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Redazione
Proseguono le indagini sul naufragio nel Mediterraneo che ha provocato oltre 900 vittime, coordinate dal procuratore Giovanni Salvi e dal sostituto della Dda etnea Rocco Liguori, ed emergrgono rivalzioni shock: potrebbe essere stata una collisione la causa del ribaltamento del barcone al largo della Libia. E' quanto emerge dal racconto di alcuni sopravvissuti secondo i quali lo scafista, alla vista del mercantile portoghese, per confondersi con le centinaia di migranti, avrebbe smesso di governare il peschereccio che a quel punto si sarebbe schiantato contro il cargo.
I superstiti. Sono in tutto 18 i sopravvissuti al naufragio a largo della Libia ad aver trascorso la notte nel Centro accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, nel catanese. Erano complessivamente 27 i superstiti, tutti uomini, imbarcati sulla nave Gregoretti della guardia costiera arrivati ieri nel porto di Catania (GUARDA LE FOTO). Tre di loro sono accompagnati dalla polizia di Stato in una struttura riservata per essere sentiti come testimoni. La loro ricostruzione dei fatti è ritenuta importate dalla Dda della Procura etnea
Arrestati i due scafisti. Nella tarda serata di ieri sono stati fermati il comandante del motopesca e il suo aiutante, rispettivamente un tunisino e un siriano, giunti nel porto di Catania, a bordo di nave "Gregoretti, insieme agli altri superstiti della tragedia. Le contestazioni sono di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina per entrambi, per il comandante anche di naufragio colposo e di omicidio plurimo colposo. I due sono detenuti nella casa circondariale di piazza Lanza a Catania. All'identificazione dei due presunti scafisti si è giunti grazie alle testimonianze degli altri 26 sopravvissuti, compreso il 33enne del Bangladesh ricoverato nell'ospedale Cannizzaro
Le risate dello schiavista smascherato: "Lavoro bene, io li accontento". Sono le parole e le risate di Mared Medhaine, uno degli schiavisti smascherati dagli uomini del capo della Mobile di Palermo Maurizio Calvino, a lasciare sgomenti: "Dicono di me che ne faccio salire sempre troppi sui barconi, ma sono loro che vogliono partire subito e io li accontento". Ha 34 anni e lo chiamano il "il generale": "Sono forte, come Gheddafi". E si vanta del bilancio: "Ho lavorato bene quest’anno. Ne ho fatti partire 7 mila, forse 8 mila". Stessa stoffa di Ghermay che gli fa da spalla nel descrivere come comportarsi con i migranti: "Noi facciamo un lavoro sporco, non possiamo aiutare e ascoltare tutti. Vogliono partire e noi li facciamo partire".
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