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Editoriali

Ius Soli, i digiunanti e i lati oscuri del Ddl

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Quello che si sa per certo fino ad ora è che la Camera ha approvato il testo sulla nuova cittadinanza. Al testo spetta ora il difficile vaglio del Senato. E’ vergognoso come questo argomento stia venendo usato dalla politica ed asservito ai biechi fini elettoralistici. Indegna propaganda pro e contro, meritevole di entrare nell’indagine conoscitiva che la presidente (presidenta?) della Camera, Laura Boldrini, sta promuovendo con “#Bastabufale, impegni concreti”.

Tutto l’impianto del Ddl Ius Soli, fra l’altro, è molto stranamente orfano di relatore e si regge su volontà e discrezionalità di interposta persona. Secondo il testo che è parcheggiato al Senato, starebbe alla discrezione di uno dei genitori del minore, richiedere o meno la tanta discussa cittadinanza italica. Vale la pena chiarire che la “volontà richiesta” non è quella del minorenne bensì del genitore oppure del tutore. Recita infatti il testo: “Servirà la dichiarazione di volontà di un genitore, o di chi ne esercita la responsabilità, all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il 18esimo anno. In assenza di questa dichiarazione, potrà essere il diretto interessato a richiederla, entro il suo
20esimo compleanno”. Consideriamo per un attimo, solo per ipotesi, dei genitori stranieri contrari che la loro figlia cresca all’occidentale e magari contrari anche ad un suo futuro fidanzamento con un italiano. Non stiamo raccontando niente di strano. Sono fatti di cronaca. Sempre per assurdo, e non tanto, immaginiamo anche che questo genitore rifiuti convintamente di chiedere la cittadinanza per la figlia mentre per il solo fatto di essere maschio, acconsente di chiedere la cittadinanza per il figlio. Risulterebbe un puro atto discriminatorio, però ahinoi, molto sentito in certi paesi dell’estremo oriente.

Può il legislatore permettere una tale ingiustizia? Può il legislatore creare un’eventuale spazio per una tale discrezionalità di cultura primitiva?

Un fattore importante da non trascurare poi, sarebbe la responsabilità del tutore, genitore o altro, che in nome e per conto dell’interessato chiede la cittadinanza. In sostituzione del minore, questo soggetto dovrebbe giurare fedeltà alla Costituzione e alle leggi dello Stato ed impegnarsi di farli rispettare al “nuovo cittadino”. Quale passaggio del Ius Soli tratta questo tema? Perché i digiunanti non lo spiegano ai cittadini? E’ anche vero poi che al compiersi del 18° anno d’età l’interessato avrà il diritto di richiedere oppure a rinunciare alla cittadinanza come previsto dal Ddl in Senato.

Non si capisce pertanto tutto questo polverone su un falso problema. Il digiuno di Rosy Bindi, di Luigi Manconi, di Delrio e di altri aderenti alla staffetta, non si spiega se non come una forma di dieta stagionale, del tutto personale e che potevano fare a meno di rendere pubblica. Oramai la minaccia del digiuno ha perso efficacia e non fa più alcuna presa contro la forza della ragione. Nella trasmissione televisiva “ Che tempo che fa” su Rai Tre dell’8 ottobre, Roberto Saviano invita i politici a votare lo Ius Soli perché, dice lui, questo non ha niente da spartire con l’immigrazione. Lo Ius Soli riguarderebbe i soli nati e presenti attualmente su territorio e che rispondono alle prescritte condizioni.
Ma sarà proprio così? Secondo lo scrittore Saviano il Ddl Ius Soli sarebbe una specie di sanatoria? Non si applicherebbe a quelli che nel futuro nasceranno sul territorio, “da genitori stranieri di cui almeno uno sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo………….”, perché dice Saviano, lo Ius Soli si applicherebbe unicamente alle migliaia già presenti sul territorio. O Saviano sta in malafede, cosa che escludo, oppure non ha capito niente e forse questo potrebbe essere più probabile.

Fino ad oggi si sono sventolate tante bandiere comprese quelle di certi dignitari porporati, scomodando temi e ragioni prive di qualsiasi logica o principio morale, tanto meno cristiano. Non troviamo nulla di cattolico in questa finta crociata. I soggetti interessati al Ius Soli, attualmente hanno accesso all’educazione, alla sanità e a tutti gli altri servizi comuni ai cittadini italiani. Al raggiungimento della maggiore età, possono esercitare il diritto di chiedere o rifiutare la cittadinanza. Più chiaro e più semplice di così non si può.

Chi parla d’altro non fa che confondere le idee e dovrebbe spiegare la vera ragione perché lo sta facendo.

Emanuel Galea

 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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