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di Maurizio Costa
HONG KONG – Per la prima volta la Cina concede alla Regione amministrativa speciale di Hong Kong il diritto di voto. Una decisione storica, visto che i precedenti capi di governo venivano scelti da una commissione di 400 o 1.200 membri con stretti legami con il Partito Comunista cinese. Nonostante questo cambiamento importante, migliaia di studenti e cittadini di Hong Kong hanno manifestato da venerdì perché la Cina, nonostante l’ampliamento del suffragio, approverà autonomamente i nomi dei candidati alla carica di “chief executive” della Regione alle prossime elezioni del 2017.
Il movimento “Occupy Central with Love and Peace” vuole la democrazia che il governo cinese non concede pienamente ad Hong Kong. Tra l’altro, Pechino ha diminuito il numero dei candidati che si presenteranno alle elezioni del 2017 ad un massimo di due o tre, limitando drasticamente la possibilità di scelta degli abitanti della Regione speciale.
La storia – Nel 1997 Hong Kong diventa indipendente dal governo britannico e ritorna alla Cina, ma con uno statuto che le dà ampie libertà dal governo cinese in ogni ambito, eccetto quello che riguarda gli affari esteri e la difesa militare. Questo patto (la cosiddetta “Hong Kong basic law”), che prevede anche l'elezione da parte di una commissione scelta del capo di governo, ha una durata ventennale. Alla fine di questo periodo, proprio nel 2017, il patto decade naturalmente e quindi i cittadini di Hong Kong pretendono di poter eleggere il proprio “chief executive” indipendentemente dalla Cina.
Joshua Wong, il diciassettenne che capeggia questa manifestazione, è già stato arrestato una volta per i fatti accaduti in piazza. La polizia ha sedato i manifestanti con lacrimogeni e spray al peperoncino. Su Twitter, gira voce che le forze dell’ordine abbiano usato anche proiettili di gomma.
Ora la situazione sembra essere tornata alla normalità. Il governo cinese, però, ha dichiarato che non farà passi indietro riguardo alla nuova legge elettorale.
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