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LATINA, CASO SOSPENSIONE PRESIDENTE DELLA PROVINCIA: PARLA ARMANDO CUSANI

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Tempo di lettura 3 minuti Cusani: "Viene da chiedersi in quale Paese viviamo, se un cittadino deve conoscere il suo destino “giudiziario” dalle pagine di un quotidiano o dalle televisioni".

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Armando Cusani

Latina – In questo nostro Paese non possiamo sorprenderci più di nulla per quanto al decadimento dei livelli di etica e comportamento. Oggi l’episodio che mi ha visto coinvolto ne è una testimonianza ulteriore.
Non volendo disquisire in questa sede circa la giustezza del dettato normativo e dando per scontata la condivisione del principio costituzionale che vuole innocente un cittadino sino a che questo non sia condannato in via definitiva, non possiamo non soffermarci sul fatto che la stampa abbia anticipato la notizia ed il conseguente giudizio morale ed etico, prima ancora che al diretto interessato fosse notificato alcunché – ed ancor più grave -senza garantirmi la possibilità di far valere le mie tesi e ragioni di fronte alla collettività, agli elettori.
Nel merito, l’atto, ritenuto evidentemente dovuto, ha certamente placato la pressione mediatica ma mi ha gettato al pari della Provincia di Latina tutta, in pasto ai tanti, troppi, che ormai da tempo auspicavano l’applicazione di una legge che, legge che dai cultori del diritti, è detta non priva di ombre ed infedele prima ancora che alla nostra Carta fondamentale, a qualsivoglia fondamento giuspositivo e che, dunque, auspico cada sotto la scure di incostituzionalità. Il provarlo compete a ciascuno ed io non mi sottrarrò dal farlo nell’interesse oggi che è mio, ma domani di altri.

Riscontro ancora la volontà non di informare, un diritto verso il quale si è levato oggi lo scudo delle rivendicazioni di categoria, che pure comprendo senza riceverne alcuna reciprocità, ma piuttosto di colpire l’uomo, la persona, vigliaccamente, per le prese di posizione, per l’operato che se non condiviso va certamente e giustamente criticato, ma nei modi e con i toni che la dialettica politica esige ancora, nonostante il decadimento in fieri. Non sono persona abituata al compromesso e al facile accomodamento, di questo accetto le conseguenze purchè nei limiti del consentito e del rispetto che comunque io riservo a tutti, nessuno escluso.
Viene da chiedersi in quale Paese viviamo, se un cittadino deve conoscere il suo destino “giudiziario” dalle pagine di un quotidiano o dalle televisioni. Che garanzie possiamo avere? Ci dobbiamo rassegnare al fatto che i giornalisti dettino la linea alle istituzioni e siano liberi di “bastonare” tutti coloro che non si “allineano”. Converrà forse “abbonarsi” e sostenere certi editori al fine di sperare in un trattamento migliore? Io ritengo di non meritare il trattamento che mi è stato riservato. Ma ognuno è libero di pensare a modo proprio e di esprimere il proprio pensiero in questo Paese libero. Una cultura liberale per la quale sono preferibili dieci colpevoli in libertà a un solo innocente in prigione. Questo si chiama garantismo o, meglio, Stato di diritto; sotto il profilo storico, civiltà. Ciò non significa, evidentemente, essere dalla parte dei colpevoli ma, semplicemente, per i diritti dell’accusato. Si chiama presunzione di innocenza. Quella garanzia di cui io come qualsiasi altro cittadino dovrei pienamente godere ed essere garantito, difeso dalle culture autoritarie per le quali sono preferibili dieci innocenti in prigione a un solo colpevole in libertà. Si chiama giustizialismo, o meglio Stato etico; sotto il profilo storico barbarie.
Nel merito si può esser più o meno favorevoli all’introduzione di requisiti amministrativi di moralità per le cariche elettive, ma sulla natura di quei vincoli e sulle modalità con le quali vanno applicate non è consentito giocare, né operare strumentalizzazioni pena l’intollerabile lacerazione del diritto, un ulteriore vulnus alla costituzione ed alla integrità di uno Stato che sulla carta si professa di diritto, ma che è scivolato verso derive moraliste inaccettabili e foriere di strumentalizzazioni senza garanzie per nessuno.
Ciò non significa infatti essere dalla parte della giustizia ma, piuttosto, contro i diritti dell’Uomo. Le mie vicende giudiziarie prima di essere giudicate, con effetti definitivi, devono essere raccontate, conosciute, valutate, solo così se ne potranno pesare i riverberi sulla mia moralità. Semmai spetti ad un quotidiano giudicare la mia moralità e non invece ai numerosi elettori che mi hanno riconfermato alla guida della Provincia.

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Cronaca

Roma e Latina, traffico di droga: sequestro beni da 4,5 milioni a capi organizzazione

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Maxi sequestro di beni da circa 4,5 milioni di euro tra Roma e Latina. Ad eseguire il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca i poliziotti della Divisione Anticrimine della Questura di Roma. Interessati beni e assetti societari, tra cui immobili e società riconducibili ai tre capi di un’associazione dedita al traffico di droga recentemente arrestati nell’ambito di un’operazione della Squadra Mobile coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Sulla base di accertamenti svolti dalla Divisione Anticrimine di Roma sarebbe emerso che dall’attività illecita avrebbero accumulato ingenti proventi reinvestendoli in parte in società di sale scommesse a Pomezia e Ardea e in una rivendita di veicoli a Roma, e, in parte, nell’acquisizione di proprietà mobiliari, immobiliari e in polizze assicurative. Tra i beni interessati dal sequestro disposto dal Tribunale di Roma – Sezione delle Misure di Prevenzione di Roma – 4 compagini societarie e 4 immobili, tra cui una villa di notevoli dimensioni con piscina.

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Cronaca

Cisterna di Latina, duplice omicidio: lei si è salvata scappando dalla finestra

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Desyrée Amato, la 22enne sopravvissuta ieri alla furia dell’ex fidanzato che a Cisterna di Latina ha ucciso la sorella e la madre della giovane (49 e 19 anni), è riuscita a salvarsi fuggendo dalla finestra del bagno dove si era rifugiata. Cristian Sodano, finanziere di 27 anni, dopo aver sparato alle due donne con l’arma d’ordinanza ha seguito la ragazza in bagno e ha sfondato la porta a calci. Lei è riuscita a scappare dalla finestra e a nascondersi in una legnaia in giardino, poi ha raggiunto la strada dov’è stata trovata in stato di choc. Nel pomeriggio di ieri l’uomo – originario di Minturno ma in servizio nel reparto navale di Ostia – è arrivato nella casa delle tre donne, nel quartiere San Valentino. Al culmine di un litigio ha aperto il fuoco. Alcuni quotidiani scrivono che l’uomo aveva dormito in quella casa soltanto la notte prima del duplice omicidio, nonostante la rottura sentimentale. “Ho litigato e poi ho sparato”, ha detti ai poliziotti che l’hanno arrestato.

Nei confronti di Sodano la procura di Latina ha emesso un decreto di fermo di indiziato di delitto, scattato dopo le indagini della Squadra Mobile e l’interrogatorio davanti al pm di turno, durante il quale l’uomo ha confessato la sua responsabilità, confermando quanto già dichiarato in prima battuta agli agenti intervenuti sul posto. Al termine degli atti di rito, è stato portato in carcere in attesa della convalida.

Secondo quanto si apprende Cristian Sodano, questo il nome dell’uomo, avrebbe ucciso Nicoletta Zomparelli e Reneé Amato dopo che queste erano probabilmente intervenute per difendere la sua ex fidanzata, Desyrée Amato. Il 27enne è stato rintracciato e portato in Questura dagli agenti della squadra mobile nel quartiere Q4 mentre stava cercando di raggiungere casa, nei pressi dell’abitazione di un parente. 

Di Reneé Amato e della sorella Desyreé si sa che avevano la passione per il ballo, come emerge dalle immagini sui loro profili social: la giovane uccisa aveva anche vinto qualche premio. La madre Nicoletta Zomparelli lavorava in un’agenzia immobiliare. 

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Cronaca

Pontinia, maltrattamenti di animali: chiusa azienda zootecnica

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La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata

Nella giornata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Pontinia, unitamente alle componenti specializzate del Gruppo Carabinieri Forestali di Latina, del Nucleo Antisofisticazione e Sanità di Latina e con il supporto del Servizio Veterinario dell’A.S.L. di Latina, hanno effettuato un controllo presso un’azienda zootecnica di Pontinia operante nell’allevamento di bufale.
Durante l’ispezione i Carabinieri ed i Veterinari hanno potuto accertare come gli animali fossero allevati e tenuti in condizioni non compatibili con le proprie caratteristiche etologiche.
Nello specifico gli operanti hanno rilevato come gli animali fossero costretti a stabulare in consistenti liquami, senza acqua, con mangimi contaminati.

Gli animali, di cui molti vitellini legati, sono stati inoltre riscontrati affetti da varie problematiche sanitarie e la mancanza dei requisiti minimi per la gestione degli stessi, con evidente sofferenza del bestiame e compromissione della salute degli animali.

Nella stessa azienda sono state trovate, poco distante dalle stalle, due carcasse di vitelli bufalini non smaltiti ed una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi, nonché lo scarico nel canale attiguo all’azienda dei liquami e reflui prodotti dall’azienda.

Per tutti questi motivi l’azienda ed i 117 animali sono stati posti sotto sequestro. La titolare è stata denunciata per maltrattamento di animali, scarico non autorizzato di acque reflue industriali e attività di gestione di rifiuti non autorizzata.

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