La stretta di Cotral sull’evasione tariffaria non convince i lavoratori: “Sicurezza incrinata”. Aggredito controllore Atac

Da
quest’anno è obbligatorio convalidare, oltre ai biglietti, anche gli
abbonamenti per viaggiare sui bus della Cotral.
“Un modo per rendere – recita la nota della Compagnia Regionale- “per rendere
immediatamente evidente chi paga e chi no e per fornire all’azienda
informazioni necessarie ad organizzare al meglio il servizio”. Ma alla fase
informativa avviata dall’azienda, “Convalida e metti KO l’evasione”, ha
risposto per le rime il sindacato Cambiamenti
M410
, con un lapidario messaggio: “Vogliono mettere KO l’evasione mettendo
KO gli autisti”. La partita è aperta.

Si
inasprirono i controlli dei titoli di viaggio sui mezzi extraurbani, a
completamento dell’iter partito a marzo scorso con l’introduzione dell’autista-controllore.
“Rispetto al 2016 – spiegano da via Alimena – nel 2018 sono stati venduti il
48% di biglietti in più, per un valore di 4 milioni di euro”, grazie anche al “miglioramento
del processo di riscossione delle multe, che ha portato nelle casse dell’azienda
1 milione di euro nel 2018, e all’estensione della rete di vendita”. “Oggi
Cotral può contare su 2660 punti vendita nel Lazio e nelle regioni limitrofe. E
non solo, dalla scorsa estate tutti i clienti possono richiedere on line la
propria card e acquistare direttamente sul sito dell’azienda il proprio
abbonamento Metrebus Lazio mensile o
annuale”.

In
questi giorni scatterà la fase esplicativa, che “illustrerà con quattro diversi
soggetti sui bus, sul web e sui canali social aziendali le modalità di accesso
ai mezzi”. “Per la prima volta in Cotral – dichiara la Presidente, Amalia Colaceci – i funzionari
dell’ufficio comunicazione, delle risorse umane e i collaboratori del mio staff
saranno in strada al fianco dei colleghi autisti e verificatori nelle
iniziative di contrasto all’evasione tariffaria. L’obiettivo è estendere entro
due mesi il controllo a vista a tutto il nostro servizio”. Contemporaneamente
alla campagna di comunicazione, “gli autisti controlleranno biglietti e
abbonamenti dei passeggeri su tutte le corse in partenza dai capolinea di Roma
e del Lazio”, con l’esclusione delle le corse “che registrano particolari –
conclude il comunicato – situazioni di esercizio e di traffico” come stabilito
nell’articolo 36 del contratto collettivo nazionale degli autoferrotranvieri”.

Non
si sono fatte attendere le rimostranze delle sigle sindacali. “Vogliono mettere
KO l’evasione ma mettendo KO gli autisti – tuona il Cambiamenti M410 su Facebook la cui leader è Micaela Quintavalle -. Continua l’aumento del carico di lavoro per
gli autisti in cambio di altre rogne, fastidi e nessun guadagno. Con un corso
da asilo infantile improvvisamente si diventa persino addetti alla polizia
amministrativa detentori di soldi a bordo vettura, come se non bastassero le
aggressioni, le minacce e le ore di guida. Non siamo tanto orgogliosi di questa
manovra forzata. Un tempo c’era il personale addetto alla controlleria, oggi
sale la gente, tu autista sei solo, rischi una botta in testa da chi si rifiuta
di presentare il titolo di viaggio, intimorito dalla multa. Di sera è uno
scenario davvero poco interessante”.

E proprio sul tema della sicurezza, irrompe la criminale aggressione avvenuta questa mattina alla fermata tranviaria della Linea 3, nei pressi del Circo Massimo. Vittima un verificatore Atac. “Mentre stava svolgendo il suo lavoro, chiedendo i titoli di viaggio ai passeggeri – riferisce in una nota Claudio De Francesco della Faisa Cisel -, è stato aggredito da un uomo, italiano, che ha estratto un taglierino e lo ha colpito con un fendente all’orecchio e poi con calci e pugni. Fortunatamente sono intervenuti i colleghi che hanno fatto scudo e bloccato l’uomo che si è poi divincolato, minacciando tutti i lavoratori dandosi alla fuga. Esprimiamo la massima solidarietà al collega, ora al pronto soccorso per le cure del caso. Dopo tutta questa propaganda che si fa sulla sicurezza sia da parte del Governo sia da parte del Sindaco di Roma, chiediamo di procedere con i fatti e non a colpi di post propagandistici su Facebook. Perché non si può rischiare la vita per due spicci”.