I MERCANTI DI MORTE

di Roberto Ragone
Sversamento di Genova, danno ambientale annunciato, quando si maneggia il petrolio. La società proprietaria dell’oleodotto è la IPLOM, e lo sversamento è avvenuto durante le operazioni di scarico di greggio da una petroliera nel porto petroli di Multedo verso la raffineria di Busalla, per la rottura di un tubo interrato.

L’impianto è stato sequestrato dal Procuratore di Genova Alberto Landolfi, per indagini a carico di ignoti per disastro colposo.  L’Arpal, incaricata delle indagini ambientali, denuncia piccole chiazze di greggio già al largo, segno che, nonostante tutte le iniziative messe in atto per contenere la macchia, essa è sfuggita dal torrente in cui s’è inizialmente riversata, giungendone alla foce e quindi in mare, con moria di pesci, uccelli, rane, ed ogni altra forma di vita incontrata lungo il cammino. Si sta anche monitorando l’aria per stabilire se il maleodore che sentono gli abitanti della zona possa essere nocivo alla salute, e in quale misura.

Ora la maggiore preoccupazione della società petrolifera che gestisce l’oleodotto è quella di cercare di allontanare da sé ogni responsabilità, dato che ciò comporterebbe un risarcimento molto pesante, oltre all’imputazione di ‘disastro ambientale’, che è un reato.

Questo è il quadro relativo alle estrazioni petrolifere e al loro trasporto, e questo è ciò che il governatore della Puglia Emiliano ha voluto mettere a fuoco, insieme ad altri colleghi, con l’indizione del famoso referendum, del quale tutti i media hanno dato una interpretazione artefatta, creata per disorientare il cittadino e portarlo all’astensione, o a considerare che dopo tutto  si rischiava il posto di lavoro di undicimila persone, con altrettante famiglie, e che sarebbe stato più conveniente continuare ad estrarre ciò che si trovava ancora sotto il mare, piuttosto che lasciarlo lì, cosa dichiaratamente pericolosa; e che, infine, il fatto era solo una diatriba politica fra Renzi ed Emiliano. Nulla di più sbagliato, come i fatti di Genova dimostrano. L’inquinamento tanto negato attorno alle piattaforme è fisiologico, derivando esso dall’acqua che viene fuori insieme al petrolio e al gas, e che viene riversata in mare. Il trasporto è sempre soggetto a rischi, e dobbiamo accettare per buono ciò che ci dicono i petrolieri, a proposito del fatto che non sarebbero accaduti incidenti.

Per ciò che riguarda gli impianti in Basilicata, Renzi si è scagliato contro la Magistratura proprio perché, sequestrando l’impianto di Val d’Agri, ne impedisce l’attività. Secondo lui, una società petrolifera che riversa i rifiuti tossici nell’ambiente, facendoli passare per rifiuti ‘normali’, per risparmiare decine di milioni di euro per  quello smaltimento che la legge italiana prevede, –  mentre un privato cittadino se vuole eliminare l’olio della frittura di casa deve recarsi presso un Ecocentro – non deve essere sanzionata in alcun modo, potendo continuare come nulla fosse la sua attività. Ma già, in Italia non ti mettono in galera se non dopo tre gradi di giudizio, salvo prescrizione.

Proprio quella prescrizione che incombe sul caso Ragusa, ancora non giunto neanche al primo grado di giudizio, nonostante il danno ambientale, iniziato nell’89, riconosciuto e quantificato. Ma cosa ruota attorno al petrolio ‘all’italiana’, quando i vertici dei Servizi Segreti e della Polizia sono a cena con il ‘clan’ dei petrolieri, come riporta ‘Il Fatto Quotidiano’? Al Circolo della Marina, con il ‘clan’ dei petroli ‘Scandalo Potenza’ pare ci fossero Delle Femmine – n. 2 dell’AISI – e Piantedosi – Vice di Pansa.

A tavola anche il lobbista Colicchi, con il suo sodale Quinto, la senatrice Dem Finocchiaro, il vice presidente di Confindustria Lo Bello e l’Ammiraglio De Giorgi. Tutto ciò riportato dal ‘Fatto Quotidiano, in prima pagina. Le dimissioni del ministro Guidi, a proposito di Tempa Rossa, sono cosa recente, dovute ad un emendamento del quale lo stesso Renzi ha rivendicato la paternità, e che avrebbe consentito senza colpo ferire di creare un oleodotto fra la Basilicata e Taranto, città già distrutta dall’Ilva. Operazione della quale il governatore Emiliano ha chiesto conto al governo, dato che nessuno si era sognato di chiedere il permesso di passaggio, né parlato di royalty da versare, come prassi prevede. Senza dire che nessuna cauzione era stata prevista per eventuali, e alla luce di Genova più che probabili, danni per l’ambiente. Altro che sblocca Italia! Se sbloccare l’italia vuol dire avvelenarla, ne facciamo a meno. Anche perché quello che Renzi sta facendo, con il pretesto di sbloccare opere incagliate da tempo, è soltanto favorire quelle lobbies di cui si ostina a negare la presenza, contro ogni evidenza. Il petrolio è morte, e oggi ci sono altre forme di energia che dobbiamo incentivare, pulite, e di cui l’Italia ha una grande disponibilità, come l’irraggiamento solare; mentre ci siamo fatti sorpassare da chi era dopo di noi, come i cinesi, e dobbiamo inchinarci ai tedeschi per acquistare la loro tecnologia.

Bene, come Renzi, anche noi diciamo BASTA! Basta ai favoritismi, basta alle lobbies, basta alle menzogne, alle false promesse, ai paraventi rizzati per nascondere altre operazioni. E i fatti lo dimostrano. Tutta la politica di Renzi è orientata a soddisfare coloro che – regista Napolitano – lo hanno voluto al potere: ‘Giorgio & Matteo Co.’, come dice ‘Il Fatto Quotidiano’. Questo di Renzi è un governo che ha precipitato l’Italia indietro di secoli, con il suo statalismo e il suo assistenzialismo, con il Jobs Acti tanto strombazzato e che si è rivelato un gran fallimento; infatti, cessati i vantaggi, le aziende hanno già incominciato a licenziare. E che dire dell’elemosina degli 80 euro che in molti casi stanno ritornando al mittente? E non guardiamo solo ai ‘posti di lavoro’ quando essi portano morte e inquinamento: Porto Marghera, Genova, Basilicata, Ragusa, Taranto, sono solo alcune delle situazioni create da chi vuole  sfruttare i più deboli. Per bonificare l’area dell’Ilva di Taranto, facendo i conti a metro quadro, ci vorrebbero quattro miliardi di euro: sono stati stanziati solo trecentomila euro, a fronte di una minaccia di chiusura e di perdita di posti di lavoro. Basta con gli approfittatori che sfruttano le aziende e poi mettono in capo allo Stato ogni onere, minacciando di mandare a casa o in CIG gli operai. Il lavoro è un diritto di tutti, sancito dalla Costituzione, proprio quella che Renzi vuole distorcere con l’ultima ‘riforma, con il pretesto di sbloccare anche quella, e creando di fatto un governo presidenziale con lui a capo. Non si deve barattare la vita e la salute per il lavoro, altrimenti diverremmo anche noi mercanti di morte, come chi produce e smercia cocaina, in Colombia. Perché i contadini ricavano molto di più con la coca che con la coltivazione di altre cose. Allora? Li vogliamo lasciare senza lavoro? E se la coca produce morte, che colpa ne hanno loro, che hanno barattato la vita di altri per sopravvivere?

Certo gli operai delle piattaforme in Adriatico non hanno colpa, ma perché ricattarli costringendoli a dover salvaguardare solo la propria sopravvivenza, come tanto sbandierato, come Renzi dichiara ad ogni piè sospinto? Non vi sembra che questo sia il solito falso scopo adoperato per far passare qualsiasi cosa, specie tenendo conto del poco conto in cui le società estrattrici tengono la nostra salute e la salvaguardia dell’ambiente? Non vi sembra che anche loro, in un modo più moderno, siano anch’essi mercanti di morte?