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di Matteo La Stella
Baghdad – A luglio dello scorso anno, un cittadino di nazionalità italiana è stato arrestato ad Arbil, capitale del Kurdistan iracheno, con l'accusa di volersi schierare tra le fila dell' Isis. Lo ha dichiarato oggi al quotidiano “Al Hayat” il presidente kurdo Massoud Barzani. L'ingresso del “jhiadista nostrano”, a detta del presidente Barzani sarebbe avvenuto con “documenti in regola” dalla vicina Turchia, con cui il Kurdistan iracheno confina a nord. Le porte del Califfato sarebbero state ad un passo dunque, ma è stato fermato prima di poter entrare dalla vicina Siria confinante ad Ovest, o poco più a sud da quella zolla di Iraq dove sventolano le bandiere nere del terrore. L'accusa per l'uomo è di terrorismo.
La notizia è stata confermata in primis dall'ambasciatore italiano a Baghdad Massimo Marotti, il quale ha spiegato che il connazionale è “assistito in un'intesa con le autorità locali”, e che l'ambasciata “ è in costante contatto con la famiglia”. Successivamente, al termine del Consiglio U.E. A Bruxelles, il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha ribadito l'avvenuto arresto compiuti dalle forze anti terrorismo di Arbil. Ha poi dichiarato che i diplomatici italiani stanno lavorando già da tempo, cercando di chiarire il caso, ma che a lui la notizia era pervenuta nei minuti precedenti l'intervista. Intanto le autorità kurde continuano ad indagare. Il dato sconcertante è la crescita del numero di italiani partiti per conquistare un posto nell'Isis, che ad agosto già si aggirava intorno ad un minimo di 50 elementi.
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