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2 mesi faon
Il tentativo del governo Meloni di trasferire i migranti in Albania si è scontrato con un duro colpo giudiziario, sollevando aspre critiche da ogni parte politica. Il tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento di dodici migranti, trasportati presso il Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Gjader, sostenendo che Bangladesh ed Egitto, paesi d’origine dei migranti, non possono essere considerati “sicuri”. Questa decisione ha suscitato la reazione furiosa del governo e una serie di attacchi da parte dell’opposizione, evidenziando la fragilità di una strategia di gestione migratoria che si sta rivelando un boomerang politico e finanziario.
Giorgia Meloni non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla recente decisione dei giudici riguardo al blocco del piano migranti in Albania. Tuttavia, fonti vicine al governo hanno fatto trapelare che la premier sarebbe profondamente insoddisfatta della sentenza, considerandola un ostacolo significativo agli sforzi del governo per gestire i flussi migratori.
Secondo quanto riferito, Meloni potrebbe ribadire nei prossimi giorni la sua determinazione nel portare avanti il piano, evidenziando la necessità di riforme che impediscano la paralisi delle politiche migratorie da parte delle decisioni giudiziarie, e sostenere la legittimità dell’accordo con l’Albania come modello di gestione per l’Unione Europea.
La decisione del tribunale ha messo in evidenza le falle giuridiche del piano governativo. Come dichiarato dai giudici, il trasferimento in Albania dei migranti viola i principi del diritto internazionale e delle normative europee che garantiscono il rispetto della procedura di asilo e impediscono il trattenimento in paesi terzi considerati non sicuri. Il giudice ha inoltre confermato che il diniego della convalida per il trattenimento dei migranti è dovuto all’impossibilità di considerare sicuri i paesi d’origine, una sentenza che ha costretto il governo a rispedire i migranti in Italia, con ulteriori costi e disagi.
Non si è fatta attendere la risposta del governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato che l’esecutivo presenterà ricorso, sostenendo che il piano in Albania è in linea con le normative internazionali. “Non ci fermeremo qui. Andremo fino in Cassazione per difendere il nostro diritto di attivare procedure accelerate”, ha dichiarato Piantedosi, sottolineando che l’iniziativa italiana sarà integrata nel diritto europeo entro il 2026. Tuttavia, nonostante l’intenzione di proseguire, il fallimento del progetto ha sollevato critiche anche all’interno della maggioranza, con la Lega e Fratelli d’Italia che hanno puntato il dito contro la magistratura, accusandola di interferire con il potere esecutivo. “I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni”, ha tuonato la Lega, mentre Fratelli d’Italia ha parlato di un “attacco” da parte della sinistra giudiziaria.
Dall’opposizione, le critiche sono state feroci e trasversali. La leader del Partito Democratico, Elly Schlein, ha parlato di “danno erariale”, accusando il governo di aver sperperato centinaia di milioni di euro in un progetto che non rispetta le leggi internazionali. “Sono 800 milioni buttati, che potevano essere destinati alla sanità”, ha affermato Schlein, criticando l’esecutivo per aver sprecato risorse pubbliche. Anche il Movimento 5 Stelle ha duramente attaccato la premier Meloni, definendo il piano una “truffa” messa in piedi per mascherare l’incapacità del governo di realizzare il blocco navale promesso in campagna elettorale. “Meloni ha ingannato gli italiani, ma i giudici hanno smascherato il bluff”, hanno dichiarato i parlamentari del M5S, criticando l’inutilità dell’accordo con l’Albania.
Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, non ha risparmiato critiche al governo Meloni. “Stiamo buttando via un miliardo di euro per trasportare qualche decina di migranti avanti e indietro dall’Albania, solo per avere qualche like sui social”, ha scritto Renzi, sostenendo che l’immigrazione va gestita con pragmatismo e non con spot elettorali. Dello stesso avviso Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che ha chiesto che i ministri rimborsino di tasca loro le spese sostenute dallo Stato per un piano fallimentare. “Piantedosi e Meloni dovrebbero chiedere scusa e risarcire lo Stato per il denaro sprecato”, ha dichiarato Fratoianni, definendo la gestione del governo una “propaganda cinica”.
Il piano del governo per risolvere la crisi migratoria attraverso il trasferimento in Albania si sta rivelando un costoso fallimento. Non solo la strategia ha suscitato perplessità a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, sollevando dubbi sulla sua conformità con il diritto europeo. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva inizialmente definito l’accordo con l’Albania un “modello da seguire”, ma ora la situazione rischia di trasformarsi in un esempio di come non gestire la crisi migratoria.
La domanda che sorge spontanea è: quanto ancora il governo sarà disposto a investire in una strategia che sembra destinata a fallire? Con l’Italia alle prese con la necessità di risorse per settori come la sanità e l’istruzione, continuare a spendere ingenti somme di denaro per iniziative inefficaci rischia di erodere ulteriormente la fiducia degli italiani in un governo che aveva promesso soluzioni rapide e decisive.