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Editoriali

Il caso Montesi e la mercificazione della morte in tv

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di Angelo Barraco
 
Il concetto di tv d’intrattenimento risulta ormai sfiorito e obsoleto nella società odierna poiché soppiantato da una convulsa e spasmodica ricerca, da parte delle grandi reti, nel mostrare con opprimente necessità l’orrore della morte e di una viscerale esigenza di cogliere e virare l’attenzione dei telespettatori verso la brutalità che gli esseri umani compiono tutti i giorni  mediante azioni coercitive verso il prossimo, impacchettando il tutto attraverso grandi fari che illuminano i volti sorridenti di conduttori inebriati dallo scoop e che li induce a mostrare con finto stupore e una paresi indotta da un colorato  palinsesto eterogeneo e decontestualizzato l’episodio di cronaca stesso che viene mercificato e servito su di un piatto d’argento. Il mezzo televisivo mostra costantemente ad ignari, inermi ed impreparati telespettatori che tranquillamente pregustano un pasto dopo un’intensa giornata di lavoro o ragazzini appena tornati da scuola, degli avvenimenti dal sapore amaro che bombardano incessantemente le loro menti stanche che invece vorrebbero essere semplicemente sedate attraverso ilarità e leggerezza.  Nell’epidermide superiore dell’informazione odierna viene mostrata una notizia che mira a raccontare in dettaglio un fatto di cronaca sin dalla radice, ripercorrendo la storia che ha portato al brutale avvenimento con l’innesto di elementi esclusivi che apparentemente mirano all’individuazione di elementi per far emergere una verità oggettiva ma concretamente inducono prima i telespettatori e soprattutto gli inquirenti che indagano, a dover valutare attentamente alcuni elementi che possono risultare forvianti ai fini investigativi poichè compromissori per un quadro investigativo che spesso risulta inquinato sin dalla fase iniziale delle indagini e che necessita di un lecito quanto doveroso silenzio ai fini di un chiaro e concreto ottenimento di un risultato finale che porterà ad un processo. Le ramificazioni interne dell’informazione odierna invece mirano alla notizia come elemento unico che mira al raggiungimento di un pubblico quanto più vasto possibile con il fine ultimo di cogliere la loro attenzione e accrescere il tanto desiderato share. La tv di oggi è satura di programmo che puntano l’attenzione sulla cronaca odierna, che mirano all’individuazione del serial killer di turno attraverso interessantissimi salottini squallidi in cui si riuniscono pseudo investigatori da quattro soldi che formulano ipotesi aberranti sul possibile assassino profilando una soluzione che in realtà è tanto lontana quanto risibile dalla realtà oggettiva. Un elemento che sul piano investigativo risulta lesivo e tende ad influenzare sia il normale corso delle indagini che la posizione degli indagati che si prodigano a rilasciare dichiarazioni sui fatti in tutti gli schermi televisivi, trasformando la scia di sangue che hanno lasciato dietro in una passerella del cinema di Hollywood in cui i vari palinsesti si trasformano in un combo unico di sangue spettacolarizzato. E’ finita l’era in cui le famiglie si riunivano davanti uno schermo televisivo per gioire dinnanzi ai varietà e le commedie, dove l’intrattenimento era la forma unica di svago per gli italiani che preferivano alleggerire il peso delle proprie giornate e delle notizie trasmette dai tg –perché erano i tg a trasmettere notizie di cronaca- con una scelta alternativa che consentiva loro di poter svincolarsi da qualsiasi ulteriore peso al cuore. Possiamo ufficialmente affermare che il primo vero episodio di spettacolarizzazione della morte è avvenuto l’11 aprile del 1953, quando sulla spiaggia di Tornaianica, a Roma, fu rinvenuto il corpo senza vita della ventunenne Wilma Montesi. Altri tempi, anni in cui il mondo deve ancora rialzarsi a seguito delle sconfitte sul piano bellico; come dimenticare quanto accaduto a Londra il 17 aprile del 1953, quando Charlie Chaplin viene accusato dal periodico Meccartismo di essere filocomunista e per tali ragioni decide di non voler tornare mai più negli USA, ci tornerà soltanto nel 1972 per ritirare il Premio Oscar alla Carriera; anni in cui un nubifragio colpì Torino il 23 maggio provocando il crollo della guglia della Mole Antonelliana; Il 13 dicembre la Rai trasmette per la prima volta in esclusiva un evento sportivo ovvero il secondo tempo dell’incontro di calcio Italia-Cecoslovacchia per la Coppa Internazinale; il 27 agosto esce la pellicola “Vacanze Romane” di William Wyler; il 28 ottobre viene inaugurata la sede Rai di Roma e viene trasmesso “Roma città aperta” di Roberto Rossellini. Un paese che vira perso il cambiamento a che forse non è pronto per diventare lo specchio della spettacolarizzazione post mortem poiché la morte di Wilma Montesi diventa il primo caso di morte che rimbalza su tutte le pagine dei giornali e in tv. Una giovane di bell’aspetto di famiglia modesta in procinto di sposarsi e con qualche ispirazione nel mondo del cinema viene rinvenuta cadavere da un manovale sulla spiaggia. Il suo corpo giaceva supino sulla battigia. In un momento si parlò di suicidio ma successivamente lo scenario cambiò poiché si parla di omicidio, di festini a base di sesso e droga e vengono tirati in ballo politici e personaggi noti in quel periodo. Un caso che ancora oggi risulta insoluto ma certamente ha fatto scuola ai molteplici e aberranti mezzi di informazione che cercano di colpire in modo improprio gli italiani attraverso l’orrore in diretta, il dolore degli altri e lo sconforto di chi si trova di fronte ad una situazione senza via d’uscita. Nella società odierna è andato a farsi fottere il valore sano e puro del giornalismo come mezzo d'informazione atto a far conoscere e ad essere un elemento contribuitivo nel proseguo delle indagini giudiziarie. “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti e ingiustizie, ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo.
(Enzo Biagi)

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