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Roma

LA PORTA MAGICA SI TROVA A ROMA

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Tempo di lettura 4 minuti Tra magia, alchimia, leggenda, esoterismo e scienze occulte, dove oggi c'è Piazza Vittorio Emanuele, sul colle Esquilino, prima sorgeva Villa Palombara

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Emanuel Galea

 

Tra magia, alchimia, leggenda, esoterismo e scienze occulte, dove oggi c'è Piazza Vittorio Emanuele, sul colle Esquilino, prima sorgeva Villa Palombara, edificata tra il 1655 e il 1680, residenza di Massimiliano Palombara, marchese di Pietraforte. 

La villa fu anche denominata come Porta Alchemica, Porta Ermetica e Porta dei Cieli. Per ognuna di questi appellativi sono stati scritti volumi interi. Non è nostra intenzione raccontare le vicende del marchese di Pietraforte, tanto meno quelle degli ospiti che frequentavano la villa. La nostra attenzione cade completamente su quella porta, reperto tramandato nei secoli che oggi resiste e convive con il fragore degli ambulanti e le svariate bancarelle del famoso mercato rionale romano.  Per raccontare tutta la storia di Villa Palombara ci vorrebbero pagine e pagine del giornale. La storia del marchese di Pietraforte è ricchissima di episodi di alchimia , di scienze occulte e di esoterismo. Il suo nome è legato a Cristina di Svezia, appassionata alchimista, istruita dallo stesso Cartesio. Incrociamo, legati alla sua storia, il nome di Pietro Antonio Bandiera, l'astronomo Giovanni Cassini, l'alchimista Francesco Maria Santinelli, l'erudito Athanasius Kircher ed il medico esoterico Giuseppe Francesco Borri. Fu proprio l'episodio di questo esoterico che ci ha incuriosito. Leggenda vuole che Francesco Giuseppe Borri , per una notte fu ospitato nella villa. Si narra che il Borri dimorò per quella notte nel suo giardino  alla ricerca di un'erba misteriosa capace di produrre l'oro. Narra la leggenda che, altri ospiti della villa testimoniano di aver visto l'esoterico scomparire improvvisamente dietro la porta. Gli stessi testimoni asseriscono che scomparendo attraverso quella porta alchemica, il Borri lasciò dietro pagliuzze d'oro, che secondo quest'ultimi, comprovavano la riuscita trasmutazione alchemica. Narrano inoltre questi testimoni che oltre alle pagliuzze d'oro il Borri lasciò dietro una misteriosa carta piena di enigmi e simboli magici e che secondo loro doveva contenere il segreto della pietra filosofale. 

Parte degli enigmi e dei simboli misteriosi li possiamo tutt'oggi leggere sugli stipiti ed architrave della nostra porta magica. La speranza di Massimiliano Palombara nell'incidere i simboli sugli stipiti era che un giorno qualcuno fosse riuscito a decifrarli.  Troviamo sul frontone della porta alchemica una patacca con il sigillo di Salomone. pianeti, associati ai corrispondenti metalli sono raffigurati sugli stipiti della porta a mezzo di simboli alchemici. 

Sugli stipiti della porta si possono leggere alcuni degli epigrafi misteriosi come: "Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente"   e ancora. "Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa”. Sulla soglia si legge questa misteriosa epigrafe: "È opera occulta del vero saggio aprire la terra, affinché germogli la salvezza per il popolo”. Gli epigrafi del rosone sentono di un atmosfera mistica: "Tre son le cose mirabili: Dio e uomo, Madre e vergine, trino e uno”  come pure quella sull'architrave: "(RUACH ELOHIM) Spirito divino” 

Corre l'obbligo precisare che questa porta era incastonata nel muro di cinta in via di S. Vito che si immetteva nella più conosciuta via di S. Croce in Gerusalemme.  Una commissione archeologica comunale, a seguito delle demolizione nel 1873 del muro in via S.Vito, la fece scomporre e conservare nei magazzini municipali. Più tardi fu sistemata nei giardini di Piazza Vittorio dove la conosciamo ancora e dove la possiamo ammirare. Le due statue ai lati della porta non provengono dalla Villa Palombara bensì sono stati rinvenuti in uno scavo del Quirinale e sistemati accanto alla porta nel 1888.La Porta è un monumento unico al mondo nel suo genere A guardarla la porta può lasciare il visitatore indifferente. Aprendola, tramite una buona lettura della sua storia, la porta magica ha tante vicende interessanti da raccontare. Sta all'appassionato saperli rincorrere nei giardini di Piazza Vittorio Emanuele, proprio là,  Francesco Giuseppe Borri, il pellegrino di quella notte misteriosa, spariva per sempre dietro quella porta alchemica, lasciando tracce di se, a chi sa cercare, pagliuzze d'oro. Buona ricerca e buona fortuna.

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Costume e Società

Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario

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Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.

Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.

L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione

Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.

Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”

L’Umanità di Francesco Tagliente

Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.

La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.

Un Esempio di Vita

La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.

Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.

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Roma

Roma, maxi-rissa metro Barberini. Riccardi (Udc): “Occorrono misure decisive”

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Dopo l’ennesima maxi-rissa tra bande di borseggiatori che ha portato alla chiusura della stazione metro di piazza Barberini provocando, tra l’altro panico e paura tra i cittadini romani ed i tanti turisti presenti in città, la politica della Capitale non tarda a far sentire la sua voce.
“Questa ennesima manifestazione di violenza e illegalità non può più essere tollerata. Richiamo con forza il Governo ad un intervento deciso e definitivo. È inaccettabile che i borseggiatori, anche se catturati, possano tornare ad operare impuniti a causa di leggi troppo permissive, che li rimettono in libertà quasi immediatamente.
L’Italia è diventata lo zimbello del mondo a causa di questa situazione insostenibile.
È necessario adottare misure più severe e immediate per garantire la sicurezza dei cittadini e dei turisti. Proponiamo una revisione delle leggi esistenti per introdurre pene più dure e certe per i borseggiatori, rafforzare la presenza delle forze dell’ordine nei punti critici della città e migliorare la sorveglianza con l’uso di tecnologie avanzate”
.

il commissario romano UdC, Roberto Riccardi

A dichiararlo con decisione è Roberto Riccardi, commissario romano dell’UdC.
Da sempre attento ai problemi sulla sicurezza Riccardi fa notare con estrema chiarezza che tali situazioni non fanno altro che portare un’immagine della capitale sempre meno sicura agli occhi dei molti turisti che sono, per la capitale, una fonte di ricchezza economica oltre che di prestigio.
La fermata della Metro A Barberini a Roma è stata teatro di una maxi-rissa tra bande di borseggiatori sudamericani, che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e il blocco della stazione per circa 40 minuti. La violenza è scoppiata a seguito di una serie di furti e scippi ai danni dei passeggeri.
Riccardi ha poi concluso: “Non possiamo permettere che episodi come quello avvenuto alla Metro Barberini si ripetano. È ora di passare dalle parole ai fatti, con azioni concrete che ripristinino l’ordine e la sicurezza nelle nostre città. I cittadini hanno il diritto di vivere in un Paese sicuro e il dovere del Governo è garantirlo”.
Molti cittadini ci scrivono ogni giorno preoccupati da questa escalation di violenza e di insicurezza ma soprattutto preoccupati per la poca attenzione che il governo cittadino e quello nazionale stanno avendo nei riguardi di questa situazione ormai alla deriva.

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Cronaca

Roma, metro Barberini: una rissa provoca la chiusura della stazione

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Tragiche le notizie che arrivano in un torrido sabato sera romano.
La stazione metro Barberini viene chiusa per questioni di sicurezza.
All’origine del fatto, avvenuto tra le 19 e le 19,30 una rissa tra nord africani e sudamericani con almeno 15 persone coinvolte. Molti passeggeri spaventati dalla situazione si sono rifugiati nella cabina del conducente fino all’arrivo delle forze di polizia allertate dalla centrale di sicurezza di Atac Metro.
Per ora sono ancora tutti da decifrare i motivi che hanno portato a ciò.

Un’estate romana che sta diventando ogni giorno più bollente.

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