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Editoriali

GRECIA: IL RICATTO DEGLI ARMATORI

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Tempo di lettura 2 minutiNulla può fare il governo Tsipras per convincere i magnati a riconoscere i loro giusti doveri verso Atene?

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di Emanuel Galea
Nell’ultima tornata elettorale in Grecia, del 25 gennaio 2015, Tsipras ha vinto con il 36% dei voti. L'astro nascente della sinistra radicale ellenica ha trovato la sua roccaforte di voti con la governatrice dell'Attica, Rena Dourou e  soprattutto con il neo sindaco Yiannis Moralis, numero due di Marinakis dell'Olympiacos.
La 40enne governatrice dell’Attica è l’unica personalità di Syriza con esperienze d’incarichi pubblici antecedenti al governo Tsipras.

E Yiannis Moralis? Oltre ad essere l’attuale sindaco del Pireo ha coperto incarichi importanti nell’Olympiacos FC. Yiannis è rimasto tuttavia  una personalità di spicco, conservando un discreto bacino di voti.
Salendo da Tsipras a Rena Dourou a Moralis , si arriva a Marinakis.

A questo punto la curiosità di conoscere il signor Evangelos Marinakis, altro bacino di voti per Syriza, sorge spontanea.  E’ un magnate greco, armatore, di 48 anni, proprietario dell’Olympiakos F.C., valore netto al 2015  di US$ 750 milioni.   E’ Presidente & CEO della Capital Maritime & Trading Corp.
Nel novembre del 2014 il Fmi certificò che le mancate entrate per il 2014 ammontavano a un miliardo al mese. Ciò nonostante la Grecia, seppure nell’austerità stesse  alzando la testa. Abbandoniamo per un attimo gli oligarchi, alcuni dei quali formavano bacino voti per Syriza e ritorniamo all’Europa.

Nella lettera d’intenti consegnata all’Eurogruppo  dal duo Tsipras-Varoufakis la Grecia prospettava un gettito di 2,5 miliardi che doveva provenire da una nuova tassa in programma sugli armatori.
Sia mai detto! La risposta delle maggiori compagnie greche non è tardata ad arrivare. I principali oligarchi più in vista, fra cui Marinakis  e Aristides Alafouzos  che con altri quattro oligarchi muovono un mercato marittimo da svariati miliardi di euro, assieme a Stavros Niarchos, uno degli uomini più ricchi del mondo e storico rivale di Onassis, hanno inviato un telegramma al premier minacciandolo che se osasse mettere le tasse sugli armatori, il giorno dopo fuggiranno via alle Cayman, lasciando per strada 250 mila lavoratori greci. Firmatario del telegramma anche Vardis Vardinoyannis, anima della Motor Oil Hellas, proprietario del Panathinaikos e amico del clan Kennedy.


Così si viene a sapere che non è solamente l’Eurogruppo che ricatta Atene bensì resistenze dall’interno, ricattano e resistono alle vere riforme. I governi precedenti a quello attuale non hanno mai legiferato a favore di qualsiasi norma che impedisse conclamate abusi e conflitti di interessi agli armatori di essere contemporaneamente anche petrolieri, editori, titolari di lavori pubblici senza sottomettersi a gare pubbliche, nonché di partecipare a privatizzazioni, di possedere squadre di calcio, portare avanti il business delle scommesse, possedere stazioni radiofoniche, emittenze televisive e non solo. Nel frattempo hanno beneficiato di Iva agevolata  e facendosi leva su una legge costituzionale del 1967 hanno goduto e godono tuttora dell’esenzione fiscale sui profitti generati all’estero. I governi precedenti su tutto questo hanno chiuso un occhio e pare che a  Tsipras  dispiace toccare questi argomenti. Vorrebbe fare la voce grossa con l’Eurogruppo ma ci piacerebbe sentire la sua voce per spiegare cosa intende fare il suo governo in questo ginepraio di elusione da parte degli armatori.

Gli armatori minacciano di disertare “la roccia”.  A prescindere da eventuali rapporti di amicizia con certi oligarchi, veramente nulla può fare il governo Tsipras per convincere i  magnati a riconoscere i loro giusti doveri verso Atene?

 

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