Il rododendro, un omaggio floreale per il pd

Ce lo aspettavamo, ed è accaduto. Il governo più contrastato della storia repubblicana ha ormeggiato la sua barchetta al molo di Palazzo Chigi, salvo Mattarella. La RAI trasmette, puntualmente, ogni giorno, per ogni Tiggì, l’intervento velenoso e rabbioso di un Martina che ha perso il suo aplomb, e si scaglia violentemente, con invettive più rabbiose che reali – “Non glie lo consentiremo, non glie lo consentiremo, non glie lo consentiremo” – contro il sodalizio Lega-Cinquestelle, sul quale nessuno avrebbe scommesso un centesimo appena una settimana fa.

Vorremo, per questo, offrire a Martina e ai ‘martinesi’ – oltre che ai renziani – un omaggio floreale, il rododendro, che di solito si invia a chi ‘si rode dentro’, non riuscendo ad accettare un evento contrario – come in questo caso. Mentre tutti gufavano e davano già per morta la coalizione, e gli Italiani, truffati da chi non riusciva a mettersi d’accordo e “perdeva tempo” a spese della nazione. Navigando di bolina, Matteo e Luigi sono arrivati in porto.

Ora speriamo che, nonostante i parlamentari PD continuino a dire che sono a rischio “I risparmi degli Italiani”, non è chiaro per quale meccanismo, né lo spiegano, esprimendo una sorta di terrorismo psicologico, destinato ad influenzare le menti più semplici, Mattarella non ci metta lo zampino, approvando in tempo record, visto che sono passati già sessanta giorni, il governo che gli è stato sottoposto, con un suggerimento per il presidente del Consiglio, nella persona di Giuseppe Conte, giurista, con un curriculum di diciotto pagine. Sul quale, immediatamente, le malelingue hanno operato un controllo, scoprendo che, ahimè, della frequentazione del nostro presso la New York University non si trova traccia nei documenti dell’ateneo. In realtà, la presenza di Giuseppe Conte riguarda soltanto un ‘perfezionamento’ che lo stesso avrebbe conseguito presso quell’istituto dal 2008 al 2012, confermato dallo scambio di alcune e-mail con Mark Geitsfeld, “autorevole studioso della responsabilità civile della NYU School of Law”, come riporta un quotidiano oggi. Proprio durante il soggiorno del 2014, secondo le e-mail, Conte incontrò Geitsfeld e lo inserì nel comitato scientifico della rivista ‘Giustizia civile’, di cui lo stesso Giuseppe Conte è direttore. Su Twitter un docente di Oslo, Mads Andenas, dichiara che per tali ‘perfezionamenti’ i professori studiano in biblioteca durante le vacanze estive, e non sono ‘staff’ o ‘students’”.

Ma il ‘pezzo’ del corrispondente da Roma del NYT, Jason Horowitz, ha fatto da sponda al malumore del PD, nonostante le sue conclusioni siano affrettate e faziose. Così nella memoria dei meno provveduti rimarrà sempre il ricordo di quel sospetto seminato ad arte per intossicare il cammino di un governo che undici milioni di Italiani hanno alla fine votato, ma che è inviso soprattutto a chi vorrebbe che la situazione in Italia rimanesse com’era quando al timone c’era Renzi. A contestare la tesi della falsificazione curricolare, rimane il curriculum di Conte, un documento di diciotto pagine che non può essere contestato: altrimenti oggi ben più alti lai si leverebbero dai banchi degli sconfitti. Non possiamo credere alla buona fede di chi ha redatto un articolo del genere. La spinta filoeuropea parte da lontano, e si serve anche di materiale d’oltreoceano. Vorremmo, per dovere di cronaca, ricordare che in Italia, nel governo appena smantellato, abbiamo avuto dei casi che in altri paesi avrebbero provocato dimissioni certe e veloci. Per esempio, la tesi di laurea del ministro Madia, che, è stato dimostrato dall’indagine di una puntigliosa giornalista, esser stata copiata. Oppure il caso limite del ministro della Pubblica Istruzione – proprio lei! – che si è autoattribuita, in curriculum, una laurea mai conseguita realmente. Oggi questi personaggi sono ancora al loro posto, né l’opinione pubblica ha inteso protestare, segno evidente del convincimento di una certa ineluttabilità e abitudine alla menzogna a cui ci siamo assuefatti.

Roberto Ragone