Vermicino, immobili di lusso: giudizio immediato per Massimo Nicoletti, figlio dell’ex cassiere della Banda della Magliana

ROMA – Richiesta di giudizio immediato della Procura di Roma per Massimo Nicoletti, figlio di Enrico, quest’ultimo ritenuto dagli inquirenti l’ex cassiere della banda della Magliana. Il pm Luca Tescaroli gli contesta l’accusa di trasferimento fraudolento di beni finalizzato ad eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniale. La richiesta di immediato è estesa anche a Mario Mattei, considerato un prestanome di Nicoletti. Il gip Flavia Costantini ha fissato la data del 14 febbraio prossimo per l’esame della richiesta. I due imputati avranno facoltà di chiedere di essere giudicati con il rito abbreviato.

Nell’operazione «Barba» sono state anche sequestrate due società di capitali e le quote del capitale di una terza società, per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro. Target principale della investigazioni, condotte dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria è stato il 53enne figlio di uno dei nomi più noti della associazione criminale della Magliana. E se il padre Enrico era addetto al riciclaggio, Massimo, conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di «Barba» è gravato da precedenti di polizia per traffico di droga, usura, estorsione, oltre ad essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale.

Tra le varie iniziative imprenditoriali spicca la realizzazione di un importante complesso residenziale, composto da ben 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di sospetta provenienza. Due le società di capitali utilizzate per la realizzazione di tali investimenti, la Koros e la Dama Investement S.r.l., entrambe con sede a Roma: la prima, utilizzata per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata dell’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali. Le citate società, oggi sequestrate, erano di fatto gestite dal Nicoletti in quanto i formali soci e amministratori erano meri “prestanome” che, per di più, operavano anche a favore di altri due noti pregiudicati gravati da precedenti di polizia per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, violenza e truffe. I due, destinatari di Ordinanza di Custodia Cautelare e tuttora oggetto di ricerche anche all’estero, “schermavano” al pari del Nicoletti, i loro rilevanti apporti di capitale, di origine ignota, intestando le partecipazioni societarie a congiunti e soggetti contigui – anch’essi, pertanto, qualificabili come prestanome – allo scopo di eludere la normativa antimafia ovvero favorire operazioni di riciclaggio.

In questo contesto si inseriva la figura dell’imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza di custodia, in affari con Nicoletti ed incaricato della gestione dei rapporti con gli occulti finanziatori delle lucrose speculazioni immobiliari. Una sorta di factotum incaricato solo formalmente dell’amministrazione della DAma Investement S.r.l., era ma di fatto un prestanome. Nel corso delle indagini è emerso come, anche a causa della profonda crisi del settore immobiliare, i compartecipi/finanziatori occulti di Nicoletti, avendo deciso di desistere dagli investimenti iniziali, pretendessero la restituzione delle provviste finanziarie conferite: pretese non onorabili perché i relativi capitali erano stati «drenati» dal figlio del boss. Ne scaturivano minacce nei confronti di Mattei che veniva pure selvaggiamente picchiato, tanto da essere costretto a far allontanare i propri familiari dalla abitazione. Tra i beni sequestrati spicca il rilevante patrimonio immobiliare facente capo alla Koros S.r.l., composto da 42 beni immobili (13 villini e 29 box) nel comune di Vermicino.