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Redazione
Roma – Questa mattina il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha consegnato al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, una memoria che ricostruisce la vicenda del lodo arbitrale tra Atac S.p.A., l’azienda municipalizzata dei trasporti di Roma Capitale, e Tevere Tpl (ora Roma Tpl), azienda consortile vincitrice di un bando del 2005 per l’affidamento per tre anni della rete periferica di trasporto urbano su gomma. Marino, accompagnato dall’Assessore ai Trasporti e alla Mobilità Guido Improta, ha sottoposto a Pignatone alcuni quesiti. In particolare, l’attuale amministrazione non si spiega perché precedentemente non sia stata mai contestata la legittimità del ricorso al lodo. Né perché la giunta guidata da Gianni Alemanno non abbia operato per ridurre i rischi economici per Atac.
Il lodo arbitrale risale al 2009, al termine del triennio di contratto, per iniziativa della Tevere Tpl che, sulla scorta della clausola compromissoria nel capitolato tecnico, ma non nel contratto, rivendicava l’applicabilità del meccanismo della revisione dei prezzi e il pagamento di un maggiore corrispettivo. Il collegio arbitrale, costituito nel febbraio del 2009 con gli avvocati Stefano Vinti per Tevere Tpl, Federico Tedeschini per Atac S.p.A. e Vincenzo Nunziata come presidente ha deliberato il 23 novembre 2009, con l’accoglimento di tutte le richieste di Tevere Tpl e la conseguente determinazione delle somme da corrisponderle, per un totale di oltre 68 milioni, al netto della rivalutazione. Atac S.p.A. ha promosso l’impugnativa del lodo, senza tuttavia contestarne mai la legittimità, ma la Corte d’Appello l’ha rigettata lo scorso 31 gennaio 2014. Nel frattempo, per effetto delle voci accessorie e degli interessi, la somma è lievitata fino a 115 milioni di euro. Nonostante la bocciatura della Corte d’Appello, questa amministrazione ha impugnato la sentenza davanti alla Corte di Cassazione, che deve ancora fissare l’udienza, sul presupposto dell’inesistenza sin dall’inizio del compromesso arbitrale e del relativo lodo, richiamando il contratto stipulato tra le parti secondo cui a decidere delle controversie sarebbe dovuto essere il Foro di Roma.
“Ho deciso di consegnare al procuratore capo una memoria – commenta il sindaco di Roma – per metterlo al corrente dell’intera vicenda e manifestargli le nostre riflessioni. Riteniamo, infatti, che l’azione che stiamo conducendo noi ora a difesa delle risorse pubbliche dovesse essere intrapresa dall’amministrazione precedente, che invece per qualche motivo che noi non conosciamo non ha ritenuto opportuno avviarle. Noi – aggiunge Marino – riteniamo che le richieste della controparte non siano congrue. Ma soprattutto non capiamo perché non solo la precedente amministrazione non si sia opportunamente attivata per contestare il lodo, ma non si sia attivata neppure per scrivere nel bilancio comunale le risorse necessarie per il pagamento. Coerenza avrebbe voluto – prosegue – che a partire dal 2009 si fosse iniziato a programmare il pagamento di quanto stabilito dal collegio arbitrale. Così noi adesso – conclude il sindaco – ci troviamo, nel 2014, nella situazione in cui l’amministrazione non ha contestato le conseguenze del lodo ma non ha neppure posto in essere gli atti amministrativi per onorare debito”.
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