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Esteri

ISIS: OSTAGGIO GIAPPONESE SALVO, SCAMBIATO CON UNA TERRORISTA

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Tempo di lettura 2 minutiIl portavoce del governo di Amman, Mohammed Al Momani, ha spiegato in una nota che la priorita' e' "salvaguardare la vita del pilota Muadh Al Kasasbeh"

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Redazione

Il Giappone ha ceduto il ricatto Isis e salvato il proprio connazionale. I jihadisti sunniti dello Stato islamico hanno cinguettato su Twitter che la Giordania ha liberato la terrorista Sajida al-Rishawi, che sarebbe gia' "nella terra del Califfato"; e che il freelance nipponico "non e' piu' prigioniero dello Stato Islamico", ma "in viaggio dalla Siria alla Giordania". Manca ancora pero' la prova dello scambio.
Finora la Giordania ha fatto sapere di essere pronta a liberare al-Rishawi, l'aspirante kamikaze irachena arrestata nel 2005 per un attacco suicida che fece decine di morti, in cambio del pilota giordano catturato in Siria e per cui l'intero Giappone si è messo a chiederne la liberazione con manifestazioni nelle piazze, vglie, preghiere. Il portavoce del governo di Amman, Mohammed Al Momani, ha spiegato in una nota che la priorita' e' "salvaguardare la vita del pilota Muadh Al Kasasbeh", il militare catturato dagli jihadisti alla vigilia di Natale a Raqqa, per cui liberera' la terrorista se il soldato ritorna sano e salvo. E una volta scaduto l'ultimatum, alle 15 ora italiana, ha anche chiesto una prova che il pilota sia ancora in vita, ma non ha ancora ottenuto risposta.

Nel comunicato del governo giordano non si fa cenno al giornalista nipponico. Lo Stato Islamico avrebbe proposto un doppio scambio di prigionieri: la liberta' del pilota giordano e del giornalista nipponico in cambio del rilascio della terrorista e un altro jihadista, Ziad al-Karbouli, collaboratore di Abu Musab al-Zarqawi catturato nel 2006.
Sajida al-Rishawi era la moglie di uno dei tre kamikaze che riuscirono a farsi saltare in aria ad Amman, nel 2005, causando 57 morti. Anche lei avrebbe voluto farsi esplodere ma la sua cintura esplosiva non si attivo'. Sarebbe anche la sorella di uno stretto collaboratore di al-Zarqawi. Catturata dalle autorita' giordane, fece un'apparizione in tv per una sorta di confessione-rivendicazione; e' stata condannata a morte da un tribunale militare giordano nel 2006, ma nello stesso anno il governo di Amman ha aderito alla moratoria sulla pena di morte.
Le esecuzioni sono riprese il mese scorso e c'e' da giurare che Sajida fosse in prima fila, nel braccio della morte.
L'altro jihadista in gioco, se così si può dire, e' al-Karbouli: arrestato nel 2006, era un collaboratore di Abu Musab al-Zarqawi, il leader di al-Qaeda in Iraq, ucciso nel 2006 a Baquba e autore di alcuni tra i piu' efferati attentati in Iraq, dopo la caduta di Saddam Hussein. Certo essere minacciati in questo modo e cedere alle minacce prelude ad un lungo periodo di ricatti. Ma le vite umane vengono prima.