IL KENYA DICHIARA GUERRA AGLI SHABAAB

Redazione

Ormai è guerra. "Risponderemo duramente agli al Shabaab" dopo l'attacco a Garissa. Lo promette il presidente del Kenya, Uhruru Kenyatta. Il massacro è stato un "attacco all'umanità e gli Shabaab non creeranno un califfato in Kenya", ha aggiunto. Ore prima i miliziani avevano minacciato il Kenya: "La guerra sarà lunga e terribile. "Nessuna precauzione o misura di sicurezza sarà in grado di garantire la vostra sicurezza, di sventare un altro attacco o di prevenire un altro bagno di sangue nelle vostre città".

Intanto cinque persone sono state arrestate all'indomani dell'attacco al campus universitario di Garissa. Lo riporta la Bbc. Alcuni dei sospetti – ha rivelato il ministero per la Sicurezza Interna – sono stati fermati mentre cercavano di fuggire nella vicina Somalia.

Il Papa "condanna questo atto di brutalità senza senso e prega per un cambiamento del cuore di chi lo ha perpetrato". "Profondamente rattristato dalla immensa e tragica perdita di vite", il Papa prega per le vittime e i loro cari. Lo si legge in un telegramma al card. Njue inviato dal card. Parolin a nome di papa Bergoglio sulla strage a opera dei terroristi islamici di Al Shabaab avvenuta in un campus universitario in Kenya.

I miliziani che ieri hanno ucciso 147 persone nell'attacco al college di Garissa, nell'est del Kenya, avevano ampiamente pianificato l'operazione e sapevano esattamente dove colpire: lo ha detto all'agenzia Ap una studentessa 21/enne cristiana sopravvissuta al massacro, Helen Titus. "Avevano fatto ricerche sulla nostra area, sapevano tutto", ha detto la ragazza, che è stata colpita a un polso e adesso è ricoverata in ospedale a Garissa, teatro dell'attacco degli estremisti islamici al-Shabaab.

All'alba di giovedi', quando i miliziani hanno fatto irruzione nel campus, si sono diretti subito verso un'aula usata dai cristiani per le preghiere del mattino, ha spiegato Titus. Per scampare all'attacco, la studentessa ha inoltre raccontato di essersi cosparsa del sangue dei suoi compagni di classe e di avere fatto finta di essere morta durante il più violento attacco degli Shabaab in Kenya. I miliziani hanno anche detto agli studenti nascosti nelle loro stanze di uscire, assicurando loro che non sarebbero stati uccisi. Ma cosi' non è stato. "Ci siamo chiesti se uscire o meno", ha detto Titus: molti studenti sono usciti e gli estremisti hanno cominciato a sparare contro di loro. Allo stesso modo, i terroristi hanno detto che non avrebbero ucciso le donne, ma hanno ucciso anche loro, prendendo di mira i cristiani, ha proseguito la studentessa.

Gli studenti, "non ritorneremo al campus di Garissa" – "Non metterò più piede nel campus. Non voglio mettere a rischio la mia vita". Con il terrore negli occhi Pallete Okombo, studente kenyano, ha dichiarato al quotidiano Daily Nation che non rientrerà mai più all'Università di Garissa in Kenya, attaccata ieri da un commando armato degli al Shabaab. "Alcuni dei miei amici sono stati uccisi – ha proseguito Okombo – non voglio mettere a rischio la mia vita".

Intanto mentre al college sono state sospese le lezioni per permettere alle agenzie di sicurezza di fare luce sull'assalto, il personale medico e delle ambulanze proseguono nella triste ricerca dei corpi. Il bilancio ufficiale parla di 147 uccisi e 79 feriti, ma il personale medico ha contato un numero di vittime superiore a quello reso noto ieri dalle autorità. Oltre agli studenti sopravvissuti all'attacco, la paura è evidente anche nelle persone che abitano vicino al campus. Per tutta la giornata di ieri molti negozi, supermarket e banche hanno abbassato le serrande. Diversi commercianti hanno deciso di chiudere nel timore che gli Shabaab o le stesse forze dell'ordine potessero colpire civili innocenti nel corso dell'attacco e del blitz successivo della polizia.

L'attacco al campus universitario

La furia jihadista degli estremisti somali al Shabaab si è abbattuta ieri contro un campus universitario in Kenya, prendendo di mira gli studenti cristiani. Almeno 147 i morti accertati, ancora incerto il numero degli studenti presi in ostaggio, quattro i terroristi uccisi. E' a dir poco drammatico il bilancio dell'attacco dei miliziani legati ad al Qaeda al college di Garissa, nell'est del Paese e a soli 145 km dal confine somalo.

Erano da poco passate le 5 e 30 del mattino quando un gruppo di uomini armati a volto coperto si è introdotto nel campus sparando alla cieca e seminando il terrore tra gli studenti, ancora insonnoliti. E' l'inferno. Le prime testimonianze hanno riferito di colpi d'arma da fuoco seguiti da esplosioni. Agenti e soldati hanno subito circondato gli edifici cercando di mettere l'area in sicurezza. Ne è seguito un fuggi fuggi generale, mentre dall'ateneo giungevano le notizie delle prime vittime. Poi il terrore.

Dopo avere rivendicato l'attacco, è giunta la notizia della presa degli ostaggi da parte del gruppo estremista somalo. I jihadisti, ha riferito la Bbc, hanno separato i giovani cristiani da quelli musulmani e rilasciato una quindicina di studenti di religione musulmana. "La maggior parte delle persone ancora là dentro sono ragazze", ha raccontato uno studente di 20 anni, Michael Bwana, riferendosi al dormitorio dove i terroristi hanno organizzato il sequestro. Alcuni sopravvissuti al blitz hanno testimoniato di aver visto "diversi corpi decapitati".

"E' stato orribile, loro (gli al Shabaab, ndr) hanno ucciso molte persone", ha detto sconvolta una ragazza, Winnie Njeri, al quotidiano sudafricano News24. Angosciante anche la testimonianza di un altro giovane, Omar Ibrahim, che ha raccontato di esser "stato salvato dalle forze dell'ordine" e di aver "visto molti cadaveri, alcuni senza testa". Un'orrenda carneficina che ricorda nei modi le brutali violenze compiute dai miliziani dello Stato islamico in Libia, Siria ed Iraq, e le mattanze organizzate dai terroristi nigeriani Boko Haram. In serata il ministro dell'Interno, Joseph Nkaissery, ha ordinato il coprifuoco dal tramonto all'alba nella città di Garissa e nelle contee limitrofe di Wajir, Tana River e Mandera. Nelle stesse ore il quotidiano Daily Nation ha riferito che almeno 500 studenti, su un totale di 815, erano stati ritrovati, sottolineando però che al momento resta ancora incerto il numero dei ragazzi ancora nelle mani degli estremisti. La polizia ha intanto identificato in Mohammed Mohamud, conosciuto anche come Dulyadin e Gamadhere, quello che è ritenuto essere la mente dell'attacco odierno e ha offerto una taglia di 220mila dollari. Il terrorista è considerato dall'intelligence kenyana il capo delle operazioni degli al Shabaab in Kenya. E' stato insegnante in una madrassa per diversi anni, prima di unirsi ai jihadisti somali, con i quali ha rivendicato l'attacco del 22 novembre 2014 contro un autobus nei pressi di Mandera, costato la vita a 28 passeggeri non musulmani. L'attacco odierno è quello con il più alto numero di vittime organizzato dai miliziani somali in Kenya. Nel settembre del 2013 gli stessi jihadisti si resero responsabili della strage al centro commerciale Westgate della capitale, con 67 morti. Nairobi è, secondo gli Shabaab, colpevole di aver lanciato proprio a partire dalla fine del 2011 una campagna militare contro le loro basi nel sud della Somalia. Fonte Ansa