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di Daniele Rizzo
Se a dirlo è il Ministro dell’Interno in prima persona c’è da fidarsi: in Italia sono presenti alcune decine di combattenti jihadisti dell’Isil, miliziani di nazionalità italiana pronti a morire per la causa islamica. Angelino Alfano lo ha confermato in un’intervista al Corriere del 24 agosto, annunciando che i Servizi segreti e l’Intelligence stanno lavorando per identificare ed isolare queste micro cellule terroristiche. Che poi non è neanche detto siano cellule in comunicazione tra loro. Più probabilmente si tratta di “lupi solitari” convertiti all’Islam, addestrati in Medio Oriente e spinti alla jihad da dei reclutatori presenti sul territorio italiano.
A prescindere dalle modalità di reclutamento o dai numeri che permettano di quantificare il fenomeno, di certo c’è che questa è una situazione allarmante che sta smuovendo tutte le realtà europee. Il pericolo di infiltrazioni terroristiche nelle maggiori capitali europee è difatti stabilmente presente dal 11 settembre del 2001, figurarsi oggi che il califfo al-Baghdadi ha chiamato a raccolta tutti i musulmani del mondo.
Ed a confermare le parole del ministro Alfano è oggi arrivato il primo riscontro pubblico: in Veneto sono stati iscritti al registro degli indagati cinque uomini, tutti sospettati di essere vicini alle organizzazioni che lottano con l’Isil. L’ipotesi che in queste ore è al vaglio degli investigatori è che i cinque (le cui origini dovrebbero essere balcaniche) abbiano svolto l’attività di reclutamento di persone finalizzata al raggiungimento del conflitto in Medio Oriente.
Intanto l’Onu, tramite la Commissione d’inchiesta sulla Siria che oggi ha presentato un rapporto a Ginevra, denuncia il perpetrarsi di esecuzioni pubbliche, flagellazioni e amputazioni in Siria da parte dell’Isis: ogni venerdì nel nord del paese sarebbero decine e decine le persone soggette a queste pratiche. Per lo più prigionieri di guerra, ma non mancano anche le donne costrette alla flagellazione in virtù dell’abbigliamento contrario alle regole dell’Isis. A questi rituali sarebbero invitati ad assistere anche i bambini, affinché gli serva da “lezione”.
Proprio riguardo i bambini è un altro il punto del rapporto Onu che ha sollevato clamore, e cioè che l’Isil starebbe arruolando tra le sue file anche ragazzi di appena 10 anni. L’intenzione dello Stato Islamico è evidente: coinvolgere più gente possibile nel proprio progetto di conquista globale, non disdegnando i bambini, che rappresentano il futuro dell’organizzazione. Un progetto che dimostra dunque la perversa lucidità dei combattenti jihadisti.
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