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di Roberto Ragone
Come volevasi dimostrare. Una piccola punta di iceberg spunta all’orizzonte, su quel Mussai Zerai, prete eritreo ‘amico dei clandestini’, ‘numero verde’ delle ONG, amico di Laura Boldrini. La quale signora presidenta della Camera dei deputati si esibisce in due pezzi sulla spiaggia di Castelporziano, la spiaggia dei presidenti della Repubblica italiana: purchè non ci faccia l’abitudine e non sia un funesto presagio per tutti noi. Avere una Boldrini come un Napolitano 2 sarebbe una vera catastrofe. Non per le persone, in sé degnissime, ma per le idee e le alleanze che esse esprimono, che non sempre sono in linea – anzi, mai – con le vere esigenze di questa nazione vituperata, distrutta, tradita, calpestata, svenduta, insultata, inquinata, trivellata, bruciata, derubata, corrotta e corruttrice suo malgrado, sottoposta alle più indegne dittature, più o meno striscianti, in mano alla peggior classe politica della sua memoria.
Insomma, quello che ipotizzavamo qualche giorno fa si è avverato, cioè un’indagine della magistratura italiana su di un personaggio che sulla carta dovrebbe godere di potenti protezioni, stanti le sue relazioni e la sua missione ‘umanitaria’. “Aiuto solo a salvare vite” si difende il sacerdote che collega i clandestini agli scafisti, indagato dalla magistratura italiana; mentre si scopre che i poverissimi possono godere di un ‘prestito umanitario’ per racimolare il denaro che procuri loro un posto sul gommone di turno. Bisogna vedere quali sono i rapporti fra don Zerai e gli scafisti, o quelli che tali personaggi comandano e gestiscono. Lo scudo umanitario, sfruttato sia dalle ONG, che finalmente forse dovranno rispondere ad un regolamento, chiamato a discolpa ogni volta che si raccolgono ‘naufraghi’ nelle acque libiche, e che si sbarcano nei porti italiani, – pur se la legge del mare parla dei porti più vicini,- pare che sia tirato in ballo anche da questo prete intraprendente.
Angelo o diavolo? Purtroppo dietro tutta l’operazione esodo ci sono tanti, ma tanti soldi, per chiunque se ne voglia impicciare, a qualsiasi titolo, da Buzzi in su, o in giù, ed ogni sospetto è legittimo. ‘Rendere più della droga’, o degli appalti pubblici, prefigura una massa di decine, o centinaia di milioni di euro, che non si sa in che tasche vadano, visto che noi ne percepiamo solo un’ombra. Nel frattempo pare che il problema Tiziano Renzi, come previsto ampiamente, si avvii verso un’archiviazione, o qualcosa di simile, che comunque permetta l’impunità al papà di Renzi per le sue – presunte – mancanze. E questo riguarderà anche i danni collaterali, quelli che hanno coinvolto anche il generale Del Sette e il ministro dello Sport Lotti. Ma la notizia che riporta ‘Libero’ è decisamente contro ogni aspettativa: pare infatti che il libro ‘di Renzi’ sia un grande successo, di vendita, almeno, se non letterario, per cui abbiamo i nostri dubbi che sarà presentato al prossimo Premio Strega. Un libro che praticamente s’è scritto ‘da solo’, visto l’impegno che una tale impresa comporta, quando affrontata in prima persona, cosa di cui – ci perdoni don Matteo la franchezza – dubitiamo che abbia avuto il tempo, dati i suoi molteplici e quotidiani impegni predicatori, tutti tesi a creare in seno al ‘suo’ partito una controcorrente totalmente renziana, anche se ancora con la consistenza di un’ameba. Ancora più incomprensibile il consenso di pubblico che suscitano le ‘presentazioni’ di quel libro, che, un po’ come ‘Mein Kampf’, descrive, o dovrebbe farlo, l’ideologia renziana, posto che questo termine – ideologia – non sia esagerato. Dopo un referendum perso 60 a 40, si presupponeva che gli Italiani tenessero conto della mancanza improvvisa di credibilità dell’ex premier: ma evidentemente ci meritiamo ciò che abbiamo. L’altra ipotesi è che i dati siano truccati, e che gli acquirenti del libro siano donne che tengono più alla dedica e al conseguente selfie, che al contenuto del libro stesso. Insomma, una maniera per conquistare un trofeo, seppur non proprio fresco e profumato, come un pesce dopo tre giorni.
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