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Editoriali

Italia anno zero

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Tempo di lettura 7 minuti La cosa certa e sicura è che per noi cittadini è in arrivo l’ennesima fregatura. Come, appunto, il Grande Diversivo orchestrato sui media, cioè la cosiddetta ‘invasione’ dei migranti

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di Roberto Ragone

 

Quest’anno ci si mette anche Lucifero. Non quello biblico, ma un anticiclone che a memoria d’uomo non ha mai causato in Italia temperature così alte: questa è la cornice. E mentre tutti boccheggiamo, trascinandoci da un ventilatore all'altro, ad un supermercato all'altro, reparto surgelati, dotato – e ci mancherebbe – di grandi climatizzatori; e mentre i volontari stagionali dei VV FF appiccano il fuoco insieme a piromani di ogni genere, per poterlo poi spegnere, intorno a noi si agita e freme tutto un mondo sotterraneo, del quale riusciamo a cogliere solo segnali come punte di iceberg.

La cosa certa e sicura è che per noi cittadini è in arrivo l’ennesima fregatura. Come, appunto, il  Grande Diversivo orchestrato sui media, cioè la cosiddetta ‘invasione’ dei migranti, di cui qualcuno ha fatto un grande business in Italia, e qualcun altro continua a fare grandi soldi all’estero, anche se la ‘Cupola’ è ben protetta, e, possiamo intuire, trasversale, fra Italia, Libia e chissà dove altro. Nessuno sì è preoccupato di andare a vedere dove gli scafisti – l'ultimo anello della catena criminale – acquistino i gommoni usa-e-getta, o i motori fuoribordo, quelli buoni ancora per più volte dato che se li fanno restituire. Questo per due motivi: o approfondire sarebbe pericoloso, o contro i patti stipulati – ma interesserebbe a noi cittadini – o le notizie sono già note a chi di dovere: propendiamo per la seconda ipotesi, per cui allora tutti sono coinvolti, da 'quelli delle ONG', fino ai politici che minacciano di cannoneggiare e bombardare.

E' certo, comunque, che intorno ai 'migranti' girano milioni di euro, elargiti con criminale generosità dall’UE; e che il travaso di popoli di colore nella nostra nazione fa parte di un piano che parte da lontano, sinergico a tante altre azioni tese a rendere l'Italia un paese in balia di chiunque se ne voglia impadronire. E' certo anche che tutto questo, insieme ad altre manovre politiche e finanziarie, –  in prima fila l'euro di Prodi, – sono state adottate per questo scopo: diceva John Adams, grande economista del secolo scorso, che le nazioni si conquistano in due modi: o con la guerra o con la povertà. A noi è capitata la seconda soluzione, inaugurata dal governo Monti, meno cruenta, ma certamente irreversibile e più comoda per chi l'ha messa in atto. Nessuno può negare che l'adozione della cosiddetta 'moneta unica', l'euro, – solo un accordo fra banche, come i soldi del Monopoli, – sia stato l'inizio della fine. Juncker, ex presidente dell'UE, non più tardi di qualche settimana fa, in un suo discorso ha affermato che "senza l'euro la Germania dovrebbe temere l'Italia, e non la Cina". Che staccarsi dall’euro faccia bene, ce lo dimostra la Brexit. In Inghilterra, come riferisce Milano Finanza, il tasso di disoccupazione è ai minimi storici dal 1975, nonostante l’aumento di popolazione attiva dovuto a chi ha scommesso sull’uscita dell’UK dall’euro. Proprio nel 2016 la Gran Bretagna è diventata la prima meta per i più giovani. Per quanto riguarda gli Italiani, secondo l’AIRE, gli espatri sono passati, dai circa 60.000 nel 2011, agli oltre 123.000 del 2016, con un aumento del 104%. Nonostante quindi l’aumento della popolazione attiva, – gli Italiani fra i 20 e i 40 anni – il tasso di disoccupazione è calato più del previsto, attestandosi attorno ad un 4,6%, valore più basso dal 1975, come riferisce l’Ufficio Nazionale di Statistica ONS. I dati parlano di 1.530.000 disoccupati, 145.000 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, prima della Brexit. L’ONS riferisce anche che insieme al calo della disoccupazione, si registra anche un aumento dei salari del 2,1%.

Nonostante le Cassandre e le previsioni disastrose di tutti i nostri media, stampati e in TV, l’uscita dall’euro pare che sia stata la mossa giusta per risanare l’economia di un grande paese come l’Inghilterra, cosa che noi non potremo mai più mettere in atto, stante la classe politica che abbiamo, legata, come noto, a carrettini internazionali interessati a mettere le mani sulla nostra nazione e sulle sue eccellenze. Ma ciò che accade in UK non si deve sapere. E infatti i media non ne parlano. È di questi giorni una notizia, poi smentita dalla May, del pagamento di 40 miliardi di euro dell’UK all’UE, come indennizzo per il divorzio. Una bufala, come sembra, fra le tante che circolano a proposito della Brexit.  E qui arriviamo alla percezione individuale. Se il termometro segna 35° e noi ne percepiamo 45, il problema è la percezione. Se le cifre ci indicano  in percentuale, sulla popolazione europea, lo 0,004% – o qualcosa di simile – di presenza di ‘risorse boldriniane’, il problema è la percezione, perché il nostro giardino ne è pieno – “not in my backyard”. L’Europa è fallita anche sotto questo profilo, e magari ci si aspettava che ciò accadesse, oppure qualcuno se ne è fregato. Finalmente qualcun’altro s’è reso conto che così non poteva continuare, e gli sbarchi operati dalle ONG senza freni e senza controllo – ma non senza denaro, per pura bontà d’animo: diceva Andreotti  che a pensar male si fa peccato, ma ci s’azzecca quasi sempre,  insomma, nulla per nulla –  sono diminuiti. La C-STAR, la nave paramilitare della organizzazione Defend Europe, subito ribattezzata la 'Nave Nera', noleggiata da un cittadino britannico, impegnata in passato in azioni di contrasto alla pirateria, pattuglia ora le acque in cui ONG e navi militari italiane raccolgono disperati provenienti dall’Africa, minacciando azioni a qualsiasi livello pur di fermare l’esodo. Tutto poi va a finire in politica, con la C-STAR  dichiarata ‘fascista’ e perseguibile dalle leggi dello Stato italiano qualora si affacciasse ai nostri porti, e con la controparte ‘umanitaria’ che si fa scudo dei ‘salvataggi’, operati in acqua libiche – e quindi più taxi service che salvataggi in mare. Soprattutto quando il mare è una tavola, e i fuggitivi – a cui non importa un beneamato se fuggono da guerre o da altro – non corrono alcun rischio. Mentre gli scafisti abbandonano il gommone, ma recuperano il motore fuoribordo.

Lo stesso Matteo Renzi, trasformato in predicatore, che ha fiutato l’aria, dichiara – a differenza di ciò che diceva qualche mese fa – che li possiamo salvare tutti, ma non li possiamo accogliere tutti: una chiara espressione di demagogia,  propedeutica ad una campagna elettorale sempre in piedi. Siamo in campagna elettorale permanente, in Italia, dopo il quarto governo non eletto, mentre Napolitano bada a tener basso il profilo,  lavorando sempre e comunque ad un mandato ‘europeista’ del quale si dice convinto, anche nella sua vacanza dorata a nostre spese, trasportato da un aereo di Stato e scortato da decine angeli custodi – sempre a spese dello Stato, cioè nostre. Cantone con l’ANAC – agenzia anticorruzione –  fa nuove scoperte a proposito della Consip, – o mostra di farle,-  che coinvolgerebbero Tiziano Renzi. È di questi giorni la notizia di appalti CONSIP truccati per circa 2 miliardi e 700 milioni, come riferiscono i TIGGI’.

Mentre la Madia, responsabile dell’irresponsabile smembramento della Guardia Forestale, una nostra eccellenza,  sbandiera nuove assunzioni anche in polizia: peccato che non coprano neanche il 50% dei pensionamenti, per cui l’organico per la nostra sicurezza rimane sempre insufficiente. Una polizia perseguitata anche a livello politico – tranne quando i nostri tutori dell’ordine devono proteggere ‘loro’, gli appartenenti alla ‘Casta’, chissà da quali pericoli: oppure ci sono cose che non conosciamo – ma perseguitata quando deve cercare di contenere le ‘esuberanze’ di una popolazione africana proiettata nel nostro mondo occidentale senza preparazione, e senza la benché minima volontà di integrazione. Questo per loro è il paese di Bengodi, dove puoi accoltellare un poliziotto, stuprare una ragazza in pieno centro, evacuare nel giardini pubblici, creare accampamenti abusivi, ubriacarsi, pedalare lungo l’autostrada, fare il bagno nudi in quelle fontane che sono il fiore all’occhiello dei nostri musei a cielo aperto: il tutto impunemente, date le protezioni dall’alto, mentre i puniti sono i poliziotti che fanno – o cercano di fare – rispettare le regole di una società sempre meno civile, minacciati dal nuovo reato di ‘Tortura’, creato apposta per loro, sicchè l’impotenza è totale. Al contrario, non molto tempo fa, fu multata una turista americana che voleva rievocare la ‘Dolce Vita’,nella parte di Anita Ekberg, con un pediluvio nel Fontanone: altri tempi, altre dolcezze, ormai l’Italia è tornata indietro di millenni. Sullo sfondo di uno stivale che brucia di centinaia di roghi – il che non può essere una coincidenza, ma un attacco premeditato alla nostra nazione, orchestrato a tutti i livelli a partire dall’euro di Prodi in poi, e anche prima, da quel Ciampi che disconnesse la Banca d’Italia dal Ministero delle Finanze – , continuato attraverso l’invasione di ‘migranti’ in un cul de sac italiano, persone che nessuno vuole accogliere, con le dimissioni forzate di Berlusconi e del suo governo, propiziate da Napolitano, con l’avvento del governo Monti, poi Letta, poi Renzi, poi Gentiloni, senza che una sola scheda elettorale sia stata riempita; con la svendita dei nostri gioielli, pubblici e privati, con il ‘gran rifiuto’  a proposito della STX di quel Macron che tutti hanno accolto con grida di giubilo, senza sapere esattamente che animale fosse – ma sapendo che proveniva da Goldman Sachs – pur di andare contro la Le Pen a tutti i costi; con una nave canadese – l’ultima in ordine di tempo – che sta scaricando nel nostro territorio 190.000 quintali di grano al glifosato, quel potente pesticida che fa seccare il grano prima della maturazione, permettendone la raccolta, un prodotto altamente  tossico e cancerogeno, assolutamente vietato in Italia, e la cui presenza è negata  da chi dovrebbe vigilare sulla nostra salute.

Forniture fortemente ‘raccomandate’ dall’UE, a vantaggio delle lobby a cui fanno capo. Ora ci si prospetta  un’altra notizia preoccupante: pare che Laura Boldrini abbia dichiarato che, dopo aver sufficientemente ‘dato’ alla nazione come terza carica dello Stato, si presenti alle elezioni, insomma, per ripetere una frase del Cavaliere, ‘scenda in campo’. Per cui le sue ‘esuberanze’ dichiarate e orientate, a volte molto originali,  assumeranno un colore politico ben preciso, e una diversa autorità. D’altra parte era chiaro che questa fosse la sua intenzione, quando, piuttosto che assumere una veste neutrale come avrebbe richiesto la sua posizione, ha partecipato a convegni e incontri politici, oltre che a bacchettare sonoramente in Parlamento parti politiche a lei poco gradite. Nel frattempo si scopre – così riporta ‘Il Giornale’ – che nelle chat degli scafisti sarebbe presente un prete eritreo amico della Boldrini che avrebbe messo in contatto  migranti e ONG. Complicità in qualche reato, per esempio di immigrazione clandestina, o connivenza con gli schiavisti mercati di uomini? Abbiamo i nostri dubbi che quelle chat vengano lette in questa direzione, per ovvi motivi. Mentre gli Italiani, quelli che hanno ancora qualche soldo nella scarsella, vanno al mare o ai monti, subito censiti con grande evidenza dai TIGGI’ di Stato: bollini rossi, blu, neri, verdi, gialli. Se milioni di Italiani vanno in vacanza, ridotti ogni anno di una percentuale trascurabile, vuol dire che dopo tutto non stiamo poi tanto male; anche se i pensionati continuano a raccattare frutta e verdura dagli scarti del mercato e le mense della Caritas sono piene, più d’Italiani, ormai, che di stranieri.  La ripresa è in atto, recitano i fogli di Stato compatti, anzi, supera le previsioni, secondo l’ISTAT, anche se la disoccupazione giovanile è a cifre da terzo mondo. E torniamo alla percezione. Guardandoci intorno, abbiamo la percezione del fatto che i dati dell’ISTAT non siano sempre sinceri: ma lo sanno, i suoi funzionari, che a dire le bugie si va all’inferno?

 

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Cronaca

Aggredito giornalista de “La Stampa”: l’ennesimo attacco alla libertá di stampa

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Parto da un fatto semplice, apparentemente banale, ma che dovrebbe, condizionale d’obbligo, far riflettere tutti: la violenza va condannata senza se e senza ma.
E quando la violenza parte da un presupposto di odio da parte di un gruppo la condanna deve essere fatta ancora con più forza e con più decisione.
E va fatta con ancora più veemenza quando l’aggressione viene rivolta a chi, da sempre, è in prima linea per consentire ad un paese democratico che verità ed informazione possano essere sempre un connubio di libertà: un collega giornalista.
L’ aggressione ai danni di Andrea Joly, giornalista de La Stampa di Torino, è l’ennesima dimostrazione di come l’odio troppo spesso popoli il nostro paese. Dietro di esso si nasconde il tentativo forte di delegittimare una categoria, quella dei giornalisti, da sempre coscienza libera in quanto lettori attenti ed obiettivi della realtà.
Diventa necessaria, quindi, una levata di scudi dell’intera classe politica nazionale per ristabilire un argine di rispetto e di sicurezza che eviti i troppi tentativi di bavaglio che violano il principio, sancito dalla nostra Carta Costituzionale, della libertà di stampa.
Scriveva Thomas Jefferson:
“Quando la stampa è libera e ogni uomo è in grado di leggere, tutto è sicuro”.
Mai parole sono state così attuali.

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Editoriali

19 luglio 1992: un maledetto pomeriggio

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Lo ricordo come allora quel tragico 19 luglio 1992.
Un caldo improponibile, come quello di questi giorni.
Ma era sabato e con gli storici amici del paese l’appuntamento era fisso: “… ci vediamo più tardi al chiosco, verso le 5, e poi decidiamo dove passare pomeriggio e serata …“.
E cosi facemmo!
Arrivammo un po’ alla spicciolata (cellulari, WhatsApp ed altro sarebbero arrivati anni dopo).
Per ultimo, ma non per questo meno importante, uno dei nostri amici, all’epoca cadetto alla scuola sottufficiali dei Carabinieri.
Lo sguardo basso, ferito oserei dire.
Il passo lento, non era il suo solito passo.
Gli occhi lucidi che facevano presagire che qualcosa di grave era successo.
“Hanno ammazzato pure Paolo”, furono le sue uniche indimenticabili parole.
In un momento i nostri sorrisi, la nostra voglia di festeggiare quel sabato si ruppe.
Non erano passati neanche due mesi dell’attentato di Capaci in cui Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta erano stati ammazzati per ordine della Mafia ed ora anche Paolo Borsellino e la sua scorta erano lì dilaniati dall’ennesimo atto vigliacco di Cosa Nostra.
Giovanni e Paolo incarnavano i sogni di quella nostra generazione pronta a scendere in piazza per dire “NO ALLA MAFIA”.
Una generazione che aveva fatto dell’impegno politico e sociale la propria stella polare.
Quei due uomini seppero farci capire quanto l’impegno dovesse essere sempre animato da uno spirito di sacrificio personale.
Ci fecero capire che per cambiare il mondo il primo impegno era mettersi in gioco.
Quel pomeriggio i nostri sogni di ragazzi che volevano un mondo migliore saltarono in aria come quella maledetta bomba in via d’Amelio.
Ma capimmo, anni dopo, che dalla loro morte sarebbe germogliato quel seme che avrebbe fatto crescere la pianta rigogliosa della legalità.
Oggi a più di 30 anni dalla loro morte tengo in mente due loro pensieri:

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

L’ importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza (Giovanni Falcone)
La paura è umana, ma combattetela con il coraggio (Paolo Borsellino)


Ecco paura e coraggio … le loro vite, il loro impegno, il loro sacrificio ci hanno insegnato che possono convivere e farci essere grandi uomini.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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