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INCHIESTA METANIZZAZIONE ISCHIA: GIUDICI VALUTANO TESTIMONIANZA DI MASSIMO D'ALEMA

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Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola.

di Giuseppa Guglielmino

Massimo D’Alema potrebbe essere interrogato come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta relativa l’appalto per la metanizzazione a Ischia. La testimonianza di Massimo D’Alema, da quanto si apprende, dovrebbe chiarire uno dei punti cruciali dell’indagini, ovvero i rapporti che la cooperativa CPL Concordia ha intrecciato con la politica e con gli apparati della pubblica amministrazione.


D’Alema,scandaloso io finito negli atti

“Una vicenda scandalosa. È incredibile diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine della Procura di Napoli. Lancio un allarme. Chi non ha ruoli istituzionali e non è indiziato di reato non può essere perseguitato in questo modo al solo scopo di ferirne l’onorabilità. Difenderò la mia reputazione in ogni sede. Ho già dato mandato agli avvocati”. Lo afferma a Repubblica Massimo D’Alema. “Non c’entra nulla – sottolinea l’ex premier – la mia vicenda con quella di Lupi. Non sono ministro, non do appalti, sono un pensionato”. “E’ incredibile – aggiunge – diffondere intercettazioni che nulla hanno a che vedere con l’indagine in corso”. “Cosa c’entra chi conosco e chi non conosco – lamenta D’Alema -. Certamente ho rapporti con Cpl Concordia, per cui tenni anche una conferenza in occasione della sua assemblea annuale, ma è un rapporto del tutto trasparente come con altre cooperative e aziende private. Una cosa è conoscere i dirigenti di un’impresa nazionale. E ne conosco tantissimi. Altra cosa è un’indagine che riguarda una vicenda precisa con ipotesi di tangenti”, “che rapporto c’è – si domanda – tra i reati di cui si parla e i miei rapporti con le persone?”. “Dalla Cpl – chiarisce quindi l’ex premier – non ho avuto alcun regalo ed è ridicolo definire l’acquisto in tre anni di duemila bottiglie del vino prodotto dalla mia famiglia come un mega ordine, peraltro fatturato e pagato con bonifici a quattro mesi. Il vino non c’entra con l’inchiesta ed è noto a tutti che la mia famiglia produce un ottimo vino. Abbiamo più domanda che offerta. Il favore è riceverlo, non è venderlo. Quanto ai libri nessun beneficio personale, ma un’attività editoriale legittima che rientra nel normale e quotidiano lavoro della fondazione Italianieuropei”.

Giovedì e venerdì interrogatori di garanzia
Sono stati fissati per giovedì e venerdì prossimi gli interrogatori di garanzia nei confronti dei destinatari delle misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la metanizzazione sull’isola di Ischia (Napoli). Tra i primi ad essere ascoltati dal gip del Tribunale di Napoli, Amelia Primavera, figura il sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, assistito dall’avvocato Alfonso Furgiuele. Gli inquirenti – il procuratore aggiunto D’Avino, e i pm Carrano, Loreto e Woodcock – a conclusione della prima fase dell’inchiesta, dovrebbero trasmettere a varie altre procure per competenza territoriale, i riferimenti ad altri appalti emersi dall’indagine sulla metanizzazione a Ischia.

Inchiesta Ischia: Cantone, chiesti atti a pm
Il presidente della commissione anti-corruzione, Raffaele Cantone, ha chiesto gli atti dell’inchiesta di Ischia che ha portato all’arresto del sindaco, Giosi Ferrandino. L’obiettivo è quello di fare verifiche per eventuali commissariamenti di appalti. “Abbiamo chiesto gli atti ufficialmente al procuratore della Repubblica di Napoli – ha detto Cantone – per capire se ci siano appalti che possono essere commissariati: verificheremo, prima dobbiamo leggere gli atti”. Cantone ha sottolineato, inoltre la necessità di “una legge sui finanziamenti delle fondazioni” e ha proposto di estendere l’esperienza dei controlli eccezionali fatti per Expo alle grandi opere.
La vicenda, secondo quanto scrivono i gip di Napoli, vedrebbe coinvolto il sindaco in un giro di mazzette da parte della Cpl che per i pagamenti avrebbe costituito fondi neri per una società tunisina riconducibile al proprio responsabile per le relazioni istituzionali, Francesco Simone. Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

La vicenda
Mazzette dalla storica coop rossa CPL Concordia – 1.800 dipendenti in tutto il mondo, 461 milioni di fatturato – al sindaco Pd di Ischia per ottenere l’appalto delle opere di metanizzazione dell’isola. Undici indagati, nove dei quali arrestati, con sullo sfondo un “sistema corruttivo” molto più ampio e diversi filoni d’indagine ancora “da approfondire”. E dalle intercettazioni spunta il nome di Massimo D’Alema, che rivendica la “assoluta trasparenza” del suo operato. ‘AL SINDACO 330.000 EURO’ – La stipula fittizia di due convenzioni nell’albergo della famiglia, l’Hotel Le Querce, per 330 mila euro; l’assunzione come consulente del fratello Massimo (anche se “nulla sapeva e nulla capiva” della materia) e almeno un viaggio in Tunisia: questo – secondo l’inchiesta coordinata dai pm di Napoli Woodcock, Carrano e Loreto e condotta dai carabinieri del Comando per la Tutela Ambiente del colonnello Sergio De Caprio, il ‘Capitano Ultimo’ – il ‘prezzo’ pagato dalla CPL per la corruzione del sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, che con la complicità del tecnico comunale Silvano Arcamone avrebbe spianato la strada alla cooperativa. EUROPA SFUMATA – Ferrandino, scrive il gip, “era diventato una sorta di factotum al soldo della CPL”, che si sarebbe messa a sua disposizione anche per aiutarlo nell’elezione al Parlamento europeo. Ma, nonostante “lo sforzo profuso da tutto l’entourage” della società, l’obiettivo è sfumato per poco: con oltre 80mila voti è risultato il primo dei non eletti del Pd. FONDI NERI IN TUNISIA – Per il pagamento delle tangenti la CPL, sostiene l’accusa, avrebbe costituito fondi neri emettendo fatture per operazioni inesistenti con una società tunisina (la Tunita sarl) riconducibile a Francesco Simone, responsabile delle relazioni istituzionali del gruppo CPL Concordia, definito dagli inquirenti “personaggio chiave” della vicenda. GLI ARRESTI – Con lui sono stati arrestati – oltre al sindaco, al fratello e al tecnico comunale – l’ex presidente di CPL Roberto Casari (andato in pensione il 30 gennaio scorso, ma secondo l’accusa ancora ‘regista’ degli affari della cooperativa), i dirigenti Nicola Verrini, Bruno Santorelli, Maurizio Rinaldi e l’imprenditore casertano Massimiliano D’Errico. Obbligo di dimora nel comune di residenza, invece, per un altro funzionario e un consulente della cooperativa.

Sistematico ricorso alla corruzione 

I vertici del colosso delle cooperative avrebbero fatto “sistematico ricorso – scrive il gip – ad un modello organizzativo ispirato alla corruzione che li ha portati ad accordarsi non solo con i Sindaci, gli amministratori locali e i pubblici funzionari, ma anche con esponenti della criminalità organizzata casertana e con gli amministratori legali a tali ambienti criminali”. “Impressionante” il numero dei lavori “trattati con il descritto modus operandi”: non solo Ischia, ma anche “Procida, Avellino, i Comuni dell’Agro aversano, tutti appalti e lavori gestiti dalla Cpl di Napoli e tutti all’insegna della corruzione e della collusione”. Anche con esponenti della camorra.

La Camorra e le rivelazioni di Iovine

Sullo sfondo, infatti, vi è un’inchiesta della Dda di Napoli che, partendo dalle rivelazioni del pentito Antonio Iovine, ipotizza che la CPL si sia aggiudicata i lavori di metanizzazione compiuti tra il 1999 e il 2003 a Casal di Principe e in altri sei comuni del Casertano con l’appoggio della fazione dei Casalesi guidata da Michele Zagaria. I subappalti sarebbero stati poi distribuiti alle ditte locali indicate dai boss. Casari, per questa vicenda, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa I SOLDI NEL PASSEGGINO – Corrotti anche il direttore della banca (“ce l’ho a libro paga”, dice Simone) e il capo della dogana di Tunisi, che avrebbero favorito l’esportazione dei fondi neri. Soldi in contante che, sempre Francesco Simone, in un caso, ha “occultato e fatto passare alla dogana di Fiumicino… nascondendoli nel passeggino della figlioletta”, annota il gip. Questa l’intercettazione in cui lo stesso dirigente CPL racconta: “..ho detto.. metto sotto il passeggino.. il passeggino cioè chi cazzo lo controlla…”.

I Politici

Diversi i politici che si sono interfacciati negli anni con la CPL Concordia. Tra questi un apposito paragrafo viene dedicato a un ex parlamentare del Pdl al quale, scrive il gip, citando le dichiarazioni di alcuni testimoni, sarebbero stati “pagati circa un milione e 300 mila euro per il presunto sviluppo autorizzativo di due campi di fotovoltaico mai realizzati”.

Massimo D’Alema

Riguardo a Massimo D’Alema, ne parla soprattutto Francesco Simone, che per conto della CPL ha acquistato 500 copie del suo ultimo libro e 2.000 bottiglie di vino, versando bonifici alla fondazione Italianieuropei per oltre 60mila euro. Secondo il dirigente arrestato, D’Alema sarebbe uno di quei politici che “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi, ci ha dato delle cose”. L’ex presidente del consiglio ha subito precisato: “Nessun illecito o beneficio, rapporto con Cpl trasparente. La diffusione delle intercettazioni è scandalosa”.

Link to Ischia è il documentario dello svolgimento dei lavori per la costruzione del metanodotto sottomarino per il trasporto e la distribuzione del gas naturale sull’isola di Ischia. Un ambizioso progetto realizzato a favore di oltre 18.000 utenti potenziali su 5 comuni isolani, serviti da 39 km di rete urbana e quasi 13 km di condotte sottomarine.

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Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

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“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

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