Connect with us

Primo piano

GIORGIO NAPOLITANO ANNUNCIA DIMISSIONI: RIFORME RAPIDE E SUCCESSORE ELETTO IN CLIMA DI SERENITA'

Clicca e condividi l'articolo

Tempo di lettura 3 minuti Napolitano:"L'eta' da me raggiunta porti con se' crescenti limitazioni e difficolta'".

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
image_pdfimage_print

Redazione

 Giorgio Napolitano prende commiato dalla gente, direttamente rivolgendosi alle famiglie che continuano a sentire il morso della crisi, ai giovani disoccupati, e nell'annunciare il prossimo abbandono dell'incarico (non prima di un paio di settimane, pare di capire) lancia un appello alla solidarieta', all'unita', alla reazione morale che puo' rimettere in moto il Paese. E intanto chiede che le riforme siano approvate rapidamente, e che il suo successore venga eletto in un clima di serenita'. Magari anche lui (o lei) in tempi brevi.

Ragioni di stanchezza e di eta', logicamente, ma anche il fatto che proprio il percorso riformatore appare avviato esattamente come lui chiedeva quel 22 aprile del 2013 in cui, davanti alle Camere riunite, giurava per il suo secondo mandato.

"Sto per lasciare le mie funzioni, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente", spiega, "Desidero dirvi subito che a cio' mi spinge l'avere negli ultimi tempi toccato con mano come l'eta' da me raggiunta porti con se' crescenti limitazioni e difficolta'".
 

Quindi e' "positivo che ora si torni alla normalita' costituzionale, ovvero alla regolarita' dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica". Detto questo, il bilancio che il Capo dello stato traccia del suo secondo mandato e' positivo. "L'aver tenuto in piedi la legislaturaapertasi con le elezioni di quasi due anni fa, e' stato di per se' un risultato importante", ricorda a futura memoria, "si sono superati momenti di acuta tensione, imprevisti, alti e bassi nelle vicende di maggioranza e di governo ; si e' in sostanza evitato di confermare quell'immagine di un'Italia instabile che tanto ci penalizza, e si e' messo in moto, nonostante la rottura del febbraio scorso, l'annunciato, indispensabile processo di cambiamento".

Le riforme: questo il punto centrale. "E' innegabile che i miei auspici siano stati rispettati", rileva ancora Napolitano con fare soddisfatto, "E il percorso va, senza battute d'arresto, portato a piena conclusione". Messaggio implicito alle forze politiche (era stato ancora piu' esplicito un paio di settimane fa): fate presto e non perdete tempo. Il primo banco di prova, del resto, sara' proprio l'elezione del suo successore.
  A riguardo Napolitano chiede senza mezzi termini che "Parlamento e forze politiche si preparino serenamente alla prova dell'elezione del nuovo Capo dello Stato".

Infatti "sara' quella una prova di maturita' e responsabilita' nell'interesse del paese, anche in quanto e' destinata a chiudere la parentesi di un'eccezionalita' costituzionale".
  Come dire: si capira' in quest'occasione se davvero esiste un atteggiamento degno dei tempi che si vanno aprendo.
  Cio' detto, il Capo dello stato passa ad affrontare la seconda parte del suo addio, quella in cui sprona la gente comune a non lasciarsi sconfiggere dalle crisi.

"Credo sia diffuso e dominante l'assillo per le condizioni della nostra economia, per l'arretramento dell'attivita' produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l'emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto – questione chiave – per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro", e' la fotografia che fa della situazione. Purtroppo "tutti gli interventi pubblici messi in atto in Italia negli ultimi anni stentano a produrre effetti decisivi, che allevino il peso delle ristrettezze e delle nuove poverta' per un cosi' gran numero di famiglie e si traducano in prospettive di occupazione per masse di giovani tenuti fuori o ai margini del mercato del lavoro".
  Allora occorre "reagire tutti, mettercela tutta tutti" con quello spirito che permise al Paese di dar vita alla Ricostruzione del dopoguerra.
  Uno scatto morale, di unita' e solidarieta', quello che chiede il Presidente che promette di "restare vicino" al suo Paese. Ma anche un intervento – si direbbe che Napolitano ne auspichi uno veramente severo – per ripulire la societa'. Non a caso parla esplicitamente dell'inchiesta sui guasti di Roma, citta' a rischio mafia. "Gli inquirenti romani stanno appunto svelando una rete di rapporti tra 'mondo di sotto' e 'mondo di sopra'", spiega con disgustato distacco. E commenta: "Si',dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra societa'. E bisogna farlo insieme, societa' civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo intangibili valori morali la politica potra' riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva".

Perche', altrimenti, si scivolera' inevitabilmente nell'antipolitica, quella stessa che oggi invita auscire dall'euro.

  "Nulla di piu' velleitario e pericoloso puo' esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell'Euro e di ogni comune politica anti-crisi": e' l'ultimo pensiero che, forse, Napolitano dedica a quel Beppe Grillo (ma non solo a lui) che in via streaming gli sta facendo, in contemporanea, il controcanto.

Ma a Grillo, o chi per lui, Napolitano non concede l'onore della citazione diretta, nell'ora in cui dice addio agli italiani. "Restero' vicino al cimento e agli sforzi dell'Italia e degli italiani", promette ancora. Perche' di strada da fare ce n'e' ancora tanta.

Continua a leggere
Commenta l'articolo

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

Continua a leggere

Editoriali

La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print


La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

Continua a leggere

In evidenza

Roma, aggressioni e borseggi in metro. Riccardi (UdC): “Linea più dura per garantire la sicurezza pubblica”

Pubblicato

il

Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
image_pdfimage_print

“Ci troviamo ad affrontare un problema che il Governo non può più ignorare: i borseggiatori operano impuniti nelle metropolitane di Roma. Questa situazione è inaccettabile e richiede un intervento deciso e immediato. Ritengo che la sicurezza dei cittadini debba essere una priorità assoluta e che la moderazione non significhi inazione”.
È assai dura la reazione del commissario cittadino di Roma Capitale dell’UdC, il dottor Roberto Riccardi, circa le continue, ripetute aggressioni e borseggi nella Capitale.

Dottor Riccardi secondo Lei dove bisogna intervenire in fretta nella legislazione italiana in tale materia?
I recenti episodi di furto nei mezzi pubblici mettono in luce una legislazione troppo permissiva. La normativa attuale, che prevede l’intervento delle Forze dell’Ordine solo su querela dei borseggiati, è del tutto inefficace. Questo non solo rallenta l’intervento delle autorità, ma spesso disincentiva le vittime a denunciare, sapendo che le conseguenze per i borseggiatori saranno minime o inesistenti.
Le leggi attuali non sono sufficienti per contrastare efficacemente questo fenomeno. È necessario un cambio di rotta deciso.

il commissario cittadino UdC di Roma Capitale, dottor Roberto Riccardi

E cosa può fare in più, in questo frangente, l’organo giudiziario?
Bisogna smettere di essere troppo indulgenti con i delinquenti. Va adottata una linea più dura per garantire la sicurezza pubblica.
Lei rappresenta uno dei partiti di governo nazionale. Esiste una vostra “ricetta” in merito?
Ecco le misure che proponiamo; arresto obbligatorio per i borseggiatori con l’introduzione dell’arresto obbligatorio per chiunque venga colto in flagrante a commettere furti nei mezzi pubblici. Questo deterrente è essenziale per scoraggiare i delinquenti e proteggere i cittadini.
Modifica della normativa vigente; bisogna consentire l’intervento delle Forze dell’Ordine anche in assenza di querela da parte della vittima, permettendo un’azione tempestiva e decisa contro i borseggiatori.
Inasprimento delle pene ed introduzione di sanzioni più severe per i reati di furto, specialmente quando commessi in luoghi pubblici e affollati come le metropolitane.
Campagne di sensibilizzazione informando i cittadini sui loro diritti e sull’importanza di denunciare ogni atto di borseggio, contribuendo così a creare una comunità più sicura e coesa.
Ma Lei crede che con tali misure si possa mettere un argine alla questione che preoccupa non solo i romani ma le decine di migliaia di turisti che ogni giorno arrivano nella capitale?
Non possiamo più permetterci di essere indulgenti. Dobbiamo agire con fermezza per garantire la sicurezza di tutti i nostri cittadini.
Le Forze dell’Ordine devono essere messe nelle condizioni di poter agire senza ritardi e senza ostacoli burocratici.
Dobbiamo essere determinati nello spuntare le armi dei buonisti ed a ripristinare la legalità nelle nostre strade e nelle nostre metropolitane. Solo con un intervento deciso e risoluto potremo garantire una Roma più sicura e vivibile per tutti.

Risposte chiare e concrete quelle del commissario cittadino UdC di Roma Capitale Roberto Riccardi.
Ci auguriamo che questa volta la politica affronti davvero con tale determinazione questa assenza di sicurezza per i romani e per le migliaia di turisti che si apprestano a giungere nella Capitale per l’imminente apertura, il 24 dicembre 2024, dell’Anno Giubilare.

Continua a leggere

SEGUI SU Facebook

I più letti