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Ambiente

Lago di Bracciano: i problemi dei pescatori rischiano di implodere in guerre intestine

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“È controproducente litigare tra di noi e puntare il dito su questioni che non risolvono i nostri problemi. A prescindere dalle nostre categorie, sia pescatori sportivi che professionali, siamo da anni inascoltati dalle istituzioni, la pesca professionale è senza adeguati sostegni economici, l’incubatore ittico praticamente non funziona e non esiste un piano organico e complessivo di rilancio per la pesca in ogni suo aspetto”. I pescatori del comitato regionale pesca sportiva Bracciano – Martignano, nati nel 2016, replicano ai colleghi professionisti che vivono di pesca e che hanno criticato il provvedimento che starebbe per varare la Regione di consentire la pesca a traino con “tirlindana” anche tramite barca a motore elettrico e non più solo a remi. Non sarebbero questi i problemi: “Capiamo la rabbia di chi vive di pesca – dice il presidente del comitato Claudio Pierdomenico – ma farci la guerra non risolverà il problema. Chiediamo con urgenza l’apertura di un tavolo interistituzionale e politico affinché la Regione inizi ad ascoltare le nostre esigenze. Qualcuno ha giocato a fare dividi et timpera, sta a noi non cadere nella sua rete”. Non un “botta e risposta” dunque quello che sembra voler andare in scena tra pescatori o almeno da quella parte di sportivi che cercano una soluzione per il territorio. Ad accendere i pescatori che vivono di pesca una notizia che circola ancora per le vie ufficiose: la Regione sarebbe in procinto di pubblicare un provvedimento che autorizzerebbe i pescatori sportivi a muoversi a motore nel lago. Questa pratica diverso tempo fa proprio per tutelare il lago dall’inquinamento. Ora, la pesca sportiva è sempre più diffusa e per praticarla, occorre, tra l’altro, il tesserino segna pesci della regione Lazio.

La pesca tradizionale nelle acque del lago ha origini antichissime: basti pensare alle genti del neolitico, che già ottomila anni fa al villaggio che ora si chiama della Marmotta ben integravano le necessità alimentari con i proventi della pesca, e man mano, fino al tempo della civiltà romana, che prediligeva il pesce d’acqua dolce, in particolare quello del lago di Bracciano, preferendolo spesso a quello di mare o di fiume.
La Cooperativa Pescatori Lago di Bracciano presieduta da Michele Scuderoni considera gli sportvi quasi come degli ospiti poco desiderati: “Ci opponiamo in modo ntto e deciso a ipotesi del genere – dice Michele Scuderoni – autorizzare gli spirtivi all’uso del motore elettrico sarebbe un atto grave. Sappiamo che spesso i pescatori sportivi pescano le cosiddette matricine, quali ad esempio lucci in fase riproduttiva, andando a depauperare il già ridotto stock ittico del lago di Bracciano”. Tra le conseguenze del grave abbassamento del lago di Bracciano nel 2017, spiegano i professionisti, c’è infatti una riduzione della pescosità del lago: “Da anni – dicono – aspettiamo che vengano effettuate delle semine di avannotti, semine ad oggi sempre promesse ma non ancora effettuate. E’ giunto il tempo che sia dato il giusto sostegno ad una categoria professionale come la nostra, piuttosto che favorire pescatori amatoriali”.

A quanto pare i pescatori che vivono del mestiere che spesso viene tramandato di generazione in generazione si sentono trascurati dalle istituzioni che dovrebbero riconoscerne il valore e potenziale e quindi promuovere il settore e l’attività. Nel lago di Bracciano convivono tante specie di pesci, dal Luccio, al Persico Reale, la Scardola, la Rovella, la Tinca, la Carpa, l’Anguilla, il Lattarino, il Cefalo, il Coregone, il Persico Sole, la Gambusia

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