalo Normoteso organizzata dalla UOC di Neurochirurgia del Goretti. L’iniziativa, che si è tenuta nella giornata del 29 settembre nella sala congressi della Palazzina Direzionale del nosocomio pontino, ha gettato le basi per la costituzione di una rete di professionisti sanitari che potranno collaborare tra di loro al fine di porre una corretta e tempestiva diagnosi e, quindi, poter offrire un efficace trattamento di questa particolare patologia, che, interessa soprattutto la popolazione ultrasessantenne, causando sintomi quali: demenza, disturbi cognitivi, incontinenza urinaria e difficoltà nel cammino. Il congresso scientifico presieduto dal Dottor Stefano Savino, Direttore della U.O.C. di Neurochirurgia del Santa Maria Goretti di Latina, e dal Neurochirurgo Gianpaolo Petrella, ha visto il susseguirsi d’interventi di vari relatori, appartenenti a diverse discipline specialistiche, hanno partecipato: Carmelo Anile, Paolo Fusco, Luca Pellegrini, Alessandro Denaro, Elena Ferrero, Adelchi Saltarelli, Maria Coman, Maiella Aloisi, Genoeffa Piragine, Fabrizio Rasile, Roberto Tozzi, Giuseppina Cancedda, Emiliano Milani. Nel sospetto che la persona sia affetta dall’Idrocefalo di tipo normoteso, la prima cosa da fare è eseguire una TAC o una Risonanza Magnetica Cerebrale che documentino un aumento delle dimensioni delle cavità cerebrali che contengono questo liquido. Successivamente è indicato sottoporre il paziente a un test neurochirurgico che possa calcolare l’effettiva alterazione del liquor (test infusione) o che possa simulare gli effetti dell’intervento (test di sottrazione). Questi esami, che, possono essere effettuati, proprio nel presidio ospedaliero del Santa Maria Goretti di Latina, permettono di poter operare una diagnosi corretta e consentono di intervenire chirurgicamente nei confronti di chi è affetto da questa patologia, con la prospettiva per il malato di guarire pochi giorni dopo l’intervento e ritornare insieme alla sua famiglia ad una vita normale.
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