Cultura e Spettacoli
“La Rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa”: parlano Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli
Tempo di lettura 7 minutiFrancesco Magnelli: "Gli anni 80 l’IRA RECORDS-I LITFIBA-I MODA sono stati i miei 20 anni, tanta ingenuità’, tanto lavoro, tanto suonare"
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8 anni faon
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di Angelo Barraco
Firenze – “La Rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa” è il titolo del nuovo album di Ginevra Di Marco, una delle voci più sinuose, armoniose e avvolgenti del panorama rock folk italiano che nell’arco della sua carriera è riuscita ad adagiare la sua voce sopra le fitte trame che le numerose esperienze artistiche le hanno preposto. Il 2017 è un anno importante per Ginevra perché pubblicherà insieme a Francesco Magnelli –compagno nella musica e nella vita- un nuovo disco nella quale interpreta dodici tra le più belle canzoni della compianta Mercedes Sosa. Un disco impegnativo in cui Donna Ginevra decanta con orgoglio quello che è stato il simbolo della lotta per la libertà del popolo argentino nei duri anni della dittatura, una donna forte di spirito che attraverso la sua voce idilliaca cantava di speranza e soprattutto di vita. Mercedes Sosa parlava di una musica vista come un bene universale che raccoglie l’armonia di un mondo senza confini territoriali e senza costrutti mentali. Ginevra Di Marco ha dimostrato che le etichette che il mercato discografico impone da sempre sono dei limiti precostituiti pressoché inutili e con fierezza ha largamente messo in evidenza l’importante concetto che sta alla base di ogni forma di espressione artistica ovvero l’assenza di territorialità e i limiti d’espressione artistica. La carriera artistica, ricordiamo, si è sdoganata lungo percorsi eterogenei, dai tappeti rock alternative psichedelici dei C.S.I (Consorzio Suonatori Indipendenti) con Giovanni Lindo Ferretti alla voce e con una band costituita da buona parte di ex componenti dei CCCP ed ex componenti dei Litfiba a numerose collaborazioni con nomi illustri quali: Franco Battiato, Max Gazzé, Gianni Maroccolo, Santo Niente, Paola Turci, Daniele Sepe, Riccardo Tesi, Ustmamò. Da sempre al suo fianco c’è Francesco Magnelli, tastierista dal tocco magico che negli anni 80 ha registrato dischi epocali come “17 Re”, “Litfiba 3”con i Litfiba e tutti gli album di C.S.I, ma anche l’ultimo dei CCCP e tanto altro. l’omaggio a Mercedes Sosa è nato al Festival Musica dei Popoli a Firenze, in cui i due musicisti sono stati invitati a portare in scena uno spettacolo dedicato a Mercedes, ripercorrendo le sue più belle canzoni. Lo spettacolo è stato realizzato da Donna Ginevra, accompagnata da Francesco Magnelli, che ha suonato il pianoforte e il magnellophoni e Andrea Salvarori alle chitarre. Ad accompagnarli c’è stato il gruppo Forrò Miòr. La musica di Ginevra pulsa e cresce attraverso il contatto diretto con i fan che assistono ai concerti e proprio grazie a questo coinvolgimento continuo e questa interazione sempre crescente interazione che trasforma gli spettacoli in veri e propri abbracci collettivi, hanno pensato di realizzare un disco attraverso una campagna di crowdfunding. I fan hanno quindi la possibilità di diventare loro stessi i produttori del disco mediante una donazione e di comparire nel disco stesso in qualità di produttori, l’artista ricompensa i fan con delle chicche esclusive.
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli per farci spiegare com’è nato questo disco.
Intervista a Ginevra Di Marco
– “La rubia canta la negra – Ginevra canta Mercedes Sosa” è il titolo del tuo nuovo album. Com’è nato questo disco?
Il Festival “Musica dei Popoli” che si tiene a Firenze ogni anno è che ospita musicisti e cantanti da tutto il mondo, mi ha chiesto di partecipare l’anno scorso proponendomi di fare un lavoro su Mercedes Sosa. Da quel concerto é nata poi l’idea di far diventare quel lavoro un disco.
– Quanto è stata determinante per te Mercedes Sosa e la sua lotta per la pace e i diritti civili?
É una donna che ho amato da sempre per le sue qualità artistiche e umane. Un’artista meravigliosa che é stata un simbolo di lotta e di resistenza alle oppressioni per il popolo argentino e per il mondo intero. Una donna che é stata coraggio, fierezza e coerenza feroce verso ideali di giustizia e solidarietà per difendere i quali ha pagato sulla sua pelle un esilio durato più di dieci anni.
Una donna come non ne esistono più e che il mondo deve ricordare per sempre.
– Il disco è stato inciso con un approccio diverso rispetto al passato?
No, stiamo lavorando in studio con un sistema consolidato negli anni, che prevede l’incisione “in diretta” ogni qualvolta sia possibile, senza tante sovraincisioni, per mantenere la maggiore spontaneità possibile. Noi godiamo delle dinamiche, delle sfumature, delle imperfezioni. godiamo della musica interiorizzata e restituita a chi ascolta con la verità del cuore.
La musica é un dono meraviglioso per tutti, é terapeutica e fa bene all’anima. Questo aspetto é ciò che amo della musica e ciò che voglio veicolare.
– Come avete deciso di promuoverlo?
In prima battuta abbiamo deciso di affidarlo a una piattaforma che si occupa di crowdfunding che si chiama Becrowdy (www.becrowdy.com) dove é possibile entrare e sostenere la nascita e la crescita del mio disco “La Rubia canta la negra”. Abbiamo sempre lavorato in maniera indipendente, focalizzando il nostro impegno sul costruire un rapporto diretto e affettivo con il nostro pubblico e adesso che la rete offre questa possibilità abbiamo capito che faceva per noi.
Il disco lo facciamo con il sostegno di tutte quelle persone che ci stimano, che amano il nostro lavoro e che credono in ciò che facciamo. Ognuno di essi ha fatto una donazione per contribuire alla nascita del progetto. In cambio riceve una ricompensa, di diversa entità economica, scegliendo di ricevere a casa il disco, più dischi, magliette e vari altri gadget.
La campagna durerà fino al 15 gennaio 2017, vi invito ancora ad andare su questo link e partecipare www.becrowdy.com/la-rubia-canta-la-negra
In seconda battuta ci affideremo probabilmente a un ufficio stampa per veicolare in maniera più capillare il progetto.
– Ci sono anche brani inediti all’interno dell’album?
Sí, stiamo valutando tra due o tre inediti.
– La lotta per i diritti civili e la pace che Mecedes gridava ad alta voce cosa rappresenta per te?
Rappresenta il coraggio, la coerenza, la lotta, la speranza in un mondo più giusto, equo e solidale.
Concetti grandi, che non sono parole ma valori che é bene tenere ben piantati in testa, in un mondo come il nostro, completamente impoverito da un punto di vista intellettuale.
– Ti ricordiamo tutti per essere stata la soave voce dei CSI, ma quanto è stato importante quel percorso sonoro per te? Che ricordi hai di quei periodi?
É stato importantissimo, sono stati dieci anni intensi di grandi esperienze. Una palestra di vita e professionale che mi ha permesso di sperimentarmi su più livelli.
Come altrettanto fondamentali sono stati i dieci anni successivi ai CSI, dove si sono aperti altri territori di interesse e nuove esperienze. Di fatto sono più di vent’anni che faccio questo lavoro meraviglioso, e ogni passaggio è stato fondamentale per arrivare fino a qui. Del resto siamo sempre la somma di tutte le nostre esperienze… Non ce ne sono alcune che valgono più di altre.
– Cosa speri di comunicare ai tuoi fan attraverso questo disco?
Voglio veicolare la conoscenza della cantora più grande che l’America Latina abbia mai avuto, voglio far circolare ancora canzoni meravigliose, autori che vale la pena di conoscere, penso a Violeta Parra o Victor Jara.
Voglio far conoscere tesori del patrimonio musicale mondiale e farli volare ancora nel tempo, per quanto mi sia possibile.
Intervista a Francesco Magnelli
– Avete deciso di realizzare il disco attraverso crowfunding: che cos’è?
Il crowdfunding e’ la forma più’ democratica di far nascere un’opera che si possa pensare.
Il tuo pubblico o un pubblico interessato a quel che proponi decide di partecipare alla nascita del tuo progetto facendolo diventare un po anche loro
Cosa vuol dire questo?
Vuol dire che la vince la passione e l’idea artistica rispetto alle regole imposte da un mercato sempre più’ sterile.
Vuol dire che nessuno si mette in mezzo fra te e la tua opera, fra te e il tuo pubblico ,e’ un’idea rivoluzionaria, semplice ma che potrebbe sovvertire tante regole, tante manfrine, tanti giochetti…ma sopratutto non lascia in mano di terze persone il tuo lavoro la tua storia, tu e il tuo pubblico
Per ora siamo solo all’inizio e delle persone che ti seguono se ne riesco o a intercettare un numero limitato, anche perché’ tante devono ancora capire come funziona , altre non si fidano ancora, pero’ io la trovo una fantastica idea
– Quanto è importante oggi il coinvolgimento diretto dei fan attraverso il web?
beh ,per crearsi una fan base che ti segue il rapporto con i fans tramite la rete e’ fondamentale, noi facciamo 2 raduni l’anno o serate promozionate solo attraverso il rapporto in rete, e sai che comunque hai un numero più’ o meno fisso di persone che ci sono, che parteciperanno..anche qui, rapporto diretto, noi e loro.
– Com’è cambiata la musica e lo spazio che separa l’artista e il fan rispetto agli anni 80?
il rapporto negli anni 80 era molto diverso, noi eravamo ragazzi e aspiravamo ad essere gruppi musicali seguiti e amati come lo sognano dei ragazzi di 20 anni, anche negli anni 90 con il boom dei gruppi italiani ( noi eravamo i CSI) c’e’ stata ancora una certa distanza con il pubblico, distanza che cominciava ad abbattersi con il consorzio produttori indipendenti e le serate del MACISTE…o quello che organizzavamo direttamente , tipo MATERIALE RESISTENTE, oggi la scelta mia e di Ginevra e’ di stare in mezzo alle persone di abbattere il più’ possibile la distanza palco-pubblico
– Ho letto su becrowby che avete notevolmente varcato la soglia che vi eravate prefigurati: siete soddisfatti?
la campagna crowdfunding , mentre ti scrivo e’ al 180 per 100 della cifra richiesta per far vincere il progetto, ci avviciniamo ai 10.000 euro e abbiamo ancora 44 giorni…abbiamo fatto il 100 per 100 in 3 giorni..incredibile, le persone si sono riversate in rete per farci arrivare il prima possibile alla cifra richiesta perché’ la campagna potesse essere una campagna vincente….ma possiamo fare ancora di più’ e farla diventare fantastica
– Com’è stato arrangiare la musica di Mercedes Sosa?
Arrangiare Mercedes Sosa e’ stato fantastico, tutto quello che non conosci e che ti può’ arricchire e’ fantastico, un musicista vero dovrebbe essere sempre attratto da quel che non conosce, per noi dopo la bellissima esperienza CSI-PGR, e’ stato molto bello aprire un capitolo nuovo con STAZIONI LUNARI e andare a conoscere le musiche del mondo, cantare in più’ lingue, andare riscoprire la propria tradizione e’ stato un nuovo percorso che ormai dura da 10 anni e che ci ha portato a fare questo nuovo disco dedicato a Mercedes Sosa e ai grandi compositori sudamericani….che per tutti gli anni 90 ho composto solo musica mia con i CSI, nel 2004 ho deciso di ri-comnciare ad arrangiare a scovare musica nascosta , chiusa in un cassetto e ad arricchirmi e abbeverarmi da tutto quel che era gia stato scritto tantissimi anni prima
– CCCP, CSI, prima ancora Litfiba sono tutti gruppi che hanno rappresentato l’essenza del rock italiano. Che ricordi hai di quei momenti e come pensi si sia evoluta la musica dagli anni 80 ad oggi?
Gli anni 80 l’IRA RECORDS-I LITFIBA-I MODA sono stati i miei 20 anni, tanta ingenuità’, tanto lavoro, tanto suonare, una storia esaltante vissuta da un ragazzo…i CSI sono stati la maturazione artistica, la consapevolezza che potevamo fare qualcosa di importante , di molto importante e bello e che sarebbe stato unico, la consapevolezza dei 30 anni, i ricordi sono tantissimi, belli, difficili, esaltanti, dolorosi, rancorosi, artisticamente fantastici…2 momenti ( gli 80 e i 90) che rimarranno indelebili nella storia della musica italiana….noi avendoli vissuti da dentro ne portiamo i segni, tutto il bello, tutto il difficile, la difficolta’ di portare avanti quelle storie, troppe personalità’ all’interno ….troppa divertita’, ma grande sensibilità’ quando imbracciavamo gli strumenti.
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