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di Maurizio Costa
Baghdad – Dieci persone sono morte in un attentato a Baghdad, mentre altre 8 vittime si contano nel quartiere di Karrada, colpevoli solamente di frequentare una moschea sciita.
I mandanti di questi ed altri atroci delitti sono i nuovi adepti dello "Stato Islamico", un’istituzione non riconosciuta fondata dal califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che ha proclamato l’indipendenza dall'Iraq a gennaio. L’obiettivo di questo “Stato nello Stato” è quello di estendere il proprio dominio non solo in Iraq ma anche in Siria, Giordania, Israele, Palestina, Libano, Kuwait e Cipro.
Facendo ricorso alla jihad, che significa il “massimo sforzo”, azione che può portare anche ad una guerra santa, il califfo e i suoi discepoli vogliono distruggere e uccidere chiunque si metta sul proprio cammino di conquista.
Il 25 luglio, l’Isis distrugge la Moschea di Giona a Mosul, perché frequentata anche da cristiani. L’unico modo di salvarsi per i perseguitati è quello di abbandonare la zona oppure pagare una tassa ai terroristi.
La situazione è diventata talmente grave che il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha deciso di bombardare le zone calde nel nord dell’Iraq per cercare di disperdere l’Isis. Non si esclude un intervento terrestre.
Intanto le atrocità non si sono fermate. L’ isil ha segregato sui Monti del Sinjar oltre 40mila Yazidi, una minoranza che si trovava d’intralcio nell’avanzata dei jihadisti nel nord dell’Iraq. Più di 20mila tra uomini, donne e bambini sono riusciti a scappare, ma il resto è ancora sotto mira dell’Isis. I jihadisti hanno perpetrato un vero e proprio massacro: più di 500 Yazidi sono stati uccisi e sepolti, alcuni mentre erano ancora in vita. Un crimine contro l’umanità inaccettabile. Inoltre, quasi 300 donne sono state rapite per essere ridotte in schiave, agli ordini dell’Isis.
Intanto, continuano i raid degli Usa, che, insieme all’Ue, hanno intenzione di rifornire di armi i Curdi per cercare di arginare l’emergenza procurata dall’Isis.
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