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di Francesco Pellegrino Lise
Il detto "Italians do it better" non è mai stato così vero. L’industria dei videogiochi in Italia oggi vive una fase di grande fermento. Uno dei principali motivi di tale crescita è dovuto all’internazionalizzazione nella distribuzione, che guarda più ai mercati esteri che a quello interno come destinatari dei propri prodotti: il 93% degli sviluppatori italiani esporta in Europa, l’83% in Nord America, il 64% in Asia e il 58% in Sud America. Ad oggi, benché ancora in fase embrionale, siamo il quarto paese europeo per volume di vendite dopo Gran Bretagna, Germania e Francia e superiamo di gran lunga paesi emergenti quali Russia, Polonia e Medio Oriente. L’Agenzia ICE, anche quest’anno ha deciso di essere presente alla Game Developers Conference di San Francisco, il più grande evento a livello mondiale dedicato agli sviluppatori di videogiochi, per accompagnare gli operatori italiani nei mercati esteri, impegnandosi concretamente per l’internazionalizzazione di un settore fortemente innovativo e in rapida crescita. La collettiva, organizzata dall’ICE in collaborazione con AESVI, l’Associazione di categoria che rappresenta l’industria dei videogiochi in Italia, è riunita sotto il brand Games in Italy con un padiglione nell’area GDC EXPO, che verrà inaugurato il primo marzo. Alla collettiva parteciperanno 11 studi di sviluppo italiani: 34BigThings, Bad Seed, Digital Tales, Forge Reply, Just Funny Games, Milestone, Neko8Games, Proxy42, Unreal Vision, Untold Games e XPLORED. In Italia vi sono oltre 120 studi di sviluppo distribuiti su tutto il territorio nazionale, la maggior parte dei quali si sono costituiti negli ultimi 3 anni. Essi sono concentrati soprattutto nel Nord Italia, che ne ospita circa due terzi (61%) di cui la maggioranza in Lombardia, seguito dal Centro Italia (22%) e dal Sud Italia e dalle Isole (16%). A livello provinciale la provincia di Milano è in testa, con più del 22% di studi di sviluppo, seguita dalla provincia di Roma (12%). Gli imprenditori, per la maggior parte di giovane età (media 33 anni) concentrano la loro produzione soprattutto su due diverse piattaforme: PC (37%) e mobile (35%). In misura minore ma significativa su console (14%) e online (13%). Insomma, il futuro per il settore videoludico tricolore sembra essere più che roseo e nei prossimi anni, se si dovesse continuare su questa linea, quest'area potrebbe essere destinata a diventare uno dei punti di forza del nostro Paese.
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