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di Chiara Rai
L'Aula del Senato respinge -con 189 voti contrari, 96 favorevoli e 17 astenuti- la richiesta di arresto avanzata dalla procura di Trani nei confronti del senatore di Ncd Antonio
Azzollini per la vicenda del crac della casa di cura Divina Provvidenza. Il voto dell'emiciclo è stato seguito da un lungo applauso e da qualche polemica, tant'è che il presidente Pietro Grasso ha sospeso la seduta per cinque minuti
L'accusa ad Azzollini. Nell'ordinanza di custodia, il gip Rossella Volpe fa riferimento al fatto che la Casa della Divina Provvidenza costituisse per il senatore Ncd un "bacino di consenso politico-personale di notevole portata": “Un feudo – si legge – oggetto di dominio incontrastato da parte del senatore Azzollini” dove dal 2009 si è assistito ad una sorta di “colpo di stato” che ha permesso a “un gruppo di potere” di gestire l’ex ospedale psichiatrico che è stato un gigante della sanità del Vaticano con sedi in Puglia e Basilicata. Un “feudo”, quello di cui Azzollini sarebbe “l’amministratore di fatto”, che ha accumulato 400 milioni di euro di buco e “tuttora grava sulle casse pubbliche”.
Crac della Divina Provvidenza. Una grossa inchiesta partita dalla procura di Trani e che ha visto l'arresto di 10 persone. Le indagini riguardano un crac da 500 milioni di euro circa subito dalla Congregazione Ancelle Divina Provvidenza, con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza, oggi in amministrazione straordinaria. Tra le dieci persone arrestate vi sono anche due suore "massime responsabili della Congregazione delle Ancelle", che si trovano ai domiciliari. Gli altri arrestati sono un ex direttore generale, amministratori di fatto, consulenti e dipendenti dell'Ente. Gli indagati sono in tutto 25 e tra loro compaiono professionisti, ex amministratori della Cdp e politici locali, tutti coinvolti in vari episodi di dissipazione e distrazione di risorse dell'Ente. Stando a quanto si legge negli atti ufficiali della Congregazione, – ha rilevato la procura di Trani – il servizio pastorale delle Ancelle della Divina Provvidenza, consisterebbe nel prendersi cura delle persone colpite nelle facoltà intellettive e fisiche, privilegiando le aree di particolare necessità e di abbandono "per farsi voce di chi non ha voce". Le indagini hanno chiarito invece, secondo la procura, "che i nobili principi ispiratori della venerabile missione avviata dal Padre Fondatore ormai non sono altro che un lontano ricordo". "Negli ultimi decenni si è invero assistito ad un lento ed incessante processo di secolarizzazione della Congregazione – è stato sottolineato – divenuta facile e ghiotta preda di poteri forti e di trame politiche; nel corso di questo processo involutivo le stesse Ancelle (o per lo meno, alcune di esse) sembrano aver completamente rinnegato i canoni fondativi della loro missione, rendendosi complici, quando non addirittura protagoniste di primo piano, dei gravi misfatti compiuti all'interno dell'Ente". Le misure cautelari sono state adottate in relazione a numerosissimi reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta ed altri, nell'ambito del crac dell'Ente Ecclesiastico che, a causa di una pesantissima esposizione debitoria di oltre 500 milioni, si trova attualmente in amministrazione Straordinaria. Nell'ambito dell'inchiesta i finanzieri hanno sequestrato la somma di 32 milioni di euro circa e un immobile destinato a clinica privata a Guidonia in provincia di Roma e appartenente all'ente ecclesiastico "Casa di Procura Suore Ancelle della Divina Provvidenza". Il denaro e l'immobile, secondo l'accusa, sarebbero stati fittiziamente intestati ad altri enti ecclesiastici paralleli gestiti dalle suore della Congregazione, nel tentativo di sottrarsi ai creditori e quindi anche allo Stato.
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