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di Matteo La Stella
Roma – Continua incessante la sfilata di barconi nelle acque del mediterraneo, un meccanismo controverso quello dei viaggi della speranza che, nell'arco di 24 ore, nella sola giornata di venerdì scorso, ha portato più di 4000 anime a calpestare, annusare e vivere il paese del Bengodi.
Un venerdì da record per l'accoglienza ai migranti: clima rovente al centro nazionale di soccorso della Guardia Costeria impegnata a dirigere 22 operazioni di soccorso per un numero complessivo di 4243 migranti. La distesa di uomini per cui l'Italia ha aperto nuovamente le porte viaggiavano a bordo di 9 barconi e 13 gommoni. In uno di questi i soccorritori hanno anche rinvenuto 17 corpi senza vita, schiacciati e calpestati dai 217 superstiti che come loro, con in testa il sogno d'occidente, nell'Italia, la porta sempre aperta d'Europa. La macchina dell'accoglienza italiana però, che più che accogliere sembra accumulare in maniera compulsiva i poveri extra comunitari, va in tilt. Quando il termometro degli sbarchi registra cifre superiori alle 4mila presenze in meno di 48 ore, diventa difficile anche disporre delle modalità consone previste dal vademecum sull'accoglienza. Così, i 217 approdano ad Augusta, un migliaio a Pozzallo, 900 a Cagliari che andranno smistati nelle varie strutture della regione. E ancora 410 a Palermo, trasportati da una nave della Marina Militare irlandese, che troveranno accoglienza nella provincia palermitana, e 747 sbarcati da una nave militare inglese in quel di Taranto, che sono diretti nelle regioni del nord Italia, 40 invece sono stati accolti a Crotone. Tutto questo mentre a Bruxelles, l'accoglienza di matrice europea è ancora pura utopia. La lenta carovana dei migranti, un'utilitaria targata Cartagine, continua a viaggiare nella sua direzione mentre, la spider fiammante targata UE, sotto gli occhi del mondo in tante occasioni per le sue prestazioni e la rapidità di intervento e di “pressione”, comincia ora, dopo anni, a vedere il problema sulla linea dell'orizzonte.
Il paese del tricolore, nel frattempo, continua ad essere sotto una valanga, sommerso dagli arrivi, costretto ad attendere quel pacchetto di accoglienza che forse potrebbe ancora alleggerire il peso che lo stivale sta portando in spalla, distribuito un po' qui un po' lì i richiedenti asilo per tutti gli altri stati membri. E i non richiedenti asilo ?
Nel paese del Bengodi parlano tutti dell'accoglienza, dalle chiese ai palazzi, solo argomenti inconsistenti. E così, mentre nei quartieri e lungo le vie, la pentola a pressione dell'umore cittadino riesce a stento a contenere la sua deflagrazione, il presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, in viaggio in Brasile racconta sulla sua pagina Facebook de l '”Hospedaria dos migrantes”, una struttura dove, tra il 1890 e il 1930 arrivarono un milione di migranti italiani, principalmente veneti. In Brasile furono 3 i milioni di italiani emigrati, a cui veniva pagato il viaggio in terza classe dai proprietari terrieri per essere poi selezionati all'arrivo in base al numero di figli. Nel post la Boldrini ricorda che :” il Brasile, proprio come gli Stati Uniti è un paese cresciuto sulla fusione di tante culture e sul lavoro di immigrati”. Anche senza un pizzico di malizia, sembrerebbe un paragone con l'odierna situazione italiana che, però, non tiene botta. L'Italia da anni ha chiuso i rubinetti, stringendo la cravatta intorno al collo degli imprenditori, e il cappio intorno a quello dei disoccupati “forzati”. A monte,l' italiano è accogliente e con il sole negli occhi ma, date le sue possibilità già ridotte all'osso, non riesce più vedere concesso ad altri, quello che il suo Stato avrebbe il dovere garantire a lui.
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