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Primo piano

Italia-Germania, firmato il Piano d’azione

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz hanno firmato il Piano d’azione fra Italia e Germania nell’ambito del vertice intergovernativo. La firma è avvenuta alla Cancelleria, dopo l’incontro bilaterale fra i due capi di governo.

“Oggi la cooperazione tra Italia e Germania fa un passo avanti, noi abbiamo appena firmato un piano di azione che innalza la nostra cooperazione ad un nuovo livello per rafforzarla e consolidarla”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz al termine della riunione virtuale dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi G20.

Sul dossier migranti con Scholz “condividiamo la necessità che vada implementato il lavoro relativo al cambio di visione dell’Ue. L’unico modo per risolvere la questione è lavorare sulla dimensione esterna e lavorare in modo diverso con i Paesi africani, come abbiamo cominciato a fare e portare avanti”, ha detto ancora Giorgia Meloni. “Nell’attuale scenario – ha aggiunto – il ruolo dell’Africa è fondamentale, bisogna ricostruire una cooperazione non predatoria, con un approccio non paternalistico e aiutare i Paesi africani a vivere meglio delle grandi risorse di cui dispongono anche per gestire meglio i flussi migratori sulla base del rispetto delle regole” per “combattere l’immigrazione illegale”.

Sulla questione Ita-Lufthansa, Meloni ha detto che “siamo pronti la settimana prossima ad inviare la notifica alla Commissione Ue. Avendo risolto un problema che la Commissione ci chiedeva di risolvere, auspichiamo una soluzione immediata e velocità nel chiudere il dossier perché credo che abbiamo fatto un ottimo lavoro”. 

Italia e Germania condividono “la stessa posizione” sul conflitto russo-ucraino, basata su un “pieno sostegno” a Kiev. La presidente del Consiglio ha sottolineato la necessità di proseguire con “l’assistenza” all’Ucraina “a 360 gradi”. Per Meloni occorre puntare sulla ricostruzione del paese di Volodymyr Zelensky per “scommettere sul futuro europeo”.

Italia e Germania sono vicini sul tema dell’allargamento dell’Ue o “come dico sempre della riunificazione, parola che in Germania assume un particolare significato”. “La capacità dell’Europa di essere inclusiva e dare risposte a chi si rivolge a noi è fondamentale”, ha concluso.

Al G20 virtuale ha partecipato anche Putin, Meloni: Se la Russia vuole pace si ritiri”

Nel corso della videoconferenza dei leader G20 sotto la presidenza indiana, cui la premier e il cancelliere hanno partecipato in collegamento da Berlino, Meloni ha nuovamente “condannato” le azioni di Mosca, anche per le loro conseguenze globali e i danni che hanno provocato alle nazioni più povere, e ha sottolineato che la Russia potrebbe in ogni momento “facilmente” riportare la pace in Ucraina “ritirandosi dai territori illegalmente occupati” e ristabilendo la “sovranità” e la “piena integrità” territoriale dell’Ucraina. È quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.

In merito al conflitto tra Israele e Hamas, Giorgia Meloni ha sottolineato in particolare tre concetti: la “ferma condanna” di Hamas per l'”ignobile e sanguinario” assalto terroristico contro Israele dello scorso 7 ottobre, il “diritto all’autodifesa” di Israele e la convinzione che in prospettiva la soluzione del conflitto non potrà che passare attraverso la creazione di due Stati.

Clima, transizione energetica e Africa, sono inoltre i temi su cui si è focalizzato l’intervento: “L’Italia – ha detto la premier, come riferiscono fonti di Palazzo Chigi – si candida a diventare un ponte con l’Europa per promuovere partenariati reciprocamente vantaggiosi, sostenendo la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee e le esportazioni di energia verde verso il resto del Vecchio Continente”.

Si tratta del primo vertice intergovernativo al quale prende parte il governo Meloni, a testimonianza – sottolineano fonti di Palazzo Chigi  – “dell’importanza data dal governo italiano ai rapporti con la  Germania”. 

L’ultimo vertice Italia-Germania risale al 2016 quando a Maranello si incontrarono i due governi guidati da Matteo Renzi e da  Angela Merkel. Al vertice parteciperanno sette ministri da parte  italiana e sette da parte tedesca. Nel corso della visita, Meloni e Scholz firmeranno un Piano d’azione  per il rafforzamento della cooperazione bilaterale e in ambito europeo. L’intesa si articola in cinque capitoli (economia,  innovazione e coesione sociale; clima, energia e ambiente; politica  estera e di difesa; agenda europea e migrazione; contatti tra le  società civili e cultura) e completa la “triangolazione” tra le tre  principali nazioni europee (Italia, Germania e Francia) dopo la  conclusione dei Trattati di Aquisgrana e del Quirinale: a differenza  di quest’ultimo, il Piano d’azione non necessiterà di una ratifica parlamentare.

La giornata avrà inizio con un “Business Forum”  organizzato da Confindustria e dalla Bdi, la Lega federale  dell’industria tedesca, al quale prenderanno parte le principali aziende italiane e tedesche e che verrà aperto e concluso dai due capi di governo. Seguiranno gli incontri bilaterali tra Meloni e Scholz e parallelamente tra i vari ministri. Si terranno quindi la firma del  Piano d’azione e le dichiarazioni congiunte alla stampa da parte dei  due leader.      

Il vertice si concluderà con una sessione plenaria, nel corso della quale la presidente del Consiglio e il Cancelliere tedesco riferiranno degli esiti dei rispettivi colloqui. Al centro dei lavori vi saranno tutti i principali aspetti della cooperazione bilaterale (politica,  economica ed energetica), in ambito europeo (migrazione, tematiche  economiche e allargamento dell’Unione) e internazionale (guerra di  aggressione russa all’Ucraina, conflitto tra Israele e Hamas e crisi  africane).

Il programma:

Alle 13 Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz si collegheranno alla riunione virtuale dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi G20.

Alle 15.30 è in programma l’apertura dei lavori del Business Forum e del vertice intergovernativo. I ministri non coinvolti nel Business forum avranno incontri bilaterali con i loro omologhi nelle rispettive cancellerie.

Alle 16.30 Meloni arriverà alla Cancelleria federale per il bilaterale con Scholz e alle 17.40 è prevista la cerimonia di firma del Piano d’Azione italo-tedesco per la cooperazione strategica, a cui seguiranno dichiarazioni congiunte.

Dalle 18.30 alle 20.30 si svolgerà la sessione plenaria conclusiva del Vertice.

Camera di Commercio italo-tedesca: “Italia e Germania partner strategici, 168 miliardi scambi nel 2022”

“Il Piano d’Azione firmato oggi tra Italia e Germania rappresenta un momento storico, perché si riconoscono finalmente partner strategici in materia economica, energetica, industriale”. In occasione dell’incontro bilaterale a Berlino tra Meloni e Scholz, e della firma del Piano d’Azione, la Camera di Commercio italo-tedesca ha fornito una fotografia del ‘business’ tra i due Paesi.   

“Italia e Germania sono sempre più un unico ecosistema produttivo, come certificano periodicamente i dati di interscambio – ha rilevato Joerg Buck, consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Germanica AHK Italien -. Occorre che i rispettivi governi dialoghino sempre di più, coordinando la loro azione europea e prevedendo misure condivise per tutelare la nostra manifattura senza venir meno agli obiettivi della transizione”.   

Buck spiega che i due Paesi hanno raggiunto 168,5 miliardi di euro di scambio nel 2022; le imprese tedesche in Italia sono oltre 1.700, con più di 75 miliardi di euro di fatturato, e occupano circa 192mila persone. Italia e Germania sono sempre più interconnesse e per questo negli scorsi anni abbiamo ripetutamente affermato, come Camera di Commercio tedesca in Italia, che il piano d’azione tra Italia e Germania doveva prevedere anche misure economiche, industriali ed energetiche per coordinare le strategie tra i nostri due Paesi: è tempo di misure condivise per gestire insieme le grandi trasformazioni del futuro, tutelando la nostra manifattura senza venir meno agli obiettivi della transizione”.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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