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Cronaca

Gorino: niente immigrati dopo le barricate

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Tempo di lettura 4 minuti Impedito l'arrivo di 12 donne profughe nel piccolo centro del Ferrarese. Un muro di persone che blocca l’accesso anche con l’ausilio di bancali di legno

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Andrea Barbi – Ivan Galea


GORINO (FE)
– Scoppia la rivolta a Gorino in provincia di Ferrara dopo che il Prefetto Michele Tortora ha imposto l’accoglienza per un gruppo di richiedenti asilo, si parla di circa una trentina di persone per una località che ne conta appena 600. Centinaia di abitanti di Goro e Gorino sono scesi in piazza per protestare contro la decisione d’imperio cui si è visto costretto l’ufficio territoriale del governo. Ma dopo i tumulti la decisione è stata ritirata: il prefetto di Ferrara è tornato sui suoi passi dopo le barricate antiprofughi, fatte dai residenti, che ieri hanno impedito l'arrivo di 12 donne profughe nel piccolo centro del Ferrarese


Una mobilitazione numerosa che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Le strade di accesso a Gorino sono rimaste bloccate da vere e proprie barricate fisiche: un muro di persone che blocca l’accesso anche con l’ausilio di bancali di legno. La situazione è stata tenuta sotto controllo dai carabinieri e dal personale della Digos

La struttura deputata ad ospitare gli stranieri è l’Ostello Bar “Amore-Natura”, ai cui titolari nel primo pomeriggio di ieri è stata notificata la requisizione parziale del piano superiore dell’edificio e delle camere (5 camere.) Un provvedimento che ha creato sconcerto non solo tra i gestori della struttura, ma appena la voce di è sparsa nel piccolo paesello della bassa ferrarese, anche tra tutti i cittadini che protestano per la mancanza di preavviso e per la prepotenza della decisione imposta dall’alto. Vista la grinta e la decisione che queste persone stanno dimostrando, si preannuncia una situazione davvero difficoltosa da gestire. A Ferrara, dalla prefettura si giustificano sostenendo che tutti i centri di accoglienza del capoluogo di provincia erano al collasso, quindi è stata una decisione improvvisa dettata dall’emergenza.

Dietrofront di Michele Tortora, prefetto di Ferrara, dopo le barricate antiprofughi, fatte dai residenti, che ieri hanno impedito l'arrivo di 12 donne profughe nel piccolo centro del Ferrarese. "Ha prevalso la tranquillità dell'ordine pubblico – dice Tortora – non potevamo certo manganellare le persone. Questo fenomeno o si gestisce insieme con buonsenso oppure non si gestisce. Il mio primo pensiero – prosegue il prefetto – dopo quello che è successo va alle 12 donne oggetto di contestazione. Non oso pensare a quello che hanno passato nella traversata del Mediterraneo, al viaggio in pullman fino a Bologna e poi fino a Gorino e posso immaginare cosa possono aver provato quando si sono trovate davanti quelle barricate. E' stato un episodio tristissimo. Mi avrebbe fatto piacere – ha aggiunto Tortora – che i cittadini di Gorino avessero visto di cosa si trattava, se avessero avuto cognizione dei termini del problema forse le cose sarebbero andare diversamente". A chi domanda se la decisione di abbandonare l'ipotesi di accogliere i profughi sia una sconfitta dello Stato, il prefetto risponde che "certo non è una vittoria". "La gestione di questi problemi – prosegue – va affrontata con buon senso e spirito di collaborazione da parte di tutti. Per questo rinnovo l'appello a istituzioni, enti locali, persone e associazioni ad aiutarci". Di fronte a chi gli chiedeva se la decisione di cedere alla protesta sia stata condivisa con il Viminale il prefetto ha risposto: "chiedetelo al Viminale".

Stigmatizza la vicenda il ministro dell'Interno Angelino Alfano. "Di fronte a 12 donne, delle quali una incinta, organizzare blocchi stradali non fa onore al nostro paese. Poi certo tutto può essere gestito meglio, possiamo trovare tutte le scuse che vogliamo, ma quella non è Italia. Quel che è accaduto non è lo specchio dell'Italia. "Non mi interessa se la protesta sia stata organizzata o meno – prosegue il titolare del Viminale – io sto a quello che vedo e quello che vedo è qualcosa che amareggia e che non è lo specchio dell'Italia". Il nostro paese, ha aggiunto, "sono i ragazzi di Napoli che aiutano i soccorritori sul molo quando arrivano i migranti, o il medico di Lampedusa Pietro Bartolo che non guarda a orari". Dopo la strage di Lampedusa, secondo il ministro, "l'Italia poteva scegliere se girarsi dall'altra parte o essere un paese coraggioso. E noi – ha concluso Alfano – abbiamo scelto di essere l'Italia della fatica e del coraggio. anche sapendo che così facendo si sarebbero persi voti".

Sostegno, invece, dalla Lega: "Grazie a chi ha manifestato la scorsa notte – dichiara il capogruppo leghista e segretario Lega Nord Ferrara Alan Fabbri – grazie a chi ha lottato per far vincere la democrazia e il buon senso. I cittadini di Gorino sono per noi i nuovi eroi della Resistenza contro la dittatura dell'accoglienza. Abbiamo sostenuto, e continueremo a farlo, in ogni sede e in ogni modo, la loro protesta. Se il prefetto e il Pd, con la complicità del presidente della Provincia Tagliani, si illudono di poter fare qualsiasi cosa sopra la testa dei cittadini si sbagliano di grosso. Lo abbiamo dimostrato a Gaibanella, lo abbiamo dimostrato a Gorino e continueremo a farlo. La Lega c'è. Chi ha passato la notte in trincea per difendere il proprio territorio e la democrazia dai nuovi despoti è un eroe – rimarca Fabbri -. La forza del popolo ha consentito di vincere la follia di prefetture che requisiscono locali per darli agli immigrati e di dare una lezione di stile a Tiziano Tagliani che, da presidente della Provincia, si comporta in modo complice: evidentemente pensa di assolvere al proprio dovere di promuovere il territorio del Delta del Po piazzando immigrati clandestini in ogni dove".

 

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Cronaca

Roma, San Paolo: due ladre tentano di investire la commessa di un negozio dopo la rapina

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ROMA – Nel pomeriggio di ieri, i Carabinieri della Stazione di Roma Garbatella sono intervenuti in viale Leonardo Da Vinci, arrestando due donne romane, di 20 e 30 anni, appartenenti a una nota famiglia di nomadi stanziali, con precedenti penali e disoccupate. Le due sono gravemente indiziate di rapina aggravata in concorso.
 
L’episodio è iniziato quando i titolari di un negozio di casalinghi, gestito da cittadini cinesi nel quartiere San Paolo, hanno denunciato che le due donne avevano sottratto diversi articoli per la casa. Una dipendente del negozio, notando il furto, ha cercato di fermarle, ma le due donne, nel tentativo di fuggire, sono salite a bordo della loro auto e hanno cercato di investirla.
 
I Carabinieri, giunti rapidamente sul posto, sono riusciti a bloccare le ladre. La refurtiva, trovata all’interno dell’auto, è stata restituita ai legittimi proprietari. Fortunatamente, la coraggiosa dipendente, visitata dai sanitari del 118, non ha riportato ferite.
 
Successivi accertamenti hanno rivelato che la 30enne era alla guida dell’auto senza patente, mai conseguita, motivo per cui è stata anche sanzionata per violazione al codice della strada. Il Tribunale di Roma ha convalidato l’arresto e disposto gli arresti domiciliari per entrambe le donne.
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Castelli Romani

Rocca Priora, arrestati due uomini sorpresi a sotterrare telai di auto rubate

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I Carabinieri della Stazione di Rocca Priora hanno arrestato due uomini italiani, rispettivamente di 59 e 67 anni, entrambi con precedenti penali, accusati di riciclaggio. L’operazione è avvenuta durante un normale servizio di pattugliamento del territorio, quando i militari hanno notato i sospetti intenti a scavare una buca con una ruspa in un terreno situato lungo la via Tuscolana, al chilometro 32. All’interno della buca, i Carabinieri hanno scoperto quattro telai completi di autovetture, successivamente identificati come proventi di furto.
 
Successivamente, i militari hanno eseguito una perquisizione in un capannone nei pressi del luogo del ritrovamento, anch’esso nella disponibilità dei due uomini arrestati. All’interno del capannone, sono state rinvenute numerose parti di veicoli smontati e privi di matricola, le quali sono state immediatamente sequestrate per ulteriori verifiche.
 
I due uomini arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari nelle rispettive abitazioni, in attesa dell’udienza di convalida. Le autorità stanno proseguendo le indagini per chiarire ulteriormente la portata dell’attività illegale e identificare eventuali complici.
 
 
 
 
 
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Epidemia di Peste Suina, cresce la rivolta degli allevatori: il Ministro Lollobrigida nel mirino

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Il ministro dell’Agricoltura accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza

L’epidemia di peste suina sta mettendo in ginocchio gli allevatori del Nord Italia, con nuovi focolai che si diffondono in Lombardia e Piemonte, alimentando rabbia e frustrazione tra i produttori. Nonostante l’adozione di nuove misure di sicurezza da parte del Commissario straordinario Giovanni Filippini, la situazione continua a peggiorare, con 26 allevamenti contaminati solo in Lombardia, coinvolgendo le province di Pavia, Milano e Lodi.

La diffusione del virus in queste aree altamente densamente popolate da suini, che contano circa 4,5 milioni di capi, ha suscitato un’ondata di proteste da parte degli allevatori, già provati da oltre due anni di gestione considerata fallimentare dell’emergenza. Assosuini, una delle principali associazioni di settore, ha espresso la propria indignazione, lamentando che gli allarmi lanciati dagli allevatori sono stati ignorati per troppo tempo, lasciandoli ora a dover affrontare costi insostenibili e una situazione sanitaria al limite.

La tensione è ulteriormente aggravata dalla critica dei vertici di Coldiretti, che chiedono l’immediata erogazione degli indennizzi alle aziende colpite e certezze sui rimborsi per chi è costretto a sospendere l’attività. Le nuove regole imposte dal commissario includono il divieto di movimentazione degli animali e l’accesso agli allevamenti nelle aree di restrizione, nonché la possibilità di abbattimenti preventivi in caso di rischio di contagio. Tuttavia, l’incertezza regna sovrana, con molti allevatori che si sentono abbandonati dalle istituzioni.

La critica si è rivolta anche verso il governo, e in particolare verso il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, accusato di non aver saputo affrontare adeguatamente l’emergenza. L’Eu Veterinary Emergency Team, gruppo di esperti della Commissione Europea, ha recentemente bocciato la strategia adottata, suggerendo che sarebbe stato più efficace un approccio basato sul monitoraggio e sul contenimento geografico dei cinghiali, piuttosto che sulla caccia.

Dichiarazioni recenti del ministro Lollobrigida, riportate dai media, sottolineano l’impegno del governo nel fronteggiare la crisi, pur ammettendo le difficoltà incontrate. Lollobrigida ha ribadito l’importanza delle nuove misure di biosicurezza e ha promesso un maggiore supporto agli allevatori, ma per molti queste rassicurazioni arrivano troppo tardi.

Con l’aumento dei focolai, l’epidemia di peste suina si sta trasformando in una catastrofe economica e sanitaria, con conseguenze che potrebbero essere devastanti non solo per il settore zootecnico, ma anche per l’intera economia delle regioni colpite.

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