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Editoriali

io amo l'italia

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MAGDI ALLAM: IO AMO L'ITALIA
DI ROBERTO RAGONE
"IO AMO L'ITALIA"  era il nome del Movimento politico che Magdi Cristiano Allam aveva fondato anni addietro. Una bella iniziativa, specialmente da parte di chi italiano di nascita non è, ma naturalizzato. Una bella iniziativa che purtroppo ha dovuto essere messa da parte. Ma l'amore di Magdi per l'Italia, sua patria di adozione, continua e sempre più si concretizza nella sua attività di giornalista e scrittore. Oggi Magdi Allam gira per l'Italia, presentando le sue pubblicazioni e tenendo conferenze, il cui tema è sempre quello che l'amore per la nostra nazione gli detta. Magdi spazia fra  i poteri forti, tra i quali oggi  troviamo anche la chiesa cattolica e un papa gesuita, e la politica. Lui è per il NO al referendum, come potrà vedere chi vorrà andare sul suo sito Internet. L'abbiamo raggiunto fra un trasferimento e l'altro, fra una conferenza e l'altra, e ci ha concesso questa breve intervista, che vi proponiamo.
Ho letto da qualche parte che, dopo esserti convertito al cattolicesimo, pare che tu abbia fatto marcia indietro, come mai?
Per la verità, io ho sempre espresso, anche prima del mio battesimo, la mia perplessità nei confronti dell’atteggiamento della chiesa, che, a partire dal 1966, con il documento ‘Nostra Aetate’, di fatto legittima l’Islam come religione vera, di pari valore del Cristianesimo e dell’Ebraismo, e ritenendo che Allah e Dio Padre siano la stessa cosa, concependo che Maometto sia stato un profeta autentico, senza evidenziare la profonda divergenza e il profondo contrasto con Gesù, così come non si entra nel merito dei contenuti del Corano. Tutto questo io l’ho sempre detto, l’ho accentuato, nel momento in cui con papa Francesco questa legittimazione dell’Islam è diventata più forte, culminando, lo scorso 31 luglio, con gli imam che sono stati invitati a salire sull’altare, e dall’altare a recitare i versetti del Corano in arabo, cosa che non è mai accaduta in millequattrocento anni di storia dei rapporti fra il Cristianesimo e l’Islam. Così come sono critico nei confronti dell’enfasi posta da papa Francesco riguardo all’accoglienza, considerando che la stragrande maggioranza di quelli che entrano sono giovanotti di sesso maschile, e sono prevalentemente islamici. Quindi non riesco a comprendere come possa il papa immaginare che la rigenerazione della vita e la rinascita della spiritualità in Europa possa avvenire attraverso questa auto-invasione di milioni di clandestini islamici. 
So che in quell’occasione che hai citato prima, hai anche contestato ad un imam l’aver recitato dei versetti del Corano in arabo, in quanto versetti falsamente pacifici. 
Esatto. È la prima sura del Corano, la cosiddetta ‘sura laprente’, che condanna di miscredenza gli Ebrei, indicandoli come ‘coloro nei cui confronti ti sei adirato’, e il riferimento è ad Allah, e di miscredenza nei confronti dei Cristiani, indicati come ‘coloro che vagano nell’errore’. Gli stessi versetto recitano: “Dacci la retta via, la via di coloro che hai colmato della tua grazia,” che sono i musulmani, “non coloro che sono incorsi nella tua ira” che sono gli Ebrei “non coloro che vagano nell’errore”, che sono i Cristiani, dove il concetto è che i Cristiani, quali politeisti, per la fede nella Trinità, sono miscredenti. Il fatto di aver consentito a questo imam, dall’interno della Cattedrale di Bari, di condannare di miscredenza gli Ebrei e i Cristiani, è una cosa aberrante. A maggior ragione, perché è la chiesa stessa che lo ha consentito. 
Pare che la Boldrini abbia detto che in ogni casa italiana ci dovrebbe essere un Corano, e che dovremmo studiarlo. Allora anche i musulmani dovrebbero avere in ogni casa una Bibbia, e questo non è possibile, perché segnerebbe la condanna a morte del suo proprietario.
In realtà questa frase della Boldrini non l’ho sentita, e non posso discuterne. Sicuramente, però, la Boldrini promuove il relativismo, sia valoriale, sia culturale, è arrivata a dire che noi dobbiamo avere come punto di riferimento la civiltà degli immigrati, additandoli come un esempio che l’Europa dovrebbe seguire, così come promuove e favorisce l’islamizzazione dell’Europa, affermando sostanzialmente il pari valore fra le religioni, lei che è atea, e, se non è atea, sicuramente non è una credente praticante. In questo contesto noi oggi dobbiamo prendere atto che il relativismo religioso, da un lato ci porta alla legittimazione dell’Islam come religione,  dall’altro sta delegittimando il Cristianesimo, nel senso che non lo concepiamo più come ‘la verità’ a cui guardare, e il fatto che questo avvenga da parte nostra, dentro casa nostra, è il sintomo più manifesto della nostra rassegnazione, e la rassegnazione, che è frutto della paura, a sua volta produrrà la nostra sconfitta.
Tu parli di Cristianesimo, io faccio un distinguo fra Cristianesimo e Cattolicesimo. Tu che ne pensi?
È corretto che sia così. Nell’ambito del Cristianesimo c’è la chiesa cattolica, ci sono altre chiese cristiane che non sono cattoliche, che non riconoscono la figura del papa come vicario di Cristo in terra, che esprimono contrarietà a funzioni e dogmi del Cattolicesimo, come l’eucarestia, so che oggi il papa sta rivalutando il protestantesimo, e sappiamo bene che il protestantesimo condanna la chiesa cattolica, non crede nell’eucarestia; quindi, abbiamo a che fare sicuramente con realtà cristiane diverse. All’interno di queste realtà cristiane diverse ci sono realtà affini al cattolicesimo nella legittimazione dell’Islam, penso ad esempio agli Anglicani in Gran Bretagna. Ci sono invece realtà che sono più integerrime, come talune chiese evangeliche, e lo stesso dicasi per il loro atteggiamento nei confronti di questa auto-invasione di clandestini che sono prevalentemente islamici. 
Parlando di invasione, oggi c’è la notizia che trecento migranti saranno ospitati nella Caserma Montello a Milano. Ma tu cosa ne pensi della politica di Renzi?
Penso che Renzi sia un burattino che esegue degli ordini che arrivano dall’Unione Europea, che a sua volta esegue gli ordini della grande finanza speculativa globalizzata che è il vero potere forte che oggi governa questo mondo, con la prospettiva di trasformare l’umanità in un meticciato antropologico, dove ciascuno di noi sarà ridotto a semplice strumento di produzione e di consumo della materialità, quindi con la necessità di abbattere le frontiere e le identità nazionaliste e localistiche, di spogliarci della nostra anima e quindi di identità e di valori, ed è per questo che sono ancor di più perplesso nei confronti dell’atteggiamento della chiesa nel momento in cui constato che va in questa direzione. Quello che sta accadendo, e che vede convergere lo Stato e la chiesa a favore dell’islamizzazione dell’Italia, in generale dell’Europa, a favore dell’autoinvasione con milioni di clandestini islamici, è un suicidio, è un promuovere la sostituzione della nostra società sul piano demografico, ed è una condanna a morte per l’unica civiltà che esalta la sacralità della vita di tutti, la pari dignità delle persone e la libertà di scelta.
Guardando il panorama politico odierno, vedi un partito che potrebbe andare al governo e sanare questa situazione, dare una svolta nel senso del vantaggio per i cittadini italiani?
Guarda, ci sono partiti nell’ambito del centrodestra che denunciano tutto questo. Forse la voce più forte è quella della Lega Nord di Matteo Salvini. Il problema vero riguarda il passaggio dalle parole ai fatti, perché la Lega è stata anch’essa al governo, negli ultimi vent’anni, e ha contribuito al risultato che attualmente ci vede prossimi alla perdita di ciò che resta della nostra sovranità nazionale, dopo aver perso la sovranità monetaria, la sovranità legislativa, la sovranità sul piano della sicurezza, della difesa, la sovranità alimentare, la sovranità energetica. Quindi il problema è che il sistema finisce per fagocitare i partiti che concorrono al mantenimento di questo sistema. Credo che serva uno scossone forte dal basso, dalla mobilitazione di milioni di Italiani, che, partendo dalla consapevolezza di ciò che sta accadendo, attraverso l’acquisizione e la diffusione della corretta rappresentazione della realtà, e forti del riscatto della certezza che si ha sul piano delle radici, della fede, dell’identità, dei valori, delle regole e delle leggi, possano promuovere un’autentico e radicale cambiamento, acquisendo un nuovo modello di Stato, di sviluppo e di società. 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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