La Madonna Esterházy di Raffaello a Roma

ROMA – Dal 31 gennaio all’8 aprile 2018 le Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma, nella sede di Palazzo Barberini, dedicano a La Madonna Esterházy di Raffaello una mostra curata da Cinzia Ammannato. In occasione del prestito – concesso dal 27 gennaio al 9 aprile – della celeberrima Fornarina per la mostra Raffaello e l’eco del mito, in programma all’Accademia Carrara di Bergamo (27 gennaio – 6 maggio 2018), viene presentata al pubblico una delle opere più interessanti e significative della produzione raffaellesca, grazie a una politica di scambi incrociati con musei italiani e stranieri, promossa dalle Gallerie.

La Madonna Esterházy di Raffaello è una tavola in pioppo di piccole dimensioni (cm 29 x 21,5), proveniente dallo Szépművészeti Múzeum di Budapest, il Museo Nazionale di Belle Arti ungherese, dipinta intorno al 1508, tra la fine del periodo fiorentino e l’inizio di quello romano. In quell’anno, cruciale per l’arte dell’Occidente, si aprivano i cantieri per le decorazioni del nuovo Vaticano: la volta della Cappella Sistina e le Stanze degli appartamenti papali.

Il confronto con il disegno conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi – qui rappresentato con una riproduzione in grande formato – evidenzia il momento di passaggio intellettuale dell’artista dal mondo fiorentino a quello romano. Nel disegno infatti il fondale presenta un partito tipicamente fiorentino fatto di colline e alberi. Si tratta di un primo stato, diverso da quello finale su tavola, dove si vedono invece rovine antiche di sapore romano, nelle quali si sono voluti riconoscere i resti del Tempio di Vespasiano e della Torre dei Conti nel Foro Romano. Insomma, elementi dell’antico che rimandano a Roma.

Non è chiara la committenza: una scritta sul retro, non più visibile, riconduceva a Elisabetta, madre di Maria Teresa d’Asburgo, e a un dono dell’opera da parte di Clemente XI Albani.
La tavoletta rientra in una serie di quadri di Raffaello che legano bene fra loro, come la Madonna del Baldacchino in Palazzo Pitti a Firenze e la Sacra Famiglia Canigiani della Alte Pinakothek di Monaco. Nulla è casuale in quelle opere strettamente connesse, nonostante le rispettive diverse scale di grandezza. Riflettono ricerche tanto coerenti da poterle datare con buona approssimazione in un circoscritto giro di mesi dell’intensissima vita dell’autore.

La tavola viene esposta accanto a una riproduzione in grande del correlato disegno preparatorio e ad altre tre opere provenienti dalle Gallerie Nazionali, simili per formato e ambiente.

Gianfranco Nitti