Roma
GENZANO "VILLE DI NEMI": QUASI ULTIMATO GOLIA. HA RIDOTTO GLI ALTRI VILLINI A TANTI PICCOLI "DAVIDE"
Tempo di lettura 5 minutiNel 2004 i lavori sono ricominciati con una perizia di variante concessa grazie a progetti “alterati”, così come attestato dalla Regione Lazio.
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12 anni agoon
La perizia presentata dai proprietari e stilata dagli stessi tecnici incaricati dai proprietari dice che praticamente l'edificio non può essere demolito perché verrebbe compromessa la stabilità dell’edificio. E al Comune la appena citata tesi è andata bene così
Chiara Rai
Genzano (Rm) – Nello splendido comprensorio delle Ville di Nemi, nel territorio di Genzano, in via delle Begonie lotto n. 56, dove, ci spiegano, doveva essere costruito un villino con un solo piano fuori terra, si sta edificando un palazzo che è diventato un “Vatusso”, probabilmente troppo vatusso, facendo spiccare all’occhio la sua imponente mole di due piani in più rispetto ai vicini villini rispetto ai quali avrebbe dovuto uniformarsi nel rispetto del P.R.G. del Comune di Genzano di Roma. Inoltre, nel presunto mancato rispetto delle norme dettate dalla Regione Lazio e dalla Soprintendenza ai Beni Paesaggistici sono stati costruiti terrapieni, con variazione delle quote altimetriche del piano di campagna preesistente fino a m. 2,30: in questo modo risulta difficile scorgere l’intero piano di circa 600,00 mc., di fatto mai computati nei progetti, così come accaduto per la superficie e l'altezza. L’edificio arriva a circa 10 metri di altezza rispetto agli effettivi 4 metri circa di altezza dei villini circostanti che fanno parte del piano di lottizzazione delle Ville di Nemi, un Piano di impossibile reperibilità nonostante le continue richieste fatte al Comune di Genzano da parte di alcuni residenti. Seguiamo le immagini. I terrapieni formano una collina artificiale in barba al rispetto dell’arretramento dai confini di proprietà di 7,00 metri e tutto lo scarico delle acque meteoriche finisce dal vicino Bruno De Angelis, residente in via delle Magnolie nel lotto n° 8/b. L’edificio è talmente “alto” che infossa la proprietà del confinante De Angelis, insomma Golia immerso in un lotto di 1.135 metri cubi, si trova in mezzo a tanti piccoli Davide. La storia di Golia inizia circa un decennio fa e si caratterizza da episodi al limite della sopportazione dei vicini tra un cantiere che non permette una regolare e civile vita da parte dei confinati, tra sospensione dei lavori durate complessivamente circa otto anni, ordinanze di demolizione mai eseguite e successivamente sanate con progetti alterati e senza gli indispensabili requisiti, permessi di costruire concessi e poi annullati, multe, e pareri. Insomma quando la redazione de L’osservatore laziale ha messo mano a montagne di carte ha capito che si tratta di una “vita travagliata” sia per Golia che ha tentato in tutti i modi di crescere e pare che ci stia riuscendo che per i tanti Davide che si sono visti sovrastare da cotanta abbondanza. Bruno De Angelis e sua moglie non vivono più una vita regolare, si dicono invasi da lavori che danneggiano di fatto non solo il loro edificio ma non permettono neppure alla coppia di stare tranquillamente nel proprio giardino di casa. Dalla loro terrazza, i coniugi non vedono più il mare, eppure il loro villino lo hanno acquistato con tanti sacrifici e rinunce e adesso sono letteralmente sprofondati in una situazione a cui nessuno ha finora messo un freno definitivo.
Ecco che nel 2001 fa capolino il primo progetto presentato alla Regione e nel 2002 il Comune di Genzano rilascia il primo permesso di costruire ma già i lavori per costruire Golia sono iniziati alcuni mesi prima. La prima azione che si è fatta è estirpare completamente degli ulivi secolari, una icona per tutto il comprensorio delle Ville di Nemi che di fatto li conserva e custodisce come un gioiello. Ma no, nel lotto di Golia ne sono stati eliminati almeno una decina per fare spazio al gigante. Si scava e si scava molto per costruire un muro a valle, alto circa 2 metri e trentacinque, costruito all’interno del lotto, interamente fuori del piano di campagna (come si evince dai tronchi degli alberi tagliati sulla scarpata a valle del muro) in barba all'altezza massima di m. 1,50 da rispettare per legge . “Il muro in realtà – dice il vicino de Angelis – serve per sostenere gli enormi terrapieni che, trasformando il territorio vincolato, tombano un intero piano seminterrato di 600 metri cubi di volume”. Ma ecco che nel 2002 intorno a settembre arriva il primo stop ai lavori: il Comune ordina di demolire e ripristinare lo stato dei luoghi in quanto muro e seminterrato si erano “ingrassati” oltremodo. Nel periodo di sospensione Golia non è rimasto inerte a dormire ma i lavori sono proseguiti con la realizzazione del solaio. Un periodo di pausa di due anni e poi nel 2004 i lavori sono ricominciati con una perizia di variante concessa grazie a progetti “alterati”, così come attestato dalla Regione Lazio. Viene sanato tutto senza demolire nulla e si costruisce piano terra e primo piano. Ma alla fine del 2004 ecco che arriva una ordinanza di sospensione dei lavori senza però alcuna determinazione. Nel 2009 viene concesso un nuovo permesso che di fatto decade per mancato inizio dei lavori entro l'anno. Nel 2010 viene rilasciato il permesso di costruire n. 16/2010 con il quale vengono realizzate due mansarde in evidente difformità rispetto a quanto previsto dal Regolamento Edilizio. Ma c'è un ripensamento da parte del Comune che probabilmente non è piaciuto a Golia ma che non ha destato alcuna irosa reazione da parte del gigante in costruzione. Accade infatti che il Comune annulla il permesso di costruire e poco dopo annulla l'annullamento grazie a nuovi altri presupposti avanzati dai proprietari ritenuti di fatto non fedeli, trasmessi alla Regione. Succede poi che nel 2011, sotto slancio della Regione, annulla nuovamente il famigerato permesso di costruire e allora i proprietari di Golia ricorrono al TAR che però rigetta la richiesta di sospensiva. Anche la Regione si costituisce contro i proprietari di Golia impugnando anche l'alterazione delle quote del terreno e il cambio di destinazione d'uso del piano seminterrato. La cosa che appare singolare consiste proprio nel fatto che il Comune non prende alcuna determinazione, non ordina alcuna demolizione ma addirittura per sanare l'abuso delle mansarde acquisisce senza batter ciglio, e soprattutto senza verifiche di sorta, la perizia presentata dai proprietari e stilata dagli stessi tecnici incaricati dai proprietari. Tale perizia dice che praticamente Golia non può essere demolito perché verrebbe compromessa la stabilità dell’edificio. E al Comune la appena citata tesi è andata bene così e, anziché ordinare una demolizione, decide di sanzionare i proprietari per un importo, discutibile rispetto al calcolo operato, di 31 mila euro circa. I vicini di Golia, sempre più affossati da quella che può tranquillamente chiamarsi una palazzina, impugnano al Tar quello che ritengono un “esiguo importo” oltre che con una controperizia dimostrare la reale possibilità di demolire, dando così all'edificio una maggiore stabilità in caso di terremoto, visto che alla data della ripresa dei lavori del 2010 non è stato effettuato alcun adeguamento sismico nel mancato rispetto della vigente normativa in materia. “Inoltre nell’anno 2010 – 2011 vengono accertate una serie di irregolarità sia dalla Regione che dal Comune – continua De Angelis – che si trascinano anche nei progetti che hanno consentito una nuova e, a mio parere, non leggittimata ripresa dei lavori”. Il 10 settembre ed il 16 ottobre 2012 il vicino “Davide”, Bruno De Angelis, presenta due esposti denuncia indirizzati alla Soprintendenza, Ente che a giugno scorso sostanzialmente ha concesso il nulla osta paesaggistico ai proprietari di Golia su un permesso di costruire annullato, peraltro, prima della data fornita dal Comune attestante l'avvenuto pagamento della sanzione (ritenuta irrisoria da De Angelis) al Comune di Genzano ed alla Procura della Repubblica di Roma e di Velletri. Gli esposti denunciano “illegittimi terrapieni”, il "tombamento di 200,00 mq. di seminterrato con l'occultamento di 600,00 mc. di volume non assentibili mai dichiarati, parimenti all'altezza ed alla superficie nonché al mancato rispetto delle distanze dai confioni, in area vincolata L. 1497 – D.M. 12. 01. 1954 – P.T.P. n. 9 Regione Lazio Zona GE7/4” e tra l’altro chiesto l’annullamento dei nulla osta paesaggistico rilasciato sulla base di progetti in contrasto dei vincoli stessi imposti dalla Soprintendenza, nonché dal Regolamento Edilizio comunale e dalla Regione Lazio, progetti ritenuti sostanzialmente non fedeli. Non possiamo affrontare tutto in una sola “puntata” ma quello che si vuole far emergere in questa fase è che i lavori a questa “palazzina” sono quasi terminati. Ci sono stati diversi atti, talvolta contrastanti tra loro. Tante denunce. A occhio nudo, l’edificio non sembra rispettare i vincoli paesaggistici che persistono nel territorio e appare sproporzionato rispetto agli altri villini nei dintorni. E’ lecito tutto questo?
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