Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
Redazione
Napoli – Sono passati trent’anni da quando per mano della camorra fu brutalmente assassinato il giornalista napoletano
Giancarlo Siani. Dieci colpi di pistola per spegnere definitivamente una voce scomoda, sincera e invadente. Era appena 26 enne quando alle 20.50 del 23 Settembre 1985, Siani, come d'abitudine, si fermo' con la sua Citroen Mehari verde in piazza Leonardo nel quartiere Vomero di Napoli, dove abitava. Ad aspettarlo due sicari che spararono dieci colpi di calibro 7,65, tutti a segno. Siani era corrispondente da Torre Annunziata del quotidiano “Il Mattino” di Napoli e da un mese era stato chiamato nella sede centrale per le sostituzioni estive.
Fin dall'inizio della sua carriera si era occupato di camorra denunciando le infiltrazioni politico-mafiose e l'ascesa criminale di Valentino Gionta, il boss che da pescivendolo era diventato capo dell'area torrese-stabiese grazie al traffico di droga. Secondo le inchieste condotte dalla Procura di Napoli l'articolo che lo condannò a morte fu quello scritto il 10 giugno del 1985 in cui raccontava il retroscena della cattura di Gionta. Secondo Siani l'arresto era il “prezzo” pagato dal clan dei Nuvoletta ad Antonio Bardellino per porre fine alla faida che in quegli anni insanguinava l'area con decine di morti. Gionta, appoggiato dai Nuvoletta, era riuscito in poco tempo a prendere il controllo di Torre Annunziata scavalcando i Bardellino, impegnati a quei tempi nella guerra contro Raffaele Cutolo e la Nuova camorra organizzata. Il punto di non ritorno risaliva al giugno del 1984 quando al mercato del pesce venne ucciso uno dei fedelissimi del boss. L'episodio era stato il preludio di una strage: pochi mesi dopo, il 26 agosto, 14 uomini scesi da un piccolo bus avevano fatto irruzione in una pescheria al porto di Torre Annunziata e ucciso 8 persone. L'obiettivo dei sicari di Bardellino era proprio Valentino Gionta, uscito però illeso.
Secondo il racconto dei collaboratori di giustizia, l'articolo di Siani faceva sembrare i Nuvoletta degli “infami” agli occhi dei clan napoletani alleati e della mafia (con la quale aveva stretto un'alleanza grazie ai Bardellino). La decisione di uccidere Siani fu presa nel Ferragosto del 1985.
Quell'omicidio pero' doveva avvenire lontano da Torre Annunziata per non far cadere la colpa sui clan della zona dove Siani lavorava da anni. I suoi assassini furono arrestati dopo 12 anni. Il 15 aprile del 1997 la seconda Corte d'Assise di Napoli condannò al carcere a vita i mandanti dell'omicidio: i fratelli Angelo, Lorenzo e Luigi Baccante; e i suoi esecutori materiali, Ciro Cappuccio e Armando del Core. Valentino Gionta e' stato invece definitivamente assolto, dopo una condanna e due annullamenti della Corte di Cassa
Correlati