Costume e Società
I nuovi mostri: ecco il fitness della generazione 2.0
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6 anni fail
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Sono i campioni indiscussi del pendant, nei loro completi fluo abbinati alle borse fluo.
Camminano veloce, verificando il meteo del pomeriggio sullo smartphone.
Hanno il contapassi al braccio, per essere sicuri di fare abbastanza attività fisica e vivere in modo salutare.
Fanno la dieta delle intolleranze, quelle del gruppo sanguigno, quella vegana e quella dissociata. Seguono percorsi spirtuali pret a porter e poi si iscrivono in palestra.
Ma oggi la palestra non è più una palestra: è un gigante antropofago che inghiotte tutti, scheda tutti, calcola la massa grassa, la massa magra, il peso forma e il percorso di fitness più adeguato a ogni esigenza.
Il paradiso del disturbo dismorfofobico, dove per ogni parte del corpo che non sia assolutamente perfetta c’è un training adeguato che attraverso sforzo, ottimismo e dedizione porterà sicuramente i risultati sperati.
Ma chi sono i nuovi mostri?
Gente normale. Con vite normali. Famiglie normali.
Prenotano le lezioni online, almeno tre giorni prima altrimenti finiscono i posti; i più scaltri lo fanno alla mezzanotte del primo giorno utile, per bruciare la concorrenza. Escono dall’ufficio e corrono subito lì, “alla Palestra”, perché essere fitness è molto meglio che avere degli amici, delle passioni, dei momenti di ozio.
Fanno hydrobyke, anti gravity pilates, Spirit Ride, functional Boxing Punch. Anche due, tre, quattro volte a settimana. E lo fanno con musica da discoteca e l’insegnante che scandisce il ritmo: “alza, avanti, avanti, di lato, più forte!”
Lo fanno dopo una giornata di lavoro, affollandosi tutti negli stessi orari. Per smaltire lo stress c’è lo Yoga, Calm e Strenght, e la Spa con idromassaggio, doccia emozionale, bagno turco, bagno mediterraneo e sauna.
L’illusione del benessere.
La banalità del male, diceva qualcuno. Dove a poco a poco ci si abitua a qualsiasi aberrazione.
Perché diventa “normale”, perché “tutti lo fanno”.
Come ci siamo ridotti così?
Mi vengono in mente le Accademie dell’antica Grecia, dove i maestri insegnavano ai giovani allievi l’arte di educare il corpo e lo spirito; dove il culto del corpo era un rituale dionisiaco che conviveva in armonia con l’apollinea dedizione allo studio; dove la Dea aveva larghi fianchi e seni scoperti senza malizia.
Lasciando perdere l’antica Grecia mi vengono in mente gli appuntamenti in piazza, acchiapparella, ruba bandiera e mi viene da chiedermi: quando, esattamente, abbiamo smesso di giocare per diventare dei pump practitioners senza un filo di grasso addominale ma preda di una imperterrita atrofia cerebrale?
Valeria De Luca
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Il magico Maestro della Pizza a Fregene: un tributo di Francesco Tagliente a un pizzaiolo straordinario
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15 Luglio 2024![](https://www.osservatoreitalia.eu/wp-content/uploads/2024/07/IMG_5243.jpeg)
Il Prefetto Francesco Tagliente ha recentemente condiviso sulla sua pagina Facebook una commovente testimonianza, raccontando l’incredibile esperienza culinaria vissuta al ristorante Back Flip Da Moisè di Fregene. Questo racconto non è solo un omaggio a una pizza straordinaria, ma anche un tributo a Michelangelo, il pizzaiolo settantaquattrenne la cui dedizione e passione hanno trasformato un semplice piatto in un’opera d’arte.
Seduto al ristorante con sua moglie Maria Teresa, Tagliente ha descritto la pizza come “la migliore che abbia mangiato negli ultimi cinquant’anni”. Tuttavia, ciò che ha reso questa esperienza davvero speciale è stata la scoperta della storia dell’uomo dietro la pizza. Michelangelo, un ex contadino che si sveglia ogni mattina all’alba per curare il suo orto, dedica le prime ore del giorno alla coltivazione delle piante e alla cura della famiglia. Solo dopo queste attività, si prepara per andare al ristorante e mettere tutto se stesso nella preparazione della pizza.
L’Arte di Michelangelo: Tradizione e Passione
Michelangelo non è solo un pizzaiolo, ma un vero e proprio maestro dell’arte culinaria. La sua vita semplice e laboriosa, fatta di dedizione e umiltà, è un esempio di come l’amore per il proprio lavoro possa trasformare un piatto comune in un’esperienza indimenticabile. La sua capacità di fondere la tradizione contadina con la sapienza artigianale nella preparazione della pizza è un’arte rara e preziosa.
Tagliente ha scritto: “La dedizione e l’umiltà di quest’uomo, che dalla vita contadina riesce a creare una delle migliori pizze che abbia mai assaggiato, mi hanno colpito profondamente. Il suo nome rimane anonimo, ma la sua storia di passione e impegno è qualcosa che merita di essere raccontata.”
L’Umanità di Francesco Tagliente
Il racconto del Prefetto Tagliente non solo mette in luce le straordinarie qualità culinarie di Michelangelo, ma riflette anche le qualità umane dello stesso Tagliente. Conosciuto per la sua sensibilità e il suo impegno sociale, Tagliente ha sempre dimostrato un profondo rispetto per le storie di vita quotidiana e per le persone che con il loro lavoro contribuiscono a rendere speciale ogni momento.
La sua capacità di cogliere e apprezzare la bellezza nascosta nei gesti quotidiani e nelle storie semplici rivela un’anima attenta e sensibile, sempre pronta a riconoscere il valore degli altri. Il tributo a Michelangelo è un’ulteriore testimonianza della sua umanità e del suo desiderio di dare voce a chi, con passione e dedizione, arricchisce la vita di chi lo circonda.
Un Esempio di Vita
La storia di Michelangelo, come raccontata da Tagliente, è un potente promemoria di come la passione e l’impegno possano elevare il lavoro quotidiano a forme d’arte. “La sua pizza è un capolavoro che continuerà a risuonare nei miei ricordi, così come la sua storia di dedizione e umiltà,” ha scritto Tagliente, riconoscendo il valore di un uomo che, nonostante l’età e la fatica, continua a regalare momenti di gioia e piacere attraverso la sua cucina.
Questo tributo non è solo un omaggio a un pizzaiolo straordinario, ma anche un invito a riflettere sull’importanza del lavoro fatto con passione e amore. Grazie, Michelangelo, per averci mostrato che dietro ogni grande piatto c’è una grande storia, fatta di lavoro, passione e amore per la semplicità. E grazie, Francesco Tagliente, per aver condiviso con noi questa storia ispiratrice, ricordandoci di apprezzare le piccole grandi cose della vita.
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