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10 anni faon
Attendiamo la pubblicazione online della situazione patrimoniale della dirigente incaricata, offrendo così uno specchio di cultura scevra e lontana dalla forte matrice cattolica, esempio per gli italiani tutti a non peccare per non avere poi l’assoluzione.
di Emanuel Galea
Giorni di crisi economica strisciante, di allarmante disoccupazione, di crescita di sacche di povertà, di decadenza dei costumi e di una vena di sfiducia che percorre tutta la penisola.
A dover governare questa preoccupante situazione il paese si ritrova una classe dirigente sessantottina, nata appunto nel 68 quando imperversavano i movimenti studenteschi di estrema sinistra. Si tratta dell’anno in cui il voto minimo fu garantito a tutti gli studenti, indipendentemente dallo studio, dai risultati e dal rendimento. Con il trascorrere del tempo la prassi si è evoluta in “dare un impiego al politico”, “far fare carriera al politico” per finire in “affidare l’incarico al proprio politico”. Il più delle volte molti di quelli votati con il “sei politico” non lo meritavano, ciò nonostante oggi li troviamo a dirigere uffici importanti. Sono senza preparazione e scarsi culturalmente. Alzano la voce per farsi sentire, probabilmente da loro stessi. Producono rumore e non dicono niente. Sono “come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.”
Lo scorso 29 luglio 2014 debuttando alla Camera dei deputati come direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, nominata di recente dal governo Renzi come capo del Fisco italiano, ha dedicato molte parole sulla presunta connessione fra religione e peccato. Pensando di dire cose intelligenti, così ha esordito: “In Italia sanatorie, scudi, condoni, sono pane quotidiano. Siamo un paese a forte matrice cattolica, abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione”.
Nessuno si aspettava che la Orlandi fosse avvezza della materia religiosa, difatti ha dimostrato che non lo è. Per il cattolico, conditio sine qua non dovrebbe essere la riparazione. A prescindere, la lezione di religione impartita ai deputati, che mai guasta, la figuraccia della Orlandi risiede nel suo tentativo di esordire sulla scena nazionale quale una “lady fisco” innovativa, mentre al contrario si è rivelata solamente un comune segno dei tempi, discepola del pensiero unico che vuole vedere il cattolico come l’untore, la zavorra, appunto promotore di sanatorie, scudi, condoni, colui “abituato a fare peccato e ad avere l’assoluzione” Lecito chiedere alla gentile signora se lei sia immune dal peccato, che in linguaggio terra terra significa errore. Speriamo noi tutti che lo sia.
Eppure un piccolo peccatuccio, uno veniale lo ha commesso, ha peccato di presunzione. Bastava lei avesse consigliato l’archivio del suo dipartimento, avrebbe scoperto, ed è sempre bello imparare cose nuove, che prima di lei, quell’ufficio ha indotto al “pentimento ed alla riparazione” diversi evasori fiscali. Non saprei dire se tutti o in parte fossero cattolici, so solamente che la “Lista Falciani” contava i nomi di 6.000 italiani e società ,che hanno occultato al fisco circa 5 miliardi e mezzo di euro, tutti correntisti in svizzera dell'Hsbc, tutti personaggi famosi, attori, imprenditori, nobili, sportivi, stilisti. All’epoca tutto si sapeva di loro, eccetto il loro credo religioso.
Non può la signora ignorare i 25 miliardi di lire italiche pagate allora dal compianto e bravissimo maestro Luciano Pavarotti. Anche in questo caso, i finanzieri non sembravano aver indagato sulla matrice religiosa del cantante. Tra i grandi stilisti, l’elenco degli evasori che hanno, alla fine pagato fior di milioni abbondano. Di sciatori famosi,gente di spettacolo, e dell’industria. l’Agenzia delle Entrate può aggiornare la conoscenza della signora.
Dubito che nell’archivio ci si possano trovare tracce del credo di ognuno di questi signori. Come l’ultimo esempio che possiamo fornire alla Signora Orlandi è il caso Berlusconi che subisce una condanna per frode fiscale, falso in bilancio, appropriazione indebita: condanna definitiva a 4 anni di reclusione, però ,anche in questo caso, non siamo in grado di definire il profilo religioso del soggetto. Se interessa alla Lady Fisco diciamo che anche nelle motivazioni della sentenza, nulla si parla delle convinzioni religiose dell’evasore.
Concludendo, in coerenza con la linea esemplare della Lady Fisco, in ottemperanza al decreto legislativo/ trasparenza, si attende la pubblicazione online della situazione patrimoniale della dirigente incaricata, offrendo così uno specchio di cultura scevra e lontana dalla forte matrice cattolica, esempio per gli italiani tutti a non peccare per non avere poi l’assoluzione.
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