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di Paolino Canzoneri
Ancora una volta la politica italiana ha vissuto giorni convulsi in cui si è deciso e sancito che il prossimo presidente degli Stati Uniti è bello lì pronto a dissipare qualsiasi presupposto di sopravvivenza all'asse renziano per il SI. Il nostro caro Presidente del Consiglio nella notte cruciale si era svegliato nel preciso momento (che è durato pochissimo) in cui la candidata democratica Hillary Clinton risultava in testa nello spoglio elettorale. Beato e rassicurato da quella certezza di vittoria si era riadaggiato dolcemente tra le braccia di Morfeo fino al traumatico risveglio con la sorpresa della vittoria del Tycoon e del suo onnipresente ciuffo di capelli protagonista e "sponsor" di una campagna elettorale fatta anche di ironia e satira spietata senza esclusioni di colpi. Nel belpaese invece sono trascorse ore ed ore senza nessun riflettore puntato e una certa apparente noia è stata interrotta da qualche evento di discutibile interesse come l'ennesima esternazione di Beppe Grillo che nella vittoria di Trump riesce ad interpretare e leggere un "vaffa" che si è compiuto contro tutte le previsioni e contro Renzi sopratutto. Peccato però rendersi conto che Grillo porta con se da anni questa colorita metafora pronta ad uscire fuori e vendere come un proclamo volgare figlio di una mancanza di stile e di una concezione popolana di bassa e becera lega. Alla fine dell'asse renziano proteso verso il SI tocca correre ai ripari e cercare di riallacciare o di costruire una credibilità e un rapporto anche con la minoranza del partito, bersaniani in primis, che sicuramente avranno esultato e che goliardicamente plaudono addirittura alla solta estrema netta condanna di Brunetta con il suo "Ormai Matteo ha chiuso". Non meno risibile e molto "italian style" è Salvini con la sua pronta salita sul carro dei vincenti in piena corsa nella sua costante politica a colpi di tweet pronti in e per ogni argomento e raccattando consensi con sparate grosse come il suo "il programma di Trump è vicino al nostro", una delle sue tante deliranti masturbazioni mentali a cui ci si è abituati e che annovera ancora una volta la sua presenza e il suo auto-coinvolgimento in qualsiasi evento al limite della spicciola speculazione pur di essere costantemente sotto i riflettori. Il centro destra italiano esulta compatto per un risultato politico d'oltre oceano che sconfessa e umilia il senso e l'utilità dei sondaggi e di ogni previsione numerica e statistica. Sarebbe meglio infatti che si cambiasse il modo di approccio e di gestione dei sondaggi, dei pronostici e che non ci si prepari ad una terza "debacle" come è stato per Brexit e oggi per Trump in cui in entrambi i casi le previsioni, continuamente ripetute e scritte alla televisione e sui giornali, hanno convinto e rassicurato la gente su un risultato ritenuto sicuro ma che si sono rivelate clamorosamente e palesemente errate. Il nostro premier ha dovuto ingoiare il boccone amaro in fretta e correre ai ripari anche perchè a Bruxelles la manovra non coglie il plauso di Juncker; non è risultata credibile e certamente non sarà possibile proseguire il "conflitto" con manifestazioni di disinteresse e spallucce al momento in atto come arma di difesa. A Bruxelles Renzi dovrà in tempi ristretti ridare credibilità e fiducia con propositi di collaborazione seria per evitare figuracce alla "kapò" e alla "cucù" del vecchio e caro Berlusconi negli anni d'oro della comicità assoluta che asfaltava l'intera carriera di Grillo. Per tornare ad argomenti più seri, l'anno che volge al termine piange un centro Italia ferito da una disgrazia imprevedibile, imprevedibile e maldestra come un male incurabile che prende alla sprovvista ma che per la sua tragicità spazza via qualsiasi interesse referendario, un disinteresse di fronte a disgrazie simili che potrà giocare un ruolo fondamentale tanto da sancire la vittoria di un SI o di un NO anche a beneficio di una manciata scarsa di voti e che quindi non rappresenterà veramente il giudizio degli italiani su un tema cosi importante. Saranno giorni intensi in cui molte risposte dovranno essere date e il governo avrà rogne da risolvere. Fra poche settimane vedremo anche che tipo di Italia vedrà Trump nella sua prima visita di protocollo con i paesi alleati.
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