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Editoriali

LA GRANDE ABBUFFATA

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Tempo di lettura 3 minuti Staremo a vedere cosa farà di nuovo Poletti che a differenza di Alemanno non è stato ancora messo alla gogna per quella sua presenza al bivacco con anche Casamonica presente.

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di Chiara Rai

Che destra e sinistra vanno a braccetto è un detto antico come il mestiere della meretrice. Prima lo facevano con più discrezione ma adesso si inciucia alla luce del sole. I ministri con le deleghe più toste non hanno nulla del vento di cambiamento ostentato che ha iniziato a soffiare talmente forte da spazzare via Enrico Letta con una alzata di mano, l’umore un po’ annoiato e lo sguardo fisso sul cellulare. A parte questa contestata dinamica l'appello di noi italiani che non siamo in poltrona è sempre lo stesso: “Non rubate”, il comandamento più invocato dal Popolo ai magnaccioni. Qui, piuttosto c’è la corsa all’irrefrenabile desiderio di inpollinarsi. Se io ti do, tu cosa mi dai in cambio? Funziona così, più sei in alto e meno rogne hai, poi quando diventi scomodo ti silurano magistralmente. La politica della vecchia scacchiera con le mosse predeterminate, dicevo, non ha ancora lasciato questo pianeta. Una lettrice, Roberta Sibaud, vicepresidente di Donne per la Sicurezza Onlus, da sempre impegnata nel sociale, leggendo i nomi dei ministri e soffermandosi su quello che dovrebbe dare una smossa alle politiche sociali e garantire i servizi essenziali come l’assistenza domiciliare ai disabili, si è trovata dinnanzi alla figura di Giuliano Poletti, con delega al Lavoro e Politiche Sociali. Rosso di provenienza, 63 anni, imolese, due figli. È stato presidente nazionale di Legacoop e, da qualche mese, numero uno dell'Alleanza delle cooperative.

E' stato assessore comunale, vice presidente del circondario Imolese e consigliere comunale, nonché ultimo segretario della federazione di Imola del Partito comunista, fino al 1989. Dal 2006 è anche presidente di Coopfond, la società che gestisce il fondo mutualistico per la promozione cooperativa. Sibaud ha bene impresso il suo volto perché lo ha visto nella “grande abbuffata”, la famosa cena con 200 invitati pubblicata dal Corriere della Sera lo scorso anno ma risalente a settembre 2010. Lì c’era la creme de la creme, addirittura Gianni Alemanno con un Casamonica con tanto di maglietta dell’Italia indosso. E il neo ministro proprio di fronte ad Alemanno che conversa in una serata conviviale quando invece in tv e in mezzo alla gente tirano su sceneggiate alla napoletana come quando Poletti disse, sempre sul piccolo schermo, che lui aveva solo un camper e nessuna casa a Monte Carlo, colpendo alla pancia i comunisti con la maiuscola. “Alla faccia nostra – commenta a ragion veduta Roberta Sibaud – alla cena c'erano anche esponenti del Pd, ma il partito democratico non avvisa l’Argentin che alla cena c’erano anche i suoi? Che figura! E questi signori, Casamonica, Ozzimo, Alemanno, Marroni, Solfanelli, e adesso Poletti che è ministro alle Politiche Sociali, stanno tutti insieme a cena di beneficienza organizzata dalla lega delle cooperative, cioè dall'associazione che raccoglie le coop rosse. E in commissione politiche sociali in nostra presenza fingono di litigare! Nessun rispetto per noi persone con disabilità e per le nostre famiglie. Noi siamo solo oggetti da esibire a destra e a sinistra in quanto serviamo per farli campa'. Tutti uguali, i nostri rappresentanti inclusi”. E’ ovvio che poi ognuno ha tentato di giustificar la propria presenza alla grande abbuffata il meglio possibile, tentando di salvare la faccia ma la verità è che gli affari si fanno a tavola e questi signori intorno al tavolo non davano l’impressione di essere acerrimi nemici.

Staremo a vedere cosa farà di nuovo Poletti che a differenza di Alemanno non è stato ancora messo alla gogna per quella sua presenza al bivacco con anche Casamonica presente. Dulcis in fundo nell’immagine c’è anche Franco Panzironi, ex ad di Ama indagato per Parentopoli, seduto subito prima di Umberto Marroni. Ma di cosa si vuole parlare? I detti della nonna tornano sempre in voga: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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