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Editoriali

IL DEBITO INDEBITO

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di Maurizio Costa

L'Europa chiede e l'Italia risponde, ma questa volta con riserva. Il Consiglio europeo ha adottato la nuova agenda quinquennale che indirizzerà le politiche economiche e le sanzioni dei vari Paesi europei. Matteo Renzi, stufo di ricevere solamente raccomandazioni, si è imposto e ha inserito in questo documento una clausola: il rigore che impone l'Europa, per quel che riguarda il debito pubblico e il Pil, sarà più modesto se si promettono riforme che aumentino il Prodotto interno lordo o che diminuiscano il debito. Ricatto? No, solamente un allentamento per favorire la crescita. In Italia il debito è il 135% del Pil (il tetto medio europeo è al 60%) e il governo vuole rinviare il pareggio di bilancio al 2016; un comportamento che non sta bene all'Europa dei "precisi". La Germania, per esempio, ha un rapporto deficit/Pil allo 0,0% e non lesina sulle lezioni da impartire all'Italia. Il nostro debito pubblico ha raggiunto quota 2.100 miliardi solamente perché l'Italia non riesce a pareggiare le entrate con le uscite ed è costretta ad emettere obbligazioni che non vengono coperte. In questi casi il rigore non serve, bisogna dare più aria all'economia e non imbrigliarla in una cella. Il documento quinquennale sarà la svolta decisiva per allentare il rigore europeo?

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