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“Passeggiavamo sulla Rambla. Bruno teneva per mano Alessandro e io spingevo il passeggino con dentro Aria. Eravamo lì da qualche minuto quando ho sentito tante urla e mi sono voltata. Ho visto il furgone che puntava su di noi. È stato un attimo. Davanti eravamo bloccati da un palo e un albero, ci siamo messi a correre verso la strada. Bruno ha spinto Alessandro verso di me e io l’ho afferrato. Il furgone ha sfiorato me e Alessandro e ha preso Bruno in pieno. L’ho visto per terra. Mi sono chinata su di lui e ho gridato, ho chiesto aiuto, era vivo. Gli ho detto ‘amore ti prego non mi lasciare’, mi è sembrato di vedere un guizzo nei suoi occhi. Penso che mi abbia sentito”. Martina Sacchi affida al sito di Tom’s Hardware, l’azienda per cui lavorava Bruno Gulotta, il racconto degli istanti terribili in cui il compagno, 35enne, è stato travolto e ucciso dal furgone durante l’attentato di Barcellona. Martina nella sua testimonianza riportata on line racconta poi che sono “arrivati i poliziotti con le armi in pugno, mi hanno portato via di forza, dicevano che i terroristi erano ancora lì. Intanto i medici tentavano la rianimazione. Io e i bambini siamo stati scortati verso un albergo lì davanti e chiusi a chiave all’interno. Dalla vetrata dell’hotel ho continuato a vedere cosa accadeva. Mi sembrava un film dell’orrore. Piangevo, gridavo. Alessandro era scioccato. La padrona dell’albergo ha provato a confortarci, ma io pensavo solo a tornare accanto a Bruno. Sono riuscita a uscire dalla porta secondaria, l’ho raggiunto proprio quando i medici hanno detto ‘es muerto’ e lo hanno ricoperto con un telo. Dopo qualche minuto è arrivato mio cognato Lorenzo” anche lui a Barcellona da qualche giorno, 24 anni, fratello di Bruno, che insieme a Martina ha raccontato le ore terribili di quel 17 agosto nella redazione di Tom’s Hardware. “Dovevo chiamare in Italia, avvertire i parenti e i colleghi di Bruno – racconta ancora Martina -. Avevo recuperato il suo borsello, dentro c’erano tutti i nostri documenti e il telefono. Nello schianto era volato via. Si era rotto il display, il touch non funzionava ma i numeri erano tutti lì dentro e allora ho provato con l’assistente vocale. Le linee erano sovraccariche, ho provato più e più volte e alla fine ci sono riuscita. Il papà di Bruno, mia madre e poi gli amici di Tom’s Hardware. Ho chiesto a tutti di non far trapelare la notizia, non avevo il tempo e la forza di parlare con nessuno. Poi il mattino dopo ho saputo che c’erano state indiscrezioni, che in rete qualcuno aveva fatto il nome di Bruno. Ho chiesto agli amici di Tom’s Hardware di aiutarmi affinché si parlasse di Bruno in termini corretti, di evitare sciacallaggi mediatici”.
“Vivrò per ricordare ad Alessandro e Aria che uomo meraviglioso era loro padre – racconta ancora Martina ai colleghi di Bruno -. Lavorava tanto ma la sua famiglia era tutto. Non ci ha mai fatto mancare nulla. È morto da eroe. Un eroe silenzioso e discreto, com’era nel suo carattere. Lo ha detto anche monsignor Angelo Cairati, nella sua omelia durante i funerali. Sai, studiava da ingegnere informatico. Aveva dovuto interrompere per mandare avanti la famiglia ma era intenzionato a riprendere al più presto. Non ce l’ha fatta. Uno dei suoi sogni, invece, si è già realizzato. Voleva mandare i bambini alla scuola montessoriana ma non potevamo permettercelo. La coordinatrice della scuola Montessori di Castellanza, Viviana Colombo, è stata immediatamente disponibile. Un dono immenso, e immagino che non sia stato facile per lei affrettare i tempi della burocrazia. Quanto a me, al più presto cercherò un lavoro non appena Alessandro e Aria si saranno ambientati alla scuola materna e all’asilo nido. Il denaro generosamente raccolto da voi di Tom’s Hardware, l’altra famiglia di Bruno, mi permetterà di non far mancare nulla ai bambini. Come avrebbe voluto Bruno. Grazie di cuore, ho sentito affetto e vicinanza, c’è tanta umanità nel mondo, non solo odio e cattiveria. Voglio anche dedicare un pensiero affettuoso alla fidanzata e ai familiari di Luca Russo, il giovane di Bassano del Grappa che è stato ucciso a Barcellona insieme con Bruno. Il loro dolore è il mio dolore”.
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