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di Silvio Rossi
In un’epoca dove la tecnologia invade tutte le manifestazioni della nostra vita, dalla scuola al lavoro, dallo sport allo spettacolo, ci sono ancora imprese che giustificano l’appassionarsi di milioni di persone davanti a una persona che fa miracoli con un pallone ai piedi o che entusiasma con due pedalate quanti hanno fatto chilometri a piedi per vedere i propri idoli superare una montagna sulle due ruote.
In questo giro d’Italia è stato un campione siciliano, emigrato in Toscana diversi anni fa per intraprendere una carriera professionista. Un campione, capace di aver vinto, in quatto anni, le tre grandi corse a tappe ciclistiche.
Attardato di quasi cinque minuti a tre tappe dalla conclusione , delle quali l’ultima, con arrivo a Torino, è solo una passerella, fuori dal podio, dopo due tappe difficili che sembravano averlo messo fuori gioco, Vincenzo Nibali ha dimostrato nelle tappe più dure la qualità di cui è costituita la sua fibra. Un attacco nella diciannovesima tappa, con arrivo in Francia a Risoul, ha rilanciato lo Squalo dello Stretto. Vittoria di tappa e notevoli distacchi ai suoi competitori diretti l’hanno portato in seconda posizione a 44 secondi dalla maglia rosa, il colombiano Esteban Chaves.
Una tappa condotta alla perfezione, una grande squadra a supporto del suo capitano, con gli uomini dell’Astana che hanno condotto Nibali nella migliore condizione per scattare, agli ultimi chilometri del Colle della Lombarda, valico che riportava la corsa in territorio italiano a 2350 metri sul livello del mare. Una squadra intera che ha meritato la maglia rosa, in primis Michele Scarponi, compagno di squadra e di stanza, che ha scortato il vincitore del giro fino al punto in cui ha sferrato l’attacco decisivo.
Un giro vinto all’ultima tappa, una suspense che spesso non si trova nello sport, una gioia incontrollata dei sostenitori giunti a Sant’Anna di Vinadio, località alpina nota per le sue acque minerali, incorniciata da una scena che solo gli sport veri come il ciclismo sanno regalare. I genitori di Chaves, giunti dall’altro mondo nella speranza di vedere il proprio figlio trionfare, sono stati i primi a congratularsi con Nibali, abbracciandolo, quando ancora il proprio piccolo eroe non aveva superato il traguardo, con un minuti e mezzo di ritardo rispetto al siciliano.
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