GRECIA. ECONOMIA APPESA A UN FILO

di Silvio Rossi

 

Fino a quando i greci potranno sostenere questa situazione? Il futuro del paese è in bilico. Nessuno ancora se la sente di fare un passo definitivo né in direzione di un più deciso aiuto al risanamento economico del paese, né in senso opposto, condannando la Grecia al Default.
Non l’ha fatto il governo greco, che ha rinviato al referendum della prossima settimana la decisione se approvare la richiesta europea, definita un ricatto da Tsipras, ma da questi non respinta, e inviata all’eventuale approvazione popolare. Non l’ha fatto neanche la Banca Centrale Europea, che non ha aumentato i finanziamenti alle banche greche per superare il pericolo di possibili insolvenze, ma non ha neanche tagliato i fondi, cosa che avrebbe facilmente fatto saltare il tappo del sistema.
La prossima settimana, in attesa di giungere al voto su quanto chiesto alla Grecia da Bruxelles, sarà vissuta ad Atene con una tensione eccezionale. Già in questo fine settimana, all’annuncio del governo di portare la questione monetaria al voto popolare, si è registrato un flusso di “panico controllato”, con moltissimi cittadini che si sono affrettati a prelevare ai bancomat quanto avevano nel proprio conto corrente. Anche i deputati, nelle pause tra la discussione del progetto governativo e il voto che l’ha approvato, con un’inedita alleanza tra Syriza e Alba Dorada, si sono messi in coda al bancomat presente nell’edificio del parlamento greco, per prelevare quanto possibile.
La paura che qualche misura d’emergenza possa decidere un prelevamento forzoso dai conti correnti, ha generato la paura, che senza per il momento scene d’isteria, ha comunque fatto prelevare, nella sola giornata di sabato, circa 700 milioni di euro, quando il movimento monetario medio in una giornata è inferiore ai trenta milioni. Un comportamento che, seppure comprensibile se osservato dal piccolo risparmiatore che teme di poter perdere tutto per un colpo di mano di qualche zelante burocrate nazionale o europeo, sta rischiando di prosciugare quel serbatoio di liquidità necessario alla debole economia dello stato per affrontare questo momento difficile, riproponendo in scala il fenomeno che portò nel 1929 la grande crisi delle banche americane, svuotate proprio dalla corsa al prelievo dei correntisti.
Il ministro delle finanze Varoufakis, intervistato dalla BBC, ha detto che il governo sta valutando di mettere limiti al prelievo di denaro, se non addirittura alla decisione di chiudere le banche greche in attesa di una stabilizzazione del problema, che dopo la chiusura del programma di salvataggio, martedì sera, e in attesa di un appuntamento referendario dal clima da tragedia greca, non ha una certa data di conclusione. In questa situazione l’economia greca si trova appesa a una corda che, con lo scorrere del tempo, appare sempre più tesa e debole, e nessuno ha ancora fatto capire chiaramente se l’intenzione è quella di portarla definitivamente in salvo, o recidere il legame, abbandonandola al vuoto.