INNOCENTE RUBATE: LE LEGGI NON SCRITTE DI UNO STATO SILENTE

di Angelo Barraco
 
“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)” scrisse Antoine de Saint-Exupéry. Ci sono bambini che non potranno mai più ricordare un episodio risalente all’infanzia poichè brutalmente uccisi da soggetti senza scrupoli che hanno abusato di loro e hanno messo a tacere l’innocenza delle loro flebili e possibili grida d’aiuto con un pugno duro e sporco di peccato e sangue. L’infanzia  rappresenta per il fanciullo il periodo in cui vi è una costante protezione e sicurezza, dove il genitore crea un velo di maya attorno al proprio figlio, affinché ogni forma di male fisico e psichico viene tenuto fuori da quel vissuto ancora da costruire: L’articolo 30 della Costituzione Italiana stabilisce che “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio. Nei casi di incapacità dei genitori, la legge prevede a che siano assolti i loro compiti”. Una legge che punta alla tutela e al benessere del fanciullo in tutte le sfaccettature, qualora dovessero venir meno gli elementi sopracitati dall’articolo 30, lo Stato agisce per tutelare e reinserire in un sistema sano e protetto il minore che è stato oggetto di cattive condotte messe in atto da terzi nei suoi riguardi. Ma funziona realmente così? L’applicazione legislativa riesce a tutelare i minori a rischio qualora questi ultimi si dovessero trovare in situazioni in cui si necessita di un’azione preventiva ai fini di salvaguardarli? In alcuni casi si, in altri no. La cronaca ci illustra uno spaccato sociale in cui non esiste un potere morale costituito che impedisce all’uomo di agire contro il minore, ma vi è una propensione di soggetti adulti nell’esercitare azioni coercitive di natura fisica e psichica ai danni di giovanissimi incapaci di intendere e di volere. La cronaca odierna ci ha insegnato che vi sono luoghi fisici  in cui vi siano leggi non scritte, dove l’omertà è il vero potere costituito. In una società dove vige una ferrea costituzione con leggi applicate, vi  è in realtà un potere costituente chiamato omertà non di certo utile ai fini di migliorare le sorti di un paese in rotta di collisione con un continuo degrado sociale e culturale, dove non esiste un’uguaglianza sociale ma esistono enclavi culturali che cercano di far sentire la loro voce anche attraverso un disagio perenne che non troverà mai risposte. Fortuna Loffredo, Antonio Giglio e recentemente la piccola Maria Ungureanu, sono piccole vittime di una società che non ha saputo ascoltare un grido innocente di aiuto, sono vittime di adulti che hanno abbattuto qualsiasi forma di legge morale non scritta, soggetti che hanno squarciato per sempre un delicatissimo velo di maya e  spezzato una sottile una catena chiamata vita. Soggetti che hanno fatto coercizione nei confronti di queste piccole e innocenti vite, che non potranno mai più ricordare, un giorno, come è stata la loro infanzia perché quei colori che tanto avrebbero voluto vedere, quei giochi che per loro rappresentavano una crescita e un continuo progresso, quella luce che brillava negli occhi di chi doveva e voleva scoprire il mondo, in realtà si è tinta di nero, tutto si è spento, assumendo l’oscuro e triste colore della sconfitta morale e sociale.