LAGONEGRO, OSPEDALE UNICO PER ACUTI: GLI ULTIMI OSTACOLI

Riceviamo e pubblichiamo dall'Ing. Pietro Mango (Per Il Comitato Civico Pro Ospedale del Lagonegrese) 

Lagonegro (PZ)
– A complemento di tutto quanto finora scritto su questo quotidiano in merito alla vicenda della costruzione del Nosocomio per acuti di Lagonegro, vanno chiarite alcuni aspetti che riguardano le problematiche relative la disponibilità delle aree sotto l’aspetto urbanistico, geologico ed ambientale per ribadire ancora più fortemente la bontà del sito scelto ad accogliere l’opera.

È  risaputo che l’area venne individuata nella previsione del P.R.G. adottato dal Comune di Lagonegro nel lontano 1975 e che come tale è rimasta fino ai tempi nostri, cioè gravata da un vincolo di destinazione preordinato all’esproprio, la cui decadenza quinquennale (L. 1187/78 art. 2) l’avrebbe ridotta ad area su cui era possibile fare solo gli interventi previsti  dall’art. 3 lettera a, b e c del D.P.R. 380/01.

Successivamente all’Accordo di Programma Quadro per il settore Sanità sottoscritto in data 19.01.2000 riferentesi alla realizzazione delle opere incluse nella Deliberazione del Consiglio Regionale n. 668 del 29.09.1997 recepita dalle Delibere Consiliari n. 442 del 14.05.2002 e 67 del 01.08.2006, venne avviato l’iter realizzativo e rimodulate le superfici degli espropri secondo, le esigenze degli ingombri necessari ed effettivi per le attività, la viabilità ed i parcheggi nonché per la sicurezza, le cui indennità di esproprio sono  parzialmente disponibili agli interessati in € 916.620.

L’assoggettamento urbanistico con la sua idoneità all’edificazione è stato seguito di pari passo da quello geologico che, con le indagini fatte ha dimostrato che l’area presenta le classiche caratteristiche geognostiche dei siti edificabili del territorio di Lagonegro ossia: presenza copiosa di acqua, caratteristiche meccaniche non eccellenti, eterogeneità litologiche fattori comunque correggibili con adeguati interventi geotecnici e opere di presidio e salvaguardia.

Il progetto dell’opera presentato e più volte mostrato anche in 3D nei vari incontri istituzionali, si presenta ben conformato al sito con un andamento plano altimetrico integrato nell’insieme circostante e nell’area pedemontana che lo dovrebbe accogliere, senza stravolgimenti delle pendenze del pendio in una logica armonica e poco impattante.

Il vincolo paesistico pur incidente sull’area è pienamente rispettato in quanto, trattandosi di un intervento di pubblico interesse che esula dalle normali parametrazioni regolamentari imposte dal medesimo per l’edificazione; il parere espresso è quello della Conferenza di Servizi rilasciato in sede dell’approvazione del progetto preliminare e definitivo.

Ora manca veramente poco acché quest’opera, strategica sotto tutti gli aspetti, possa avviarsi alla concretizzazione. Infatti la  struttura sanitaria attualmente in funzione, unico presidio ospedaliero dell’area Sud-Ovest di Basilicata, è sovrautilizzata e nonostante gli ultimi interventi di ampliamento del contenitore, i tassi di utilizzazione restano elevatissimi contro  le previsioni di dimensionamento tecnico operate in quanto, su di essa, si riversa tutta l’emergenza sanitaria dell’alta Calabria e del basso Cilento (Campania) soprattutto per questioni logistiche di vicinanza, comodità ma soprattutto per i servizi che dette regioni non riescono più a garantire nei loro bilanci ed anche per l’ottima professionalità che l’Ospedale dispensa. E’ tempo di pensare a risolvere questi problemi di civiltà che riguardano la salute di migliaia di cittadini lucani, calabresi e campani, altro che fare battaglie intestine con la diffusione di notizie allarmanti sulla non fattibilità del Nosocomio per motivi idrogeologici del sito, il più delle volte fatti passare come perplessità espresse dai tecnici, geologi e geotecnici della SOL, Ditta  concessionaria dei Lavori e delle attività non sanitarie!

E pure queste perplessità, a cui qualcuno dà ancora credito e le diffonde, sono scadute perché la concessionaria doveva esprimerle prima, all’atto della consegna dell’affidamento della concessione presentando le dovute riserve; sono passati 17 anni e si parla ancora delle stesse cose. Sorge a questo punto il dubbio che forse i malumori di sottofondo vengono  alimentati ad arte; o perché l’Impresa non ha i soldi per onorare il suo impegno contrattuale che non è di poco conto, o perché è in atto un tentativo di delegittimazione politica  diffusa non identificabile in apparati specifici che per gelosia del successo di qualc’altro o di un territorio sulla vicenda vedrebbe oscurata la sua ragione d’esistere, o per ripicca ad un probabile squilibrio economico sociale che la struttura creerebbe nell’ambito regionale, assegnando punti di crescita ad un territorio periferico ma centrale in quello interregionale e che forse potrebbe ancor più alimentare quelle spinte localiste volte alla ricomposizione di antichi assetti territoriali (Ragion di Stato Regionale).

Non bisogna comunque dimenticare che la realizzazione del Nuovo Ospedale Unico per Acuti fu voluta in primis dal Consiglio Regionale della Basilicata in conseguenza della legge sulla razionalizzazione della rete Ospedaliera e la sua  localizzazione dalla Consulta dei Sindaci, che ne individuò anche il sito, già peraltro in diponibilità urbanistica del Comune di Lagonegro. Ed ancora, che il paventato trasferimento delle attività sanitarie per l’impraticabilità del plesso in conseguenza di un guasto tecnico all’impianto elettrico, generò una situazione di estrema tensione che sfociò pure in episodi violenti; questi passaggi sono stati necessari per far sapere che la questione ospedale è fortemente sentita nel lagonegrese perché si sta vivendo una situazione sanitaria da troppi anni in emergenza, amplificata ancor più dalle necessità dei vicini cittadini campani e calabresi, che loro malgrado, per analoghe vicende di razionalizzazione dell’offerta sanitaria nelle regioni di appartenenza , si appellano alle nostre disponibilità in un rapporto di solidarietà nazionale.

Questi sono i motivi che richiedono, innanzi tutto, la realizzazione dell’Ospedale Unico per Acuti perché non si può giocare sulla salute delle persone con i rinvii continui per l’apposizione di una firma, per la convocazione di una Commissione di Validazione del Progetto Esecutivo o per la liquidazione della restante trance delle indennità espropriative.

Sono passati 17 anni e non se ne può più di sentire annunci, anatemi di non fattibilità, smentite; il ruolo tecnico ha fatto da tempo il suo dovere  e gli apparati burocratici regionali non si possono ritrarre dalle loro responsabilità per cui sono pagati anche perché assumerebbero un ruolo diverso da quello istituzionale che la legge gli assegna, confondendolo agli occhi dei cittadini con quello politico che da sé, ha già assolto al suo dovere destinando i soldi necessari in bilancio e mettendoci la “faccia” che già è stata compromessa da altre vicende.

L’appello, dunque va a tutti gli interessati in un rapporto di rispetto reciproco e di solidarietà sociale nonché ai cittadini dell’area che pazientemente attendono, per superare gli ultimi futili ostacoli che si frappongono all’agognato Start per l’avvio dei lavori.