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Esteri

LA CINA REPLICA AL GRUPPO G7 SULLA QUESTIONE DEL MAR CINESE ORIENTALE

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Tempo di lettura 2 minutiIl vento della guerra fredda non sembra assopirsi, troppe scintille in un ambiente troppo carico di elettricità.

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di Cinzia Marchegiani

Cina vs G7 Bruxelles – Il summit a Bruxelles che sta per ultimare oggi ha affrontato anche la questione della crisi asiatica dove Cina e Vietnam si stanno contendendo un’area dell’oceano presso le Isole di Paracel contese da molti anni.

Al summit europeo è presente tra l’altro anche il Giappone, oltre la Germania, Stati Uniti, Canada, Francia, Regno Unito e Italia, mentre la Russia è stata esclusa dagli stessi leader del G7 che inizialmente doveva essere sotto la sua presidenza presso Sochi (Russia). Il summit è stato riorganizzato con una riunione a l’Aia dalle sette sorelle che hanno deciso di incontrasi a Bruxelles estromettendo la Russia per protestare contro l’adesione della Crimea Ucraina.

Con un documento pubblicato sul sito dell’UE, il G7 riporta le decisioni in merito alla crisi asiatica che con un secco comunicato lascia una velata interpretazione soggettiva:” Ribadiamo l'importanza di mantenere un ordine marittimo sulla base dei principi universalmente concordati di diritto internazionale. Restiamo impegnati alla cooperazione internazionale per combattere la pirateria e altri reati marittimi, coerenti con il diritto internazionale e dei principi riconosciuti a livello internazionale di competenza in acque internazionali. Siamo profondamente preoccupati per le tensioni in Oriente e Mar Cinese Meridionale. Ci opponiamo a qualsiasi tentativo unilaterale di una parte a far valere le sue pretese territoriali o marittime attraverso l'uso di intimidazione, coercizione o la forza. Chiediamo a tutte le parti a chiarire e perseguire i loro rivendicazioni territoriali e marittime in conformità del diritto internazionale. Sosteniamo i diritti dei ricorrenti a cercare una soluzione pacifica delle controversie in conformità del diritto internazionale, anche attraverso meccanismi di risoluzione delle controversie legali. Sosteniamo anche misure di fiducia.

Sottolineiamo l'importanza della libertà di navigazione e di sorvolo e anche la gestione efficace del traffico aereo civile basata sul diritto internazionale e delle norme e delle prassi dell'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile.”
Al comunicato di Bruxelles non si fa attendere la replica della Cina, che sottolinea come il testo pubblicato non esprima esplicitamente quale nazione violi i diritti internazionali delle acque marittime. Il ministero degli esteri cinese, Hong Lei ha ribadito ai giornalisti la volontà del paese di proteggere la propria sovranità e dei diritti legittimi: "La Cina è ferma e risoluta nella salvaguardia della sovranità e dei diritti e degli interessi in Oriente marittime Mar Cinese e il Mar Cinese Meridionale, così come la sicurezza nazionale.” E esattamente in merito alla contesa replica che il Giappone è il responsabile poiché che cambia lo status quo, che ha strappato le isole Diaoyu dalla Cina con la forza oltre 100 anni fa. Anzi rafforza la propria posizione additando al Giappone la volontà di nazionalizzare le isole Diaoyu, atto che viola la Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione del Cairo, la Dichiarazione di Potsdam e altre leggi internazionali. La Cina quindi non accetta queste lezioni di diritto internazionale, ed invita il Giappone a correggere i propri errori: "nel frattempo, teniamo sempre il punto che le controversie dovrebbero essere gestite e risolte attraverso il dialogo e il negoziato. Si consiglia la parte giapponese non suscitare problemi né fuorviare l'opinione pubblica negli incontri internazionali."

L'UE con il G7 conferma una strana volontà di assecondare partner del summit, che potrebbe amplificare tensioni mai arginate vanificando anche le piccole conquiste centrate ottenute nella direzione della risoluzione… Il vento della guerra fredda non sembra assopirsi, troppe scintille in un ambiente troppo carico di elettricità.

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