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INEFFICACIA DEI VACCINI ANTINFLUENZALI: GLI SCIENZIATI RUSSI SPIEGANO I MOTIVI

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Tempo di lettura 5 minutiLo studio russo ha esaminato la relazione tra mutazioni a breve e lungo termine del virus ed i risultati possono essere rilevanti per la previsione dei futuri ceppi pandemici di influenza A

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di Cinzia Marchegiani

Mosca – Ogni anno si ripetono gli annunci propagandistici dell’importanza di vaccinare la popolazione contro l’influenza. Ma quanto la progettazione dei vaccini riesce ad anticipare le forme virali che saranno poi in circolazione, se i vaccini vengono prodotti molto tempo prima, per ovvi problemi di sicurezza, di essere messi in commercio? Poco o nulla sembrerebbe e ce lo dice la memoria storica delle stagioni influenzali precedenti, come quella dello scorso anno 2014/2015.

Fallimento vaccinale 2014/2015. La scorsa stagione influenzale ha insegnato che i vaccini pubblicizzati in tutti canali istituzionali, fino alla rete pubblica ammiraglia Rai Uno con il “Fluad Show” a Porta a Porta, erano inefficaci, e inoltre nonostante i decessi avvenuti in concomitanza alla profilassi vaccinale è stato sempre consigliato di vaccinarsi.

Ma il 5 giugno 2015 e solo a fine stagione influenzale, l’agenzia del Farmaco Italiana lasciava testimonianza ufficiale ed indelebile dell’efficacia, o meglio inefficacia del vaccino antinfluenzale che era stato precedentemente raccomandato per la stagione 2014-2015 a tutti i cittadini, compresi i bambini e nel dettaglio si leggeva:Durante la stagione si sono diffusi i virus dell'influenza A(H1N1) pdm09, A (H3N2) e di tipo B virus, con il ceppo dominante A (H3N2) che ha rappresentato oltre il 50% di tutti i rilevamenti di virus. Dei virus H3N2 che sono stati ulteriormente analizzati, a causa di una deriva antigenica, il 71% era dissimile al ceppo del vaccino. Ciò ha causato l'efficacia limitata della componente H3N2 dei vaccini contro l'influenza della scorsa stagione. Le componenti A (H1N1) pdm09 e B del vaccino hanno offerto protezione contro i virus circolanti.”

Una scoperta che arriva dalla Russia contraddice le eminenze vacciniste. Gli scienziati del Moscow State University hanno fatto un passo in avanti riguardo la previsione di pandemie influenzali. I ricercatori russi hanno esaminato la relazione tra mutazioni breve e quella a lungo termine dei virus, per valutare l’impatto delle pandemie influenzali e per ovvi motivi anche l’efficacia (o non efficacia) dei relativi vaccini prodotti.

I risultati di questa ricerca scientifica sono stati pubblicati la scorsa settimana sulla rivista PloS Genetics e apre scenari importanti proprio sulla scarsa capacità di realizzare vaccini efficaci che poi vengono commercializzati, e che purtroppo per ovvi motivi solo a stagione influenzale terminata possono dimostrare il loro effettivo potere immunizzante contro i ceppi virali circolanti (e non ipotizzati) che hanno colpito le persone.

L’Università di Mosca nel mostrare il lavoro dei propri scienziati ha illustrato questo importante studio: “Ogni anno, migliaia di vite vengono colpite dall'epidemia di influenza. Sebbene la vaccinazione influenzale risulta molto efficace, non è possibile eliminare completamente il rischio dell'influenza a causa dell'insolito ed elevato tasso di evoluzione dei ceppi virali”. La ricerca spiega come ogni nuovo ceppo influenzale che si diffonde ogni anno in tutto il mondo sia sempre diverso da quello dell'anno precedente. I nuovi ceppi prenderebbero quindi "in giro il nostro sistema immunitario" e renderebbero quindi il vaccino meno efficace. Non di poco conto, inoltre, il fatto che di tanto in tanto appare un ceppo virale radicalmente nuovo che mette tutta l'umanità di fronte alla pandemia. Infine è stato considerato il fattore legato alle mutazioni genetiche in atto nei virus, e in diverse scale.

La nuova scoperta. L’influenza stagionale si verifica a causa di mutazioni puntiformi e le grandi pandemie, spesso sono associate a importanti cambiamenti genetici, detti “riassortimento”. Riassortimenti e mutazioni puntiformi sono tra le principali varietà di influenza A virus. È stato evidenziato il fattore relativo ai riassortimenti che provocano un aumento temporaneo del tasso di cambiamenti di aminoacidi come le proteine virali che si adattano al nuovo ambiente genetico, sottolinenando il fatto che questo fenomeno non era stato studiato sistematicamente. La relazione tra questi tipi di eventi è stata studiata per la prima volta dagli scienziati russi del Dipartimento di Bioingegneria e Bioinformatica, Lomonosov Moscow State University, in collaborazione con i colleghi del Central Research Institute di Epidemiologia e l'Istituto per l'Informazione problemi di trasmissione (IPPI), RAS; Uno degli autori, il professor Alexey Kondrashov, affiliato con l'Università del Michigan.

Le dichiarazioni. "Ogni anno, focolai di influenza stagionale sono dovuti principalmente alla deriva antigenica spiega George Bazykine pertanto, ogni anno, molti di noi soffrono di influenza e ogni anno, abbiamo contratto un nuovo ceppo del virus che cambia tutta la tempistica relativa le contromisure". 
Spiega l'autore principale George Bazykin, eminente ricercatore della Facoltà di Bioingegneria e Bioinformatica, Università Statale di Mosca e capo del Dipartimento di Molecular Evolution IITP: L'influenza A è un virus in rapida evoluzione con genoma composto da otto molecole di RNA distinte chiamate segmenti. Questa struttura genetica permette la formazione di nuove combinazioni di segmenti quando una cellula è coinfezione da più ceppi virali, in un processo chiamato riassortimento. Mentre la "deriva antigenica" – il processo di continuo accumulo di mutazioni puntiformi che modificano le proprietà antigeniche delle proteine virali – è il principale responsabile per l'influenza stagionale, le pandemie più pesanti sono stati causati dalla diffusione di ceppi conseguenza di shift antigenico associato".

Tuttavia, l'associazione tra questi due tipi di processi non era stato studiato sistematicamente. Lo studio russo ha utilizzato numerosi dati di sequenziamento completo del genoma disponibili per influenza A H3N2 per dedurre i tempi evolutivi e studiare i modelli di sostituzioni acido RNA. Questa scoperta ha permesso di trovare che i riassortimenti erano spesso rapidamente seguiti da sostituti, che forse compensato la perdita di forma fisica associata alla riassortimento o esplorate picchi di fitness recentemente accessibili. Questi risultati, spiegano i ricercatori, possono essere rilevanti per la previsione delle future ceppi pandemici di influenza A. L'ipotesi è stata confermata, il riassortimento accelera sostituzioni degli aminoacidi successivi..

Continua George Bazykin: "La maggior parte delle grandi pandemie influenzali del XX secolo si è verificato a causa di riassortimento. Possiamo guardare i ceppi che hanno dato luogo a queste epidemie, e per vedere che sono una tale combinazione di segmenti virali che non hanno incontrato prima. Così è stato con le pandemie del 1957 e il 1968, è stata l'influenza suina del 2009, e del peggiore nella memoria storica di una epidemia di influenza – influenza spagnola del 1918, sembra essere lo stesso è stato come d'accordo, anche su un lungo evento così non può dire con certezza " .

I ceppi più virulenti, risultato del riassortimento. Come risultato del riassortimento può verificarsi un ceppo molto virulento del virus, come i principali cambiamenti genetici rendono insolito per le cellule del sistema immunitario e il virus si diffonde con successo attraverso la popolazione.
Evoluzione del virus, lo spostamento antigenico. Questo è un modo di evoluzione del virus, che gli esperti l’hanno chiamato “spostamento antigenico”. Ma vi è deriva antigenica, quando le proprietà del virus non cambiano bruscamente, ma lentamente e gradualmente a causa dell'accumulo di piccole mutazioni. Queste mutazioni portano ad un cambiamento nella proteina antigenica in primo luogo (le proteine di superficie del virus) emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA). Geni che codificano per queste proteine sono in continua e rapida evoluzione durante la corsa agli armamenti tra il virus e il sistema immunitario.

Insomma gli scienziati russi, con questi inedito ed epocale studio hanno ottenuto risultati che possono essere rilevanti per la previsione dei futuri ceppi pandemici di influenza A. Ciò dimostra quanto labili siano state finora le strategie attuate delle vaccinazioni contro la pandemia del secolo, che ogni anno sembra ricadere sempre sugli stessi errori nel programmare un vaccino potenzialmente efficace.

A conferma della valenza di questo studio, ci sono le pandemie che ogni anno colpiscono il pianeta e come quasi sempre i vaccini dimostrano la loro incapacità ad essere progettati per proteggere dai virus realmente circolanti. Non dimentichiamoci che a fine stagione influenzale 2014/2015, la GSK chiedeva con urgenza il ritiro di tutti i lotti in commercio. Esattamente il 16 aprile 2015 aveva notificato con dicitura “URGENTE DOSI DA RITIRARE” al CDC e la FDA il richiamando volontariamente tutti i lotti rimanenti del vaccino antinfluenzale 2014-2015 del FLULAVAL® quadrivalente Thimerosal-Free (Siringhe preriempite). Il richiamo non riguardava problemi legati alla sicurezza del farmaco, ma perché i prodotti FLULAVAL potevano aver subito una ridotta efficacia a causa di una diminuzione della potenza rilevata attraverso i test di routine… peccato che ormai la stagione influenzale era finita e si conoscevano i ceppi virali in circolazione. Questo paradosso era stato anticipato con il comunicato del 4 dicembre 2014 del Centro di Controllo e Prevenzione Malattie americano che dichiarava come il vaccino antinfluenzale non era più efficace.

Ora questa nuovo studio russo scopre i motivi del fallimento vaccinale e ne sottolinea tutta la sua illogicità, che diventa memoria storica e scientifica solo a stagione influenzale terminata. Insomma, prima si finiscono tutte le scorte e a stagione terminata si dichiara che erano inefficaci. 

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