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Redazione
E' fatta: Ignazio Marino non è più primo cittadino di Roma. Ha formalizzato le dimissioni, consegnandole al presidente dell'assemblea capitolina Valeria Baglio. Da domani scattano i 20 giorni previsti dalla legge passati i quali le dimissioni saranno esecutive ed irrevocabili. Il 2 novembre dunque Marino decadrà dall'incarico. "Ho ricevuto dal sindaco di Roma Ignazio Marino la lettera con cui comunica le proprie dimissioni. Le dimissioni, in base all'articolo 53 del Tuel, diventano efficaci trascorso il termine di 20 giorni", fa sapere la presidente dell'Assemblea Capitolina Valeria Baglio.
E intanto si studiano le soluzioni in vista del Giubileo dopo il passo indietro del primo cittadino. "È una città che sta in piedi da più di 2000 anni", dice stemperando il clima il prefetto Franco Gabrielli replicando a chi gli chiede se la Capitale sia a rischio dopo la scelta di Marino. E crescono le adesioni alla petizone online che chiede al sindaco di ripensarci. Marino ha firmato l'atto di costituzione di parte civile del Comune nel procedimento penale contro 5 imputati nell'inchiesta Mafia Capitale. Stamattina i suoi sostenitori si sono riuniti davanti alla sede del Pd.
MARINO è stato oggi in Campidoglio e ha lasciato la sede del Comune da un'uscita secondaria. Ieri il bagno di folla tra tanti elettori e iscritti del Pd che lo hanno votato, e gli oltre 40mila che su Change.org gli chiedono di non dimettersi, non lo fanno solo commuovere fino alle lacrime, come confiderà più tardi su facebook. Lo rafforzano in un convincimento radicato: "Voi siete il sale della democrazia e costituite un patrimonio che Roma non può e non deve perdere". E se in tanti oggi gli suggerivano di ricandidarsi, se i consiglieri della sua lista civica si dicevano pronti a sostenerlo anche in una nuova corsa, il sindaco sembra non lasciare chiusa la porta. Un sogno che i ben informati in Campidoglio non escludono possa diventare realtà. Con Ignazio Marino pronto a correre di nuovo nelle elezioni di primavera, questa volta "mai più con il Pd", come gli chiedono i suoi fan, e forte di una sua lista civica. Un'ipotesi che fa tremare un Pd a Roma già logorato. Così la guerra di nervi con il sindaco dimissionario, tentato fino a ieri ad andare alla conta in consiglio comunale, non è finita.
Ma ad aspettare Marino ci sono anche gli sviluppi dell' inchiesta aperta dalla Procura dopo "lo scandalo degli scontrini", che ha spinto il Pd a metter la croce sopra il sindaco "marziano". Marino rischia di essere indagato per peculato per una serie di rimborsi spese contestati e già oggi scatterà l'attività istruttoria.
IL VATICANO – Anche la Chiesa, poi, torna a farsi sentire, ampliando l'orizzonte. Il cardinale vicario Agostino Vallini annuncia una "Lettera alla città" stilata, in vista del Giubileo, perché Roma sia "stimolata a rinascere, ad avere una scossa". "Ripartire dalle molte risorse religiose e civili presenti a Roma", esorta Vallini che auspica anche la "formazione di una nuova classe dirigente nella politica". Mentre il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, si è detto sereno che le dimissioni di Marino "non metteranno a rischio i lavori per il Giubileo". La Città eterna, insomma, può guardare avanti.
"Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L'ho fatto avendo come unica stella polare l'interesse della Capitale d'Italia, della mia città". "Presento le mie dimissioni – spiega -. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un'astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche".
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