Connect with us

Editoriali

GRILLO E VESPA: SALTA IL PRIMO, PUNGE IL SECONDO

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti "A nulla sono valsi i pur numerosi tentativi del padrone di casa di riportare il confronto in una dimensione più giornalistica."

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

di Daniele Rizzo

Grillo torna in Rai ventuno anni dopo l’ultima volta, e lo fa rientrando dalla Porta (a Porta) principale, quella di Vespa. Sarà rimasto però deluso chi pensava che ci sarebbe stata un’intervista vera e propria; il leader del Movimento 5 Stelle ha tenuto un comizio elettorale per circa un ora, e a nulla sono valsi i pur numerosi tentativi del padrone di casa di riportare il confronto in una dimensione più giornalistica.

Il solito Grillo
Preso atto della situazione, a Vespa non è restato altro da fare che assecondare Grillo in tutto il suo soliloquio, disorganico e disorganizzato, tentando di frapporre al discorso dell’ex comico genovese qualche domanda qua e là. Il solito Grillo ha iniziato deridendo il pubblico, accusato di essere pagato da una società per partecipare a queste kermesse televisive senza poter intervenire; un po’ come il popolo italiano, ha continuato Grillo, che negli ultimi anni si è trovato ad essere spettatore non partecipe della situazione politica italiana. Da manuale poi le battute sugli altri esponenti politici: Monti “Rigor Montis”, Bersani “Gargamella”, Renzi “l’ebetino”, Berlusconi “museo che regala dentiere”; tutte battute ormai assodate da tempo.

"La prima forza politica del Paese"
Se con “flusso di coscienza” potessimo descrivere lo stile usato ieri sera da Grillo senza offendere nella memoria chi prima di lui ha fatto di questo un “vero” stile narrativo, allora potremmo certamente classificarlo come tale. Grillo ha cominciato il suo discorso chiarendo che le elezioni del 25 maggio saranno un banco di prova politico e che anche se il governo non si dimetterà, qualora dovesse andare male per il PD, loro andranno comunque al Quirinale a dire che Napolitano non li rappresenta e che le larghe intese non hanno funzionato. Alla questione posta da Vespa su con chi andranno eventualmente a governare, con chi faranno l’alleanza, Grillo ha poi risposto che loro non fanno alleanze, devono andare tutti a casa gli altri perché il Movimento 5 Stelle andrà a governare solo con i cittadini. A nulla sono valse le richieste di chiarimento da parte del conduttore che chiedeva praticamente come sarebbe stato possibile prendere la maggioranza dei seggi: Grillo ha insistito sul fatto che sono la prima forza del paese. Poi il leader pentastellato ha ricordato che, grazie a lui e al suo movimento, in Italia non si sono creati gruppi o partiti estremisti, come invece è successo in Finlandia, in Grecia con Alba Dorata o in Francia con Le Pen; il Movimento è stato in grado di convogliare tutte quelle forze “incattivite” in un progetto politico democratico. Su questo punto è arrivata la punzecchiatura di Vespa, che ha definito il Movimento talmente democratico e pluralistico che tutti quelli che la pensavano diversamente dal leader sono stati cacciati.

Reddito di cittadinanza
Decisamente corposa la parte del “comizio” dedicata alla questione del reddito di cittadinanza, un progetto per il quale servirebbero 19 miliardi, soldi che a detta di Grillo sarebbe possibile trovare tagliando i rimborsi elettorali, tagliando i rimborsi agli editori (inevitabile l’attacco alla stampa giudicata semilibera), alzando la tariffa sul gioco d’azzardo online e tagliando le spese militari. Proprio sulle spese militari è intervenuto Vespa, che ha ricordato come ci siano circa 6300 persone che lavorano sugli F-35 nell’ambito dell’Alta Tecnologia, posti di lavoro che non è possibile tagliare; e infatti Grillo ha risposto che queste persone sarebbero da spostare in altri settori dove l’Alta Tecnologia è più utile.

L’expo di Milano
Immancabile la critica all’Esposizione Universale del prossimo anno a Milano. L’EXPO secondo Grillo andrebbe chiuso perché è una rapina, una truffa, uno spreco di soldi. Dice di essere andato con 40 deputati grillini dentro i cantieri dell’EXPO ed aver trovato il nulla, solo opere infrastrutturali; e ancora terreni che dopo l’esposizione passeranno dalla destinazione agricola a quella edificabile, un’autostrada a 15 corsie che da Milano porta a Monza (neanche a Los Angeles); e poi imprese colluse con la mafia e Cantone, il supercommissario designato da Renzi, che arriva quando tutti gli appalti sono stati già assegnati. Insomma un Grillo scatenato che non ha risparmiato niente e nessuno.

L'appello ai votanti
Tanti quindi gli argomenti toccati, e riportarli tutti è anche molto complicato visti i voli pindarici che hanno accompagnato il discorso del leader a cinque stelle. Comunque la chiusura della pseudo-intervista non poteva che essere un appello al voto, e così è stato. “La rivoluzione nostra” ha intimato Grillo “è inserire nei posti giusti una persona onesta; un onesto poi si circonda di onestà”, per questo motivo “premiate le persone; io non sono candidato, non ho guadagnato nulla…il nostro è un movimento di comunità”.
Se l’appello di Grillo abbia colpito nel segno o sia caduto nel vuoto lo scopriremo tra cinque giorni; intanto resta un dubbio: le elezioni europee saranno veramente un banco di prova politico?

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

Editoriali

Un anno senza Silvio Berlusconi

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura < 1 minuto
image_pdfimage_print

Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti