Ieri e oggi, salutarci anche se non ci si conosce: esiste ancora questo status di gentilezza verso “l’estraneo”?

Non è necessario avere una deontologia sociologica per rispondere che oggi a differenza di ieri è difficile incontrare persone che si salutano anche se non si conoscono l’una con l’altra.

Un tempo, in particolare nel periodo del boom economico e successivamente (dagli anni ’70 in poi), era consuetudine salutarsi per strada o all’interno di un locale anche se non ci si conosceva.

Questa testimonianza ci arriva dalle parole dei nostri nonni o comunque da persone che hanno vissuto l’ultimo ventennio del secolo scorso. Le persone di “ieri” dichiarano che, soprattutto nei paesi, quasi tutti si conoscevano e si salutavano quando ci si incontrava nei bar o nei negozi non solo come atto di gentilezza, ma come momento celebrativo di “quell’”incontro. I giovani, gli adulti e gli anziani che si incontravano avviavano veri e propri discorsi, si scambiavano pensieri e ridevano insieme. Vigeva “la legge” del convivere e del condividere tutti assieme.

Oggi è evidente che la società è cambiata, le persone si isolano, parlano solo con chi conoscono e a volte faticano a salutare amici, conoscenti o addirittura persone della propria famiglia. La società si isola perché non vuole parlare di sé a chi non conosce o dispensare pensieri che ritengono poco interessanti.

I giovani, ma anche gli adulti “sono amici” della loro “compagnia” nonché quelle persone con cui si esce da sempre per mangiare una pizza, per fare un aperitivo o semplicemente per scambiarsi consigli e pareri. Sono quegli amici di cui ci fidiamo e con cui si sono condivisi momenti di gioia, di tristezza, di malinconia e di angoscia; istanti di vita che solo quell’amico/a possono capire.

La società del XXI secolo è molto “attaccata” alla presenza dei cellulari, dei pc e da tutte le nuove comunicazioni tecnologiche: chat, web, videochiamate, social network, selfie e internet. I giovani sono sempre più distaccati dai propri genitori e spesso non hanno tempo di parlare, ma prediligono trascorrere le proprie giornate al cellulare e sui social.
Oggi, di concerto, anche gli adulti sono dipendenti dalle tecnologie e spesso si “perdono” in momenti di pura solitudine, tralasciando il presente.

Questa situazione comporta un’inversione relazionale: si passa dal salutarci senza conoscersi al “negare” quasi la presenza di un’altra persona.

Si è sorpassato il limite massimo della convivialità e della comprensione altrui; ci si è lasciati travolgere dalla chiusura emotiva piuttosto che dalla volontà di andare oltre, pensando non solo a noi stessi, ma anche agli altri.

L’emotivo è caduto, lasciando spazio all’egocentrismo.